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26 giugno 2019 - Interni - Libia - Il Giornale
Talebani dell’accoglienza, bilanci ai raggi X Solo la nave è costata 1,5 milioni alla Ong
Fausto Biloslavo
Solo la nave Sea Watch 3, al largo di Lampedusa con una quarantina di migranti a bordo, è costata nel 2018 oltre un milione e mezzo di euro sommando i lavori in cantiere dell\'anno prima e l\'acquisto di due gommoni di soccorso. E poi vanno aggiunte le spese per gli equipaggi, oltre al personale a Berlino e Amburgo di 304.069,65 euro. Non poco per aver «soccorso» in mare, come sostiene l\'Ong tedesca, 5mila persone nel 2018, anche se il numero sembra un po\' alto. Lo scorso anno la nave dei talebani dell\'accoglienza è rimasta sotto sequestro a Malta per quattro mesi.
Non a caso nel bilancio dell\'Organizzazione non governativa si scopre che per Sea Watch 3 sono stati sborsati oltre 31mila euro di spese legali. Nel 2018 la nave, a parte le paghe degli equipaggi, è costata 784.210,41 euro, in pratica il 55,9% dei costi totali. Una cifra ampiamente coperta dalle donazioni, che lo scorso anno sono arrivate, fino al 31 ottobre a 1.797.388,49 euro.
La nave della discordia è lunga 55 metri e ogni volta che viene sequestrata cambia comandante, l\'unico a venire indagato per favoreggiamento dell\'immigrazione clandestina. La mossa furbesca evita l\'aggravante della reiterazione del reato. Anche questo è un costo legato alle spese legali e agli ingaggi del capitano, ma ci sono altre sorprendenti spese.
Una voce riguarda i «viaggi e voli» probabilmente degli equipaggi e degli attivisti di Sea Watch legati alla nave, che ammonta a 61.980,36 euro. Fra assicurazione, ormeggi e tasse portuali i talebani dell\'accoglienza hanno speso quasi 100mila euro. I viveri per equipaggio e migranti sono costati 36.456,76 euro, le telecomunicazioni, comprese quelle satellitari, ben 22.661,23 euro. Le voci maggiori sono il carburante diesel costato circa 80mila euro, ma poteva gravare ben di più se Sea Watch non fosse stata sequestrata per un terzo dell\'anno dai maltesi. Anche le «manutenzioni e riparazioni» hanno inciso per oltre 77mila euro. La seconda voce più ingente, 102.172,57 euro, riguarda «fornitori di servizi esterni» non meglio specificati. E poi l\'esborso più alto, poco più di 192mila euro, si riferisce al mantenimento del certificato di classe di navigazione e ai diritti di garanzia di Sea Watch 3.
Gran parte delle voci di bilancio del 2018 sono provvisorie ovvero calcolate fino al terzo trimestre dell\'anno. Oltre alla nave i talebani dell\'accoglienza sostengono due aerei delle Ong che decollano da Lampedusa. «L\'operazione Moonbird», dal nome di uno degli aeroplani di ricognizione di Sea Watch, è costata nel 2018 262.435,00 euro. La voce più alta, 162.360,00 euro, riguarda il carburante e le tasse aeroportuali. Non è chiaro quanto e chi paghi i piloti, che non volano certo gratis. Nel 2017 l\'Ekd, una potente federazione di una ventina di chiese protestanti e luterane tedesche, hanno «sostenuto l\'acquisto di Moonbird con 100mila euro» si legge nel bilancio di Sea Watch. Non solo: «i costi del progetto dal 2018 al 2020 sono coperti» dalla federazione evangelica. Peccato che i migranti individuati dagli aerei della Ong e raccolti da Sea Watch, come gli ultimi a bordo della nave al largo di Lampedusa, alla fine sbarchino sempre in Italia e non arrivino quasi mai in Germania.
Nelle pieghe del bilancio dei talebani dell\'accoglienza tedeschi spicca la voce «team italiano», che costa 62.815,17 euro l\'anno. L\'obiettivo è un vero e proprio lavorio di lobbyng, a cominciare dal progetto Mediterrana, «in modo tale che i politici, a livello nazionale e internazionale, ascoltino le nostre richieste» per aprire le porte ai migranti.
[continua]

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01 luglio 2019 | TG4 | reportage
#IoNonStoConCarola
“Io non sto con Carola”, la capitana trasformata in eroina per avere violato la legge. E bisognerebbe dirlo forte e chiaro per rompere questa illusione di solidarietà maggioritaria pompata ad arte dalla sinistra, da Ong talebane dell’accoglienza, una bella fetta dela Chiesa e dai pezzi da novanta del facile buonismo radical chic come Saviano, Fazio, Lerner e Murgia. Per non parlare del governo tedesco e francese, che con una faccia di bronzo unica, ci fa la morale sulla capitana. Ovviamente è passato sotto silenzio un sondaggio del 27 giugno su Rai3, non proprio una rete mangia migranti, che svelava come il 61% degli italiani fosse contrario all’attracco della nave Sea watch a Lampedusa, ancora prima dell’epilogo forzato deciso dalla capitana. Se al volante della tua automobile trovi lungo la strada un carabiniere con la paletta che intima l’alt, cosa fai? Accosti e non sfondi il posto di blocco. Se speroni la macchina dell’Arma vieni rincorso armi in pugno e ti arrestano, ancor più se a bordo hai dei clandestini. E nessuno si sognerebbe di alzare un dito in tua difesa con pelose giustificazioni umanitarie. Carola Rackete ha sfondato il blocco ordinato dal Viminale, violato la legge, speronato una motovedetta mettendo in pericolo la vita dei finanzieri a bordo e la stanno trasformando in un’eroina dei due mondi. Non solo: da oggi potrebbe essere libera e bella. Un mondo alla rovescia dove le Ong si sostituiscono agli stati e fanno quello che vogliono calpestando la sovranità nazionale del nostro paese. Per non parlare del paradosso che Sea watch, grazie al polverone sollevato, ha pure incassato oltre un milione di euro con raccolte fondi in Germania e in Italia per la difesa dell’eroina dei due mondi. Carola ha agito in stato di necessità per “salvare vite umane” sostegno i suoi fan. Ma se vogliamo salvare veramente i migranti in Libia, a cominciare da quelli rinchiusi nei centri di detenzione, dobbiamo continuare a riportarli a casa loro come sta facendo a rilento e fra mille difficoltà una delle agenzie dell’Onu, difficile da paragonare a SS moderne. E non andarli a prendere al largo della Libia come ha fatto la capitana, che rimane indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E piuttosto che sbarcarli in Tunisia il posto più vicino a sicuro li ha portati dritta, dritta in Italia per creare un caso politico usando come paravento “le vite salvate in mare” La dimostrazione è la pattuglia di parlamentari di sinistra salita a bordo in favore di telecamere. L’obiettivo finale dei talebani dell’accoglienza è tornare a spalancare le porte dell’Europa agli sbarchi di massa del passato con 170mila arrivi all’anno in Italia Non si tratta di parteggiare per Salvini o il governo, ma di smetterla di farci prendere in giro trasformando la capitana che ha violato scientemente la legge in un’eroina. Per questo gli italiani, primi fra tutti i moderati dotati di buon senso, dovrebbero dire forte e chiaro “io non sto con Carola”.

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27 marzo 2011 | Studio Aperto | reportage
Diario dalla Libia in fiamme
Diario dalla Libia in fiamme

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04 agosto 2011 | Studio Aperto | reportage
Le truppe del colonnnello smentiscono il lancio del missile
Il lancio del missile o razzo che ha sfiorato ieri la nave italiana Bersagliere, al largo delle coste libiche, è stato seccamente smentito dal portavoce di Tripoli Moussa Ibrahim. “I militari mi hanno garantito di non aver lanciato alcun missile contro la nave da guerra italiana. Ribadisco, però, che è nostro diritto difenderci e colpire le unità della Nato che penetrano nelle acque territoriali libiche” ha sostenuto il portavoce. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha escluso che la nostra unità schierata con la flotta della Nato, fosse l’obiettivo dei libici. Sul primo momento il portavoce di Tripoli aveva detto che le forze del colonenllo Gheddafi potevano contare ancora su un vasto arsenale, compresi missili e razzi. Il vero dato certo, confermato dal comandante di Nave Bersagliere, è la partenza del razzo dalla zona di Zlitan, 160 chilomteri ad est di Tripoli, dove si combatte duramente fra ribelli e truppe fedeli al colonnello.

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12 maggio 2011 | Nuova spazio radio | intervento
Libia
Che fine ha fatto Gheddafi?
Il colonnello Gheddafi è morto, ferito oppure in perfetta forma, nonostante le bombe, e salterà fuori con la sua ennesima e prolissa apparizione televisiva? Il dubbio è d’obbligo, dopo i pesanti bombardamenti di Tripoli. Ieri è ricomparaso brevemente in un video girato durante un incontro, all'insaputa dei giornalisti, nell'hotel di Tripoli che ospita la stampa internazionale.

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09 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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18 marzo 2011 | Radio Capodistria | intervento
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IL vaso di pandora
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22 marzo 2011 | Panorama | intervento
Libia
Diario dalla Libia
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06 marzo 2011 | Panorama | intervento
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