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Articolo
23 febbraio 2020 - Il Fatto - Italia - Il Giornale
Il piano segreto delle Forze armate 19 basi per le “strutture protette”
Fausto Biloslavo
L\\\'esercito ha preparato una lista di 19 basi, dalle Alpi alle isole, da utilizzare come «struttura protetta» per le quarantene che potrebbero essere necessarie a causa dell\\\'esplosione del coronavirus nel nostro Paese. In totale 3.500 posti letto, già allertati 2mila uomini pronti a intervenire per l\\\'emergenza. I rimpatri dei connazionali dalle zone a rischio all\\\'estero continuano con il trasferimento a Roma di 19 italiani e 3 stranieri dal Giappone. E tutti i militari dei caschi blu dell\\\'Onu in Libano, che partono o arrivano, compresi gli italiani, devono sottoporsi a controlli stringenti. Del contingente comandato dal generale Stefano Del Col fanno parte anche 419 militari cinesi.
L\\\'esplosione del virus in Italia ha «svegliato» il governo, che «nelle ultime ore sta chiedendo di tutto alle Forze armate, a cominciare dalla strutture alloggiativi protette. Una prima lista di disponibilità su tutto il territorio nazionale è già pronta» spiega una fonte con le stellette del Giornale. Le prime due strutture sono già allertate a Milano e Piacenza con una disponibilità di circa 200 letti. Per il capoluogo lombardo si tratta dell\\\'ospedale militare di Baggio. Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, ha confermato che «è stata approntata almeno una delle due strutture. Stiamo attendendo dal governo l\\\'ok».
Le Forze armate, però, guardano avanti e hanno individuato una prima lista di 19 strutture pronte a venire utilizzate come la zona militare della Cecchignola dove vengono isolati per 14 giorni i connazionali rimpatriati dalla Cina e da altri focolai dell\\\'epidemia all\\\'estero. Dalla Valle D\\\'Aosta alla Sicilia passando per Calabria, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria sono state selezionati centri militari adatti se l\\\'epidemia dovesse espandersi. Una base verrà utilizzata anche in Sardegna e ovviamente c\\\'è massima attenzione per la Lombardia, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. In questa regione sono state selezionate due strutture a Nord e Sud, vicine ai confini. Altre basi delle Forze armate potrebbero rientrare nella lista in caso di necessità.
Per il momento si stanno impiegando le forze dell\\\'ordine e potenziando i carabinieri nelle zone a rischio come Lodi dove stanno arrivando 80 uomini in più per l\\\'emergenza virus. «Nulla è stato ancora deciso, ma si sta valutando l\\\'utilizzo di personale dell\\\'operazione Strade sicure per garantire la sicurezza - spiega la fonte militare del Giornale - Non si possono escludere sciacallaggi nei confronti di aziende, depositi, esercizi commerciali chiusi».
Per ora tutti i casi degli italiani rimpatriati dalle Forze armate «sono sempre stati sotto controllo perché abbiamo seguito le procedure di isolamento e la quarantena prevista evitando, in collaborazione con gli altri ministeri e l\\\'ospedale Spallanzani di Roma, l\\\'allargamento del virus nonostante casi di infetti». Ieri all\\\'alba è atterrato a Pratica di Mare il volo strategico dell\\\'aeronautica militare proveniente dal Giappone, che ha trasportato «37 passeggeri tra nazionali ed internazionali» informa la Difesa, che erano bloccati a bordo della nave passeggeri Diamond Princess. A Roma sono sbarcati 19 italiani e tre stranieri, che trasferiti per la quarantena alla cittadella militare della Cecchignola. I quattro voli speciali dell\\\'aeronautica hanno rimpatriato, fino ad oggi, 84 connazionali dalle zone infette.
L\\\'allarme virus è scattato anche in Libano dopo un caso accertato e altri in osservazione provenienti dall\\\'Iran, nuovo epicentro dell\\\'epidemia. L\\\'Onu ha chiesto ai caschi blu nel sud del paese di sottoporsi ai controlli per il coronavirus per chi arriva e chi parte dal teatro. Il nostro contingente è composto da 1078 militari e opera al fianco di unità cinesi composte soprattutto da genieri, sminatori e personale sanitario. Il 21 gennaio il generale Del Col, che comanda la missione Unifil, ha inaugurato una scuola costruita dai caschi blu cinesi, fianco a fianco con i militari di Pechino.
[continua]

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05 febbraio 2015 | Porta a Porta | reportage
IN RICORDO DELLE FOIBE E L'ESODO LA PUNTATA DI PORTA A PORTA


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07 aprile 2020 | Tg5 | reportage
Parla il sopravvissuto al virus
Fausto Biloslavo TRIESTE - Il sopravvissuto sta sbucciando un’arancia seduto sul letto di ospedale, come se non fosse rispuntato da poco dall’anticamera dell’inferno. Maglietta grigia, speranza dipinta negli occhi, Giovanni Ziliani è stato dimesso mercoledì, per tornare a casa. Quarantadue anni, atleta e istruttore di arti marziali ai bambini, il 10 marzo ha iniziato a stare male nella sua città, Cremona. Cinque giorni dopo è finito in terapia intensiva. Dalla Lombardia l’hanno trasferito a Trieste, dove un tubo in gola gli pompava aria nei polmoni devastati dall’infezione. Dopo 17 giorni di calvario è tornato a vivere, non più contagioso. Cosa ricorda di questa discesa all’inferno? “Non volevo dormire perchè avevo paura di smettere di respirare. Ricordo il tubo in gola, come dovevo convivere con il dolore, gli sforzi di vomito ogni volta che cercavo di deglutire. E gli occhi arrossati che bruciavano. Quando mi sono svegliato, ancora intubato, ero spaventato, disorientato. La sensazione è di impotenza sul proprio corpo. Ti rendi conto che dipendi da fili, tubi, macchine. E che la cosa più naturale del mondo, respirare, non lo è più”. Dove ha trovato la forza? “Mi sono aggrappato alla famiglia, ai valori veri. Al ricordo di mia moglie, in cinta da otto mesi e di nostra figlia di 7 anni. Ti aggrappi a quello che conta nella vita. E poi c’erano gli angeli in tuta bianca che mi hanno fatto rinascere”. Gli operatori sanitari dell’ospedale? “Sì, medici ed infermieri che ti aiutano e confortano in ogni modo. Volevo comunicare, ma non ci riuscivo perchè avevo un tubo in gola. Hanno provato a farmi scrivere, ma ero talmente debole che non ero in grado. Allora mi hanno portato un foglio plastificato con l’alfabeto e digitavo le lettere per comporre le parole”. Il momento che non dimenticherà mai? “Quando mi hanno estubato. E’ stata una festa. E quando ero in grado di parlare la prima cosa che hanno fatto è una chiamata in viva voce con mia moglie. Dopo tanti giorni fra la vita e la morte è stato un momento bellissimo”. Come ha recuperato le forze? “Sono stato svezzato come si fa con i vitellini. Dopo tanto tempo con il sondino per l’alimentazione mi hanno somministrato in bocca del tè caldo con una piccola siringa. Non ero solo un paziente che dovevano curare. Mi sono sentito accudito”. Come è stato infettato? “Abbiamo preso il virus da papà, che purtroppo non ce l’ha fatta. Mio fratello è intubato a Varese non ancora fuori pericolo”. E la sua famiglia? “Moglie e figlia di 7 anni per fortuna sono negative. La mia signora è in attesa di Gabriele che nascerà fra un mese. Ed io sono rinato a Trieste”. Ha pensato di non farcela? “Ero stanco di stare male con la febbre sempre a 39,6. Speravo di addormentarmi in terapia intensiva e di risvegliarmi guarito. Non è andata proprio in questo modo, ma è finita così: una vittoria per tutti”.

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29 dicembre 2011 | SkyTG24 | reportage
Almerigo ricordato 25 anni dopo
Con un bel gesto, che sana tante pelose dimenticanze, il presidente del nostro Ordine,Enzo Iacopino, ricorda davanti al premier Mario Monti, Almerigo Grilz primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 19 maggio 1987 in Mozambico.

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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