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Articolo
04 luglio 2020 - Attualità - Italia - Il Giornale |
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Troppe prove non ci sono più: “Sarà tutto archiviato” |
«I corpi delle vittime sono stati cremati, il peschereccio compromesso e bisogna ottenere gli atti dall\'India oltre a ripetere con tutta probabilità alcuni accertamenti. Ma sarà possibile?» si chiede il procuratore generale militare Marco De Paolis. «In una situazione del genere qualsiasi procedimento non può oggettivamente accertare un\'eventuale colpevolezza e sarà difficile sfuggire dall\'archiviazione» sostiene con il Giornale l\'alto magistrato. Nel 2012 si occupò del caso marò come procuratore militare a Roma. Allora, per evitare ulteriori conflitti e sovrapposizioni si decise di trasmettere gli atti alla procura ordinaria. A Piazzale Clodio venne aperto un fascicolo con l\'ipotesi di reato di omicidio volontario, adesso scongelato dalla sentenza del tribunale arbitrale che aggiudica la giurisdizione al nostro Paese. Nel 2013 i marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, quando tornarono in Italia per un breve «permesso» concesso dagli indiani, erano stati interrogati e si sono sempre professati innocenti. «Se verrà mantenuta l\'ipotesi di reato doloso, il procedimento rimarrà nella mani della procura ordinaria - spiega De Paolis - Al contrario, se fosse colposo, dovremmo occuparcene noi applicando la legge penale di guerra». II tempi non saranno brevi e sono troppi gli elementi cruciali del caso che non esistono più. Il peschereccio Saint Antony, dei due pescatori indiani uccisi da colpi di arma da fuoco, è stato affondato. Poi recuperato, ma dal 2014 marciva a riva. Le vittime rapidamente cremate dopo un\'autopsia, che fin dai tempi del procedimento in Kerala aveva aperto una serie di dubbi. «Anche gli uomini del Ris (Reparto investigazioni scientifiche, nda) che andarono ad assistere all\'accertamento tecnico sulle armi dei fucilieri di Marina avevano evidenziato che la procedura indiana non rispettava i nostri canoni. Quindi andrebbe ripetuto tutto» sottolinea il procuratore generale militare. Il punto di domanda è anche sui tempi di consegna degli atti indiani e di tutte le prove a cominciare dai proiettili estratti di corpi dei pescatori. Una contraddizione della sentenza è il risarcimento dovuto alle vittime e al proprietario del peschereccio da parte dell\'Italia. «L\'imposizione di un qualsiasi risarcimento dovrebbe essere subordinato alla prova della colpevolezza dei fucilieri, altrimenti non avrebbe senso indennizzare le vittime per una colpa non imputabile ai marò» spiega De Paolis, che però si riserva di leggere con attenzione la sentenza. L\'impressione è che avere accolto la richiesta italiana sulla giurisdizione e quella indiana sull\'indennizzo sia un compromesso. E il risultato, fra prove e accertamenti mancanti, porterà ad una salomonica archiviazione. Dopo 8 anni altro amaro in bocca per i marò, che così non riusciranno a provare la loro sempre dichiarata innocenza. FBil |
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23 aprile 2012 | Premio Lago | reportage
Il premio Giorgio Lago: Arte, impresa, giornalismo, volontariato del Nord Est
Motivazione della Giuria: Giornalista di razza. Sempre sulla notizia, esposto in prima persona nei vari teatri di guerra del mondo. Penna sottile, attenta, con un grande amore per la verità raccontata a narrare le diverse vicende dell’uomo.
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16 marzo 2012 | Terra! | reportage
Feriti d'Italia
Fausto Biloslavo racconta le storie di alcuni soldati italiani feriti nel corso delle guerre in Afghanistan e Iraq.
Realizzato per il programma "Terra" (Canale 5).
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14 marzo 2015 | Tgr Friuli-Venezia Giulia | reportage
Buongiorno regione
THE WAR AS I SAW IT - L'evento organizzato dal Club Atlantico giovanile del Friuli-Venezia Giulia e da Sconfinare si svolgerà nell’arco dell’intera giornata del 10 marzo 2015 e si articolerà in due fasi distinte: MATTINA (3 ore circa) ore 9.30 Conferenza sul tema del giornalismo di guerra Il panel affronterà il tema del giornalismo di guerra, raccontato e analizzato da chi l’ha vissuto in prima persona. Per questo motivo sono stati invitati come relatori professionisti del settore con ampia esperienza in conflitti e situazioni di crisi, come Gianandrea Gaiani (Direttore responsabile di Analisi Difesa, collaboratore di diverse testate nazionali), Fausto Biloslavo (inviato per Il Giornale in numerosi conflitti, in particolare in Medio Oriente), Elisabetta Burba (firma di Panorama), Gabriella Simoni (inviata Mediaset in numerosi teatri di conflitto, specialmente in Medio Oriente), Giampaolo Cadalanu (giornalista affermato, si occupa di politica estera per La Repubblica). Le relazioni saranno moderate dal professor Georg Meyr, coordinatore del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università di Trieste. POMERIGGIO (3 ore circa) ore 14.30 Due workshop sul tema del giornalismo di guerra: 1. “Il reporter sul campo vs l’analista da casa: strumenti utili e accorgimenti pratici” - G. Gaiani, G. Cadalanu, E. Burba, F. Biloslavo 2. “Il freelance, l'inviato e l'addetto stampa in aree di crisi: tre figure a confronto” G. Simoni, G. Cuscunà, cap. B. Liotti
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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento |
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo
I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti.
“Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale.
I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria.
Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa.
In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo.
“In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani.
Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.
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