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30 maggio 2021 - Interni - Italia - Il Giornale
Lamorgese nel mirino: un’altra mina per Draghi
Una crepa rischia di aprirsi nel governo di unità nazionale, o quasi, sul tema dell\'immigrazione che diventerà caldissimo in estate. Il Viminale si attende ondate di migranti nei mesi di luglio e agosto, ma nonostante l\'emergenza annunciata il ministro dell\'interno, Luciana Lamorgese, non ottiene nulla dall\'Europa ed è sulla difensiva con le Ong del mare, che puntano alla riscossa.
La convocazione di venerdì al Viminale dei talebani dell\'accoglienza, che sembravano dettare legge al ministro, ha aperto definitivamente la crepa. Il primo siluro è arrivato dal leader della Lega, Matteo Salvini, poi seguito dal suo uomo al ministero, il sottosegretario all\'Interno Nicola Molteni. «Se le parole d\'ordine che escono dall\'incontro al Viminale sono più dialogo e collaborazione con le Ong, non le condivido - ha dichiarato - Mi sarei aspettato ben altro: rispetto delle regole e delle leggi, visto che le Ong nel Mediterraneo fanno quello che vogliono». Se agli irriducibili dell\'accoglienza non verrà imposto un codice di condotta, come ha fatto la Grecia, potrebbero schierare una flotta di una decina di navi per recuperare l\'onda di migranti prevista per l\'estate (almeno 65mila arrivi, la metà, circa dalla Libia).
Un\'altra bordata, che allarga la crepa in vista del braccio di ferro estivo sui migranti, è arrivata dal presidente dimissionario del Copasir, il comitato di controllo dei servizi segreti. Raffaele Volpi ha prima condiviso la linea del ministro delle Difesa, Lorenzo Guerini del Pd e pure del responsabile grillino degli Esteri, Luigi Di Maio, reduce da una missione a Tripoli. Entrambi puntano a tamponare i flussi migratori in Libia e nel Sahel. «Individuo però una divergenza significativa e difficilmente comprensibile con le politiche di un altro primario Ministro, centrale sugli eventi migratori, che nel contempo intraprende iniziative che individuano interlocutori non compatibili, per certi aspetti, con indirizzi condivisi di fermezza e reciprocità». Il riferimento è a Lamorgese e al debole incontro con le Ong, ma dietro le quinte bolle molto altro.
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, non intende infilarsi nella trappola della «dialettica politica sulla Libia» fanno sapere da Palazzo Chigi. Però il premier ha una visione pragmatica e punta sulla linea di appoggio al nuovo governo libico, non solo da parte dell\'Italia, ma di tutta l\'Unione europea. Lunedì arriva a Roma il capo del governo unitario di Tripoli, Abdul Hamid Al Dbeibah, che affronterà questo tema con Draghi. A sua volta il premier italiano solleciterà con forza nel prossimo Consiglio d\'Europa di giugno un piano per fermare l\'immigrazione. Il nocciolo centrale è un «nuovo accordo di partenariato con la Libia» che coinvolga direttamente la Ue. I punti indispensabili sono tre: il primo è la firma di un accordo sulla falsa riga del vecchio patto di Berlusconi con Gheddafi del 2008. Il secondo è concentrarsi, come ha confermato Di Maio da Tripoli, sul controllo della porta d\'ingresso dei migranti, la frontiera libica meridionale. Ai tempi di Berlusconi era previsto un progetto di sorveglianza elettronica realizzato dall\'allora Finmeccanica, che dovrebbe venire riesumato dall\'Europa assieme alla rifondazione della polizia di frontiera libica nel Sud. Il terzo punto, che fa imbestialire le Ong ed i loro amici di sinistra nel governo, è la ripresa a pieno ritmo di addestramento, appoggio logistico e aiuto finanziario alla Guardia costiera libica, che dall\'inizio di gennaio ha intercettato in mare e riportato indietro quasi 10mila migranti.
Lamorgese sembra ancora ferma a improbabili riedizioni degli accordi di Malta, che hanno portato al fallimento della redistribuzione dei migranti. E soprattutto non vuole mostrare i muscoli con le Ong, che sono sempre più baldanzose. La responsabile del Viminale lo sta dimostrando anche sul fronte terrestre piegandosi alla sospensione delle riammissioni in Slovenia dei migranti che arrivano dalla rotta balcanica.
Se Lamorgese continuerà a fare l\'equilibrista fra Lega, Pd e le Ong provocando di fatto uno stallo nel contrasto all\'immigrazione illegale, come dimostrano i numeri (14.054 fino a venerdì), la crepa nel governo si allargherà sempre più.
[continua]

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29 dicembre 2010 | | reportage
Gli occhi della guerra a Trieste
Dopo aver portato la mostra su 25 anni di reportage di guerra in tutta Italia, finalmente il 29 dicembre è stata inaugurata a Trieste, presso la sala espositiva della Parrocchia di Santa Maria Maggiore, via del Collegio 6. Gli occhi della guerra sono dedicati ad Almerigo Grilz e a tutti i giornalisti caduti sul fronte dell'informazione. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 10 al 20 gennaio. L'evento è stato organizzato dal Circolo universitario Hobbit con la sponsorizzazione della Regione.

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10 giugno 2008 | TG3 regionale | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /1
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non dimentica i vecchi amici scomparsi. Il 10 giugno ha visitato a Bolzano la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” dedicata ad Almerigo Grilz. La mostra è stata organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti. Gli ho illustrato le immagini forti raccolte in 25 anni di reportage assieme ad Almerigo e Gian Micalessin. La Russa ha ricordato quando "sono andato a prendere Fausto e Almerigo al ritorno da uno dei primi reportage con la mia vecchia 500 in stazione a Milano. Poco dopo li hanno ricoverati tutti e due per qualche malattia". Era il 1983, il primo reportage in Afghanistan e avevamo beccato l'epatite mangiando la misera sbobba dei mujaheddin, che combattevano contro le truppe sovietiche.

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14 marzo 2015 | Tgr Friuli-Venezia Giulia | reportage
Buongiorno regione
THE WAR AS I SAW IT - L'evento organizzato dal Club Atlantico giovanile del Friuli-Venezia Giulia e da Sconfinare si svolgerà nell’arco dell’intera giornata del 10 marzo 2015 e si articolerà in due fasi distinte: MATTINA (3 ore circa) ore 9.30 Conferenza sul tema del giornalismo di guerra Il panel affronterà il tema del giornalismo di guerra, raccontato e analizzato da chi l’ha vissuto in prima persona. Per questo motivo sono stati invitati come relatori professionisti del settore con ampia esperienza in conflitti e situazioni di crisi, come Gianandrea Gaiani (Direttore responsabile di Analisi Difesa, collaboratore di diverse testate nazionali), Fausto Biloslavo (inviato per Il Giornale in numerosi conflitti, in particolare in Medio Oriente), Elisabetta Burba (firma di Panorama), Gabriella Simoni (inviata Mediaset in numerosi teatri di conflitto, specialmente in Medio Oriente), Giampaolo Cadalanu (giornalista affermato, si occupa di politica estera per La Repubblica). Le relazioni saranno moderate dal professor Georg Meyr, coordinatore del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università di Trieste. POMERIGGIO (3 ore circa) ore 14.30 Due workshop sul tema del giornalismo di guerra: 1. “Il reporter sul campo vs l’analista da casa: strumenti utili e accorgimenti pratici” - G. Gaiani, G. Cadalanu, E. Burba, F. Biloslavo 2. “Il freelance, l'inviato e l'addetto stampa in aree di crisi: tre figure a confronto” G. Simoni, G. Cuscunà, cap. B. Liotti

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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