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Commento
01 giugno 2021 - Prima - Italia - Il Giornale
Auguri, caro eroico Milite Ignoto Da cent’anni simbolo di sacrificio
Patria, sacrificio, unità e identità nazionale, libertà sono le pietre miliari scolpite nella nostra storia, che ancora oggi, 100 anni dopo, saranno rievocate durante le celebrazioni del Milite Ignoto. Parole che rappresentano valori che, ogni tanto, sembriamo dimenticare, ma in realtà mai desueti, anzi, attuali in questi tempi (...)
(...) di pandemia. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, apre oggi le celebrazioni, che continueranno fino al 4 novembre, dei primi cent\'anni del Milite Ignoto. Se lo chiediamo ai giovani, nati in questo secolo, chi fosse e cosa rappresenti il soldato senza nome, pochi sapranno rispondere, ma oggi sarà proprio un\'insegnante, Grazia Riccio Bergamas, a raccontare la sua storia nella sala delle Bandiere all\'Altare della Patria a Roma. Pronipote di Maria Bergamas, la madre scelta nel 1921 in rappresentanza di tutte le mamme d\'Italia che avevano perso un figlio nella Grande Guerra. Davanti a lei furono allineate 11 bare avvolte dal Tricolore con i resti non identificati di giovani soldati italiani caduti sui campi di battaglia lungo tutto il fronte. Maria Bergamas, urlando il nome del figlio mai più tornato a casa, scelse quella del Milite Ignoto. Un milione di italiani salutò il feretro trasportato in treno da Aquileia a Roma e assistette alla tumulazione all\'Altare della Patria.
Non si trattava di un generale, che mandava al macello i suoi uomini dalle retrovie o un politico che prima decideva la guerra e poi firmava la pace, ma di un soldato, uno dei tanti caduti (651mila) e dispersi della Prima guerra mondiale, che aveva sputato sangue e sudore in trincea. Un uomo del popolo, che un po\' costretto, un po\' spinto dal patriottismo e dalla speranza di portare la pelle a casa ha fatto l\'Italia con il suo sacrificio.
Oggi abbiamo bisogno del messaggio simbolico del Milite Ignoto per risollevarci da un\'altra «guerra», quella del virus, contro un nemico invisibile che ci ha messo in ginocchio. Dispiace che qualche consigliere comunale, di varie parti d\'Italia, abbia preferito defilarsi con l\'astensione o addirittura votato contro la cittadinanza onoraria al Milite Ignoto. Un\'idea unificante, proposta anche ieri a Milano, che, però, in Lombardia ha raccolto l\'adesione di soli 71 Comuni.
Il Milite Ignoto non è di destra, né di sinistra. Si tratta di un simbolo che rappresenta tutti i caduti ed i dispersi in guerra italiani, pure chi ha combattuto su fronti contrapposti. Per non parlare dei soldati della Repubblica che hanno versato il loro sangue nelle missioni internazionali, dagli aviatori italiani massacrati a Kindu ai caduti dell\'Afghanistan, da dove ce ne stiamo tornando a casa.
Le celebrazioni di oggi hanno un valore ancora più importante, alla vigilia del 2 giugno, festa della Repubblica, di nuovo orfana della parata militare a causa della pandemia, a parte le Frecce tricolori che sorvoleranno Roma. Il modo migliore per onorare i cent\'anni del Milite Ignoto è con un momento di silenzio, come un secolo fa al passaggio del treno con il feretro e alla cerimonia nella capitale.
Le celebrazioni proseguiranno in tutta Italia fino al 4 novembre, giornata dell\'Unità nazionale e delle Forze armate, quando il Milite Ignoto venne tumulato, con tutti gli onori, all\'Altare della Patria cent\'anni fa.
Se allora saremo definitivamente usciti dall\'incubo del virus, grazie alla battaglia vaccinale, sarà un segno di rinascita che coincide con un simbolo della patria e dell\'identità nazionale. In fondo il Milite Ignoto è un soldatino senza nome, simbolo di piccoli e grandi eroi che, non solo in guerra, hanno combattuto e combatteranno per rendere migliore il Paese che amiamo, l\'Italia.
Fausto Biloslavo
[continua]

video
29 dicembre 2011 | SkyTG24 | reportage
Almerigo ricordato 25 anni dopo
Con un bel gesto, che sana tante pelose dimenticanze, il presidente del nostro Ordine,Enzo Iacopino, ricorda davanti al premier Mario Monti, Almerigo Grilz primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 19 maggio 1987 in Mozambico.

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24 novembre 2015 | Rai 1 Storie vere | reportage
Terrorismo in Europa
Dopo gli attacchi di Parigi cosa dobbiamo fare per estirpare la minaccia in Siria, Iraq e a casa nostra

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03 febbraio 2012 | UnoMattina | reportage
Il naufragio di nave Concordia e l'allarme del tracciato satellitare


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radio

03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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