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30 giugno 2021 - Attualità - Afghanistan - Il Giornale
Via l’ultimo italiano da KAbul. Il paese in mano ai talebani

Afghanistan addio: l\'ultimo volo operativo per riportare a casa le truppe da Herat è atterrato in Italia nella notte fra lunedì e martedì. La missione più lunga e sanguinosa delle forze armate italiane è finita, ma i talebani stanno avanzando in tutto il Paese. E dopo l\'11 settembre Kabul potrebbe trasformarsi, nel giro di pochi mesi, in una nuova Saigon. Il generale non più in servizio attivo, Giorgio Battisti, che ha servito in Afghanistan è convinto che «il rischio Saigon dipenderà se l\'aeroporto di Kabul rimarrà o meno in mano alle forze Nato. Washington sta trattando con i turchi per mantenere il controllo dello scalo».
A Herat c\'è ancora una squadra logistica italiana per imbarcare sugli enormi aerei da trasporto Ilyuschin noleggiati il materiale più ingombrante. Se lasciamo qualcosa di importante rischiamo che finisca nelle grinfie dei talebani. La provincia di Farah, poco più a Sud, dove il contingente italiano ha combattuto duramente, è già caduta quasi completamente nelle mani degli studenti guerrieri. Nove degli 11 distretti sono sotto controllo talebano, compresa base Tobruk a Bala Baluk, che era stata messa in piedi dai paracadutisti della Folgore. Il governatore Basir Salanghi, che nel 2001 guidava le colonne anti talebane alla conquista di Kabul con l\'appoggio dei B 52 americani, è asserragliato nel capoluogo provinciale. Più a Nord anche il distretto di Bala Murghab è caduto, dove i soldati italiani avevano tenuto per anni, con le unghie e con i denti, la base avanzata Columbus.
Il 24 giugno, Sirajuddin Haqqani, il numero due dell\'Emirato islamico dell\'Afghanistan, ha inviato precise direttive ai talebani su come agire «nelle zone liberate». Per la Nato è ancora un alleato di Al Qaida, fra i primi dieci ricercati, vivi o morti. Le istruzioni ai comandanti talebani sul terreno sono di «evitare saccheggi, vendette e perdonare chi aderisce all\'Emirato amministrando i territori liberati secondo la Sharia», la legge del Corano.
Otto province, con i capoluoghi circondati, sono a rischio imminente di venire conquistate dai talebani. Il primo capoluogo potrebbe essere Kunduz, sotto attacco dal 20 giugno. Da maggio ben 50 distretti in diverse parti dell\'Afghanistan sono caduti nelle mani degli studenti guerrieri. Basi e avamposti soccombono, talvolta senza sparare un colpo. I talebani mandano sui telefonini dei comandati governativi messaggi molto chiari: «Arrenditi o muori». Battisti spiega che «il governo ha cambiato il ministro della Difesa ed il capo di stato maggiore per invertire la tendenza. I comandanti afghani sono preoccupati per il dopo ritiro, perché gli Usa potrebbero anche non garantire la copertura aerea».
Al momento i talebani hanno il pieno controllo di 134 distretti e insidiano i governativi in altri 178 su un totale di 407. Non è un caso che si stiano riformando le milizie lungo linee etniche grazie a signori della guerra vecchi e nuovi. Gli hazara, odiati dagli eredi di mullah Omar perché sono sciiti, hanno già arruolato 800 uomini a Bamyan, la loro provincia nel centro del paese. Abdul Rashid Dostum, brutale generale fin dai tempi dei sovietici, ha sempre pronti i suoi tagliagole uzbeki. Ahmad Massoud, figlio del leggendario leone del Panjsher, ha mobilitato i tajiki. Mohammed Ismail Khan famoso condottiero fin dai tempi della guerra contro i russi e fuggito dalle galere talebane nel 1999 ha riunito, già in aprile, una folla di uomini armati proprio a Herat, la sua roccaforte. Battisti sottolinea che «la data ufficiale di fine missione è l\'11 settembre, ma in realtà tutte le forze straniere si ritireranno entro agosto. Rimarranno circa 750 americani per la difesa dell\'ambasciata a Kabul. Da luglio a settembre sarà cruciale verificare la tenuta delle forze di sicurezza afghane, che per la prima volta combatteranno da sole».
[continua]

video
20 maggio 2010 | Rai 1 Mattina | reportage
L'ultimo addio ai caduti
I funerali di stato, a Roma per il sergente Massimiliano Ramadù ed il caporal maggiore Luigi Pascazio. La mattina del 17 maggio sono saltati in aria su una trappola esplosiva lungo la “strada maledetta”. Una pista in mezzo alle montagne di sabbia che porta da Herat, il capoluogo dell’Afghanistan occidentale, a Bala Murghab, dove i soldati italiani tengono con le unghie e con i denti una base avanzata. I caduti fanno parte del 32° reggimento genio guastatori della brigata Taurinense.
Il racconto di come vivono e combattono i nostri soldati in Afgahnistan.

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28 ottobre 2012 | TGCOM | reportage
Così sono saltato in aria in aria su una trappola esplosiva con i soldati italiani in Afghanistan
L’esplosione è improvvisa, quando meno te l’aspetti, lungo una pista arida, assolata e deserta, che si infila fra le montagne. Non hai neppure il tempo di capire se sei vivo o morto, che la polvere invade il super blindato Cougar fatto apposta per resistere alle trappole esplosive. E’ come se la mano del Dio talebano afferrasse il bestione da 14 tonnellate in movimento fermandolo come una macchinina giocattolo. “Siano saltati, siamo saltati” urla alla radio il tenente Davide Secondi, che conduce la missione per stanare gli Ied, le famigerate trappole esplosive. E poi sbotta: “Porco demonio”.

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10 ottobre 2010 | Domenica Cinque | reportage
In guerra si muore: 4 penne nere cadute in battaglia
Furiosa battaglia in Af­ghanistan: i talebani tendo­no un'imboscata ad un con­voglio italiano nella famige­rata valle del Gulistan. L'obiettivo è spingere i blin­dati verso una o più trappole esplosive piazzate dagli in­sorti. Un «Lince» salta in aria uccidendo sul colpo quattro penne nere e ferendo un quinto alpino. I soccorsi rie­s­cono a mettere in salvo l'uni­co sopravvissuto, sotto il fuo­co degli insorti. La trappola esplosiva ha ucciso Gianmar­co Manca, Francesco Van­nozzi, Sebastiano Ville e Mar­co Pedone, tutti del 7˚ reggi­mento alpini della brigata Ju­lia, di stanza a Belluno.

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radio

12 novembre 2001 | Radio 24 Linea 24 | reportage
Afghanistan
Il crollo dei talebani - L'avanzata su Kabul
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. Il racconto dell'avanzata sulla capitale con le imboscate dei talebani, i bombardamenti dei B 52 ed i carri armati dei mujhaeddin che sfondano il fianco destro degli studenti guerrieri nella valle di Shomali

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13 aprile 2010 | SBS Radio Italian Language Programme | intervento
Afghanistan
Mistero Emergency
La Radio per gli italiani d'Australia intervista Strada, ma i misteri di Emergency cominciano con il rapimento del free lance Gabriele Torsello nel 2006 e dell'inviato di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, l'anno dopo, sempre nella provincia di Helmand.

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13 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ La "tregua" di Bala Murghab
La vallata di Bala Murghab, nella provincia di Badghis, è il fronte nord dei soldati italiani schierati nell’Afghanistan occidentale. Da fine maggio i parà della Folgore hanno sostenuto 15 scontri costati una dozzina di feriti. I talebani uccisi sono diverse decine. Le storie di guerra dei parà del 183° reggimento Nembo si sprecano: ad Eduardo Donnantuono un proiettile di kalashnikov ha centrato l’elmetto. Quando è uscito dal blindato il suo volto era una maschera di sangue, ma la pallottola gli ha fatto solo un graffio sulla testa. Pochi millimetri più in là e sarebbe morto. Ad Alessandro Iosca, un parà romano di 23 anni, un proiettile ha bucato il braccio. Si è rimesso in sesto è tornato in prima linea a Bala Murghab con la sua unità. Dopo due mesi e mezzo di aspri combattimenti gli anziani dei villaggi hanno convinto il governo afghano ed i talebani a concordare la “nafaq.”. Una specie di tregua in vista delle elezioni. L’esercito afghano si è ritirato ed i talebani hanno smesso di attaccare gli italiani. Il comandante dei parà di Bala Murghab, colonnello Marco Tuzzolino, però, preferisce parlare di “pausa operativa”. Sul voto per le presidenziali e provinciali del 20 agosto, Nimatullah, capo villaggio vicino agli insorti, con il barbone nero come la pece, assicura che dei 33 seggi previsti almeno 27 apriranno regolarmente. Quasi tutti nelle zone controllate dai talebani. Fausto Biloslavo Afghanistan occidentale per Radio 24 Il Sole 24 ore

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13 novembre 2001 | Radio 24 Vivavoce | reportage
Afghanistan
Il crollo dei talebani - Giornalisti al fronte/3
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. Il ruolo dei giornalisti. "Bisogna stare sempre più attenti. E poi se un giornalista perde la vita non può mandare il pezzo"

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12 novembre 2001 | Radio 24 Linea 24 | reportage
Afghanistan
Il crollo dei talebani - Una giornata di guerra/1
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. Il punto su una giornata decisiva della guerra in Afghanistan

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