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Articolo
03 agosto 2021 - Attualità - Afghanistan - Il Giornale |
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| Caos Kabul, Ghani accusa: colpa della fuga Usa |
«Grazie ad Allah siamo entrati ad Herat», annuncia Habibullah, un talebano, che si fa riprendere ad un paio di chilometri a sud della grande moschea blu nella terza città del Paese. Il traffico scorre, gli insorti sventolano le bandiere bianche di guerra in mezzo alla strada e sono circondati da bambini, come se fossero scudi umani. Habibullah imbraccia un fucile mitragliatore Usa M 4 con l\'ottica per prendere bene la mira, che sembra nuovo di zecca. Un\'arma in dotazione all\'esercito afghano forse razziata in qualche base. Altre foto rese note dal ministero delle Difesa afghano mostrano, al contrario, il centro della città tranquillo come sempre con i bazar aperti. L\'assurdo della guerra afghana segnata da un\'avanzata talebana che andava messo in conto, come ha denunciato ieri il presidente Ashraf Ghani davanti al Parlamento riunito per l\'emergenza. «La nostra situazione attuale è dovuta alla decisione (degli americani, nda) di ritirarsi in modo brusco», ha dichiarato il capo dello Stato. Ghani ha confermato che aveva avvertito Washington «delle conseguenze» della smobilitazione repentina. Per di più il negoziato con i talebani condotto dagli Usa ha solo «legittimato un gruppo di insorti invece di portare alla pace». Ghani è convinto che «nei prossimi sei mesi» le forze di sicurezza afghane respingeranno i talebani. E ha sottolineato: «O ci sediamo ginocchio contro ginocchio al vero tavolo dei negoziati o rompiamo le loro ginocchia (degli insorti, nda) sul campo di battaglia». Ad Herat negli ultimi giorni di scontri l\'ospedale cittadino ha registrato 24 morti e 178 feriti, comprese donne e bambini, ma molto di più stavano arrivando ieri quando è scattata la controffensiva governativa. «Abbiamo inviato centinaia di soldati delle forze speciali. La situazione sta migliorando», ha dichiarato il portavoce del ministero della Difesa, Fawad Aman. In un tweet ha confermato l\'uccisione di «55 terroristi talebani, compresi cinque comandanti». I nostri ex interpreti rimasti in città nella speranza di un\'evacuazione temono per la loro vita. «Stamattina presto (ieri per chi legge, nda), una trappola esplosiva nascosta su un minibus è esplosa a 50 metri da casa mia», racconta al Giornale il portavoce dei traduttori dimenticati, Mohammed Safdari Ali. E mandando le foto dell\'attentato scrive: «Non sappiamo nulla, neppure se siamo in lista oppure no per i prossimi voli verso l\'Italia. Il dubbio è se cercare di scappare subito dal Paese per metterci in salvo o attendere un incerto destino». L\'Italia perde tempo su numeri esigui di collaboratori afghani da evacuare, come se non ci fosse l\'avanzata dei talebani. Gli americani, che prevedono di mettere in salvo 35mila persone, hanno allargato le maglie burocratiche per accogliere velocemente e più gente. A Lashkar Gah, il primo capoluogo di provincia che potrebbe cadere in mani talebane, gli scontri sono più aspri dopo l\'arrivo dei corpi speciali di rinforzo. I talebani puntano al centro e hanno attaccato il carcere. «Da settimane continuano senza sosta sparatorie, attacchi aerei ed esplosioni di mortaio in aree densamente popolate. Le case vengono bombardate e molti civili sono feriti gravemente», denuncia Sarah Leahy, coordinatrice dell\'ospedale di Medici senza frontiere in città. A Kandahar, la seconda città del Paese, gli insorti puntano a stringere il cerchio e adottano la tattica del terrore degli omicidi mirati. «Un noto attore afgano, Nazar Mohammed, è stato ucciso dai talebani nell\'ambito di un\'azione condotta da decine di miliziani che sono penetrati nelle abitazioni di numerosi funzionari statali per eliminarli», riporta Analisi Difesa. L\'ambasciata americana a Kabul ha accusato gli insorti di «avere massacrato dozzine di civili per vendetta» dopo la conquista di Spin Boldak, posto di frontiera con il Pakistan. «Purtroppo si sta avverando quello che io e altri temevano - dichiara l\'ex generale Giorgio Battisti - le forze di sicurezza afgane non sono in grado ancora di resistere autonomamente all\'offensiva dei talebani». Per il veterano della missione in Afghanistan «tutto ciò era prevedibile, ma nessuno ha fatto nulla». |
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01 ottobre 2019 | Tg4 | reportage
I talebani alle porte di Kabul
GUERRA ALLE PORTE DI KABUL
A Maidan Shahr, cinquanta chilometri da Kabul, la guerra con i talebani è senza esclusione di colpi
L’artiglieria di fabbricazione russa dell’esercito afghano martella le postazioni dei talebani che controllano l’entroterra
Il comandante della quarta brigata spiega che è stata individuata una base del nemico, dushman
ed i suoi esploratori confermano via radio che l’obiettivo è stato centrato e distrutto
Non è semplice per gli occidentali arrivare a Maidan Shahr
Nel capoluogo provinciale la polizia ci porta subito in un’operazione notturna
Un avamposto governativo è sotto attacco e ha bisogno di fuoco di copertura
Il generale che comanda la polizia del Wardak sostiene con orgoglio che i suoi uomini hanno eliminato 540 talebani negli ultimi sette mesi
I numeri vanno presi con le pinze, ma anche l’esercito vuole farsi vedere attivo
Il comandate intercetta le comunicazioni radio del nemico
e ci scorta fino sulla prima linea appena a dieci chilometri da Maidan Shahr
I governativi controllano il capoluogo e a malapena l’autostrada numero 1
I blindati avanzano e pochi minuti dopo arrivano i primi colpi
Queste sono le immagini di un altro scontro il giorno prima
La provincia di Wardak è la porta d’ingresso di Kabul infestata dai talebani
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20 settembre 2009 | Domenica Cinque | reportage
I parà di Kabul
Su Canale 5: Più che eroi i paracadutisti caduti in Afghanistan sono soldati che hanno fatto il loro dovere fino in fondo
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16 novembre 2001 | Studio Aperto - Italia 1 | reportage
Cronaca da Kabul liberata
Cronaca da Kabul liberata
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18 agosto 2009 | Radio24 | reportage |
Afghanistan
Al fronte con gli italiani / Scontro a Farah
Questa mattina dalle 9.48, ora afghana, i Leoni del primo reggimento
bersaglieri sono stati attaccati ad una decina di chilometri a nord di
Farah, con armi controcarro e fucili mitragliatori. I fanti piumati
erano partiti dalla base El Alamein nel capoluogol della turbolenta
provincia sotto controllo del nostro contingente nell’Afghanistan
occidentale. I cingolati d’attacco Dardo, armati di cannoncino da 25
millimetri, hanno risposto al fuoco. Sono stati impegnati anche i
mortai da 60 millimetri in una battaglia che è durata fino alle 11.50.
Fra gli italianii non si registrano feriti o seri danni ai mezzi. La
richiesta di intervento era giunta dal governatore di Farah che aveva
segnalato la presenza dei talebani pronti ad ostacolare le elezioni
presidenziali del 20 agosto. La battaglia per il voto in Afghanistan è
appena iniziata.
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14 agosto 2009 | Radio24 | reportage |
Afghanistan
Al fronte con gli italiani / Trappola esplosiva per i parà
SHEWAN - Il fumo nero e lugubre si alza in un istante per una quindicina di metri. “Attenzione Ied alla testa del convoglio” lanciano subito l’allarme per radio i paracadutisti della Folgore in uno dei blindati più vicini all’esplosione. La tensione è alle stelle. La trappola esplosiva, chiamata in gergo Ied, era nascosta sulla strada. I parà che spuntano della botola dei mezzi puntano le mitragliatrice pesanti verso le casupole di Shewan, roccaforte dei talebani. La striscia d’asfalto che stiamo percorrendo è la famigerata 517, soprannominata l’autostrada per l’inferno. Il convoglio composto da soldati italiani, americani e poliziotti afghani scorta due camion con il materiale elettorale per le presidenziali del 20 agosto. I talebani di Shewan da giorni annunciano con gli altoparlanti delle moschee che i veri fedeli dell’Islam non devono andare alle urne. Chi sgarra rischia di venir sgozzato o quantomeno di vedersi tagliare il dito, che sarà segnato con l’inchiostro indelebile per evitare che lo stesso elettore voti più volte.
La colonna è partita alle 13.30 da Farah (Afghanistan sud occidentale) per portare urne, schede e altro materiale elettorale nel distretto a rischio di Bala Baluk. Novanta chilometri di paura, con i talebani che attendono i convogli come avvoltoi. Prima ancora di arrivare nell’area “calda” di Shewan giungevano segnalazioni di insorti in avvicinamento verso il convoglio. Li hanno visti i piloti degli elicotteri d’attacco Mangusta giunti in appoggio dal cielo. Ad un certo punto la strada si infila fra quattro casupole in fango e paglia, dove i civili afghani sembrano scomparsi da un momento all’altro.
I talebani avevano già colpito e dato alle fiamme due cisterne afghane ed un camion che trasportava un’ambulanza. Le carcasse fumanti che superiamo sono la prima avvisaglia che ci aspettano. Nel blindato Lince del tenente Alessandro Capone, 30 anni, romano, comandante del primo plotone Nembo, i parà sono pronti al peggio. La trappola esplosiva ha colpito un Coguar americano, all’inizio della colonna con l’obiettivo di immobilizzarlo e bloccare tutto il convoglio. Invece il mezzo anti mina resiste e prosegue senza registrare feriti a bordo.
Sui tetti delle casupole stanno cercando riparo alcuni soldati dell’esercito afghano. “L’Ana (le forze armate di Kabul nda) ha visto qualcosa” urla il parà che spunta dalla botola del Lince. Tutti hanno il dito sul grilletto e ci si aspetta un’imboscata in piena regola dopo lo scoppio dell’Ied. Invece la coppia di elicotteri Mangusta che svolazzano bassi su Shewan consigliano i talebani di tenere giù la testa. L’attacco è fallito. Il materiale elettorale un’ora dopo arriva destinazione, ma la battaglia per le elezioni in Afghanistan continua.
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19 ottobre 2005 | Radio 24 | intervento |
Afghanistan
Saddam Hussein: pena di morte?
E' in corso il processo contro il dittatore di Baghdad che, per le leggi vigenti in Iraq, potrebbe portare alla pena di morte. Può essere accettabile la pena capitale, anche se applicata a un feroce dittatore?
Gli sfidanti:
Lilli Gruber, giornalista e scrittrice, eurodeputata per L'Ulivo, Fausto Biloslavo, giornalista di guerra.
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13 aprile 2010 | Radio Città Futura | intervento |
Afghanistan
La sorte dei tre italiani di Emergency in manette
Gli uomini dei servizi afghani puntano il dito contro il chirurgo Marco Garatti e Matteo D’Aira, il capo infermiere, mentre il giovane Matteo Pagani non sarebbe coinvolto e potrebbe venir ben presto scagionato.
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18 ottobre 2007 | Radio 24 | intervento |
Afghanistan
La guerra che non ci vogliono far vedere
In Afghanistan gli italiani combattono. Lo ha verificato Fausto Biloslavo, che ha realizzato un servizio per Panorama sulla "guerra all'italiana" che non ci vogliono far vedere.
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