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Articolo
12 agosto 2021 - Attualità - Afghanistan - Il Giornale |
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| Talebani senza ostacoli: i soldati si arrendono “Kabul cade in un mese” |
L\'intelligence americana teme che nella peggiore delle ipotesi Kabul possa cadere l\'11 settembre, fra un mese, oppure fra 90 giorni. I talebani hanno accelerato la loro guerra lampo conquistando dallo scorso venerdì 9 capoluoghi di provincia. L\'ultima città a cadere, ieri, è stata Faizabad, capoluogo della provincia di Badakhshan nel nord-est del paese. «Nessun ferito in questa operazione dal momento che il nemico è scappato» ha dichiarato il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid. Le forze governative «si sono ritirate perché non hanno ottenuto i rinforzi aerei richiesti e via terra» ha rivelato un funzionario locale all\'agenzia di stampa Pajhwok. Qualcosa del genere dev\'essere accaduto a Pul-e Khumri, capoluogo della provincia di Baghlan, a 200 chilometri da Kabul pure occupato dagli insorti. «Le forze di sicurezza di sono ritirate in una base dell\'esercito» ha confermato il consigliere provinciale Shahla Abubar. Un effetto domino, che sta sgretolando le forze governative. Ieri si sono arresi centinaia di soldati che si erano barricati all\'aeroporto di Kunduz, una delle città occupate dai talebani negli ultimi giorni. «La mia unità, con 20 soldati, tre Humvee (gipponi blindati americani, nda) e quattro fuori strada, si è arresa - ha raccontato un soldato - Stiamo aspettando che ci diano la lettera di grazia (per tornare a casa evitando rappresaglie, nda). C\'è una lunga coda». In mattinata il presidente afghano, Ashraf Ghani, era arrivato a Mazar- i-Sharif, evidente obiettivo della manovra a tenaglia dei talebani, che hanno conquistato i capoluoghi di provincia attorno alla «capitale» del nord. Il capo dello stato si è riunito con il leader uzbeko, Rashid Dostum e quello tajiko, Atta Mohammad Noor, che stanno mobilitando la «difesa popolare» ovvero milizie etniche al fianco dei governativi. L\'offensiva è talmente veloce, che potrebbe essere impossibile invertire la tendenza. A Kandahar, seconda città del paese, i talebani si aprono la strada fra i quartieri e ieri si registravano 47 vittime, fra morti e feriti. Gli insorti già prevedono di marciare su Kabul se annunciano che «chiunque commetterà abusi o attacchi contro ambasciate e Ong internazionali sarà punito». Gli americani stanno pianificando evacuazioni in stile Saigon, che prevedono la chiusura della sede diplomatica. Nella peggiore delle ipotesi potrebbero scattare l\'11 settembre, ventesimo anniversario dell\'attacco alle Torri gemelle. Una situazione sempre più drammatica, che rischia di tagliare fuori gli ex collaboratori dei nostri soldati che hanno chiesto aiuto all\'Italia. Un\'ottantina di nuclei familiari dovrebbe venire evacuata in agosto, ma altri 300 afghani, interpreti ed i loro cari più stretti, ancora nell\'Afghanistan occidentale, rischiano grosso. Le procedure sono lente e l\'evacuazione doveva avvenire prima del ritiro delle nostre truppe, ma la Difesa ha terribilmente sottovalutato le mosse talebane. L\'aeroporto di Kabul potrebbe chiudere se l\'avanzata diventerà inarrestabile. «La situazione è veramente pericolosa - ha scritto ieri un ex interprete all\'ambasciata italiana - La città (che non nominiamo per motivi di sicurezza, nda) è sotto assedio. Se i talebani mi trovassero ucciderebbero me e la famiglia davanti alla popolazione» come monito «perchè ho aiutato i militari italiani nella loro missione in Afghanistan». I deputati di Fratelli d\'Italia, Salvatore Deidda, Davide Galantino, Giovani Russo e Wanda Ferro hanno annunciato un\'interrogazione al governo per mettere in salvo tutti «gli interpreti e le loro famiglie, che con lealtà e coraggio, hanno collaborato con le nostre Forze Armate». Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, ha addirittura chiesto di «tornare in Afghanistan domani mattina» dove «l\'Occidente sta scrivendo una pagina di viltà» abbandonando il paese nelle grinfie dei talebani. |
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07 giugno 2010 | Porta a Porta | reportage
Un servizio sulle guerre di pace degli italiani
Le “guerre” di pace degli italiani sono iniziate nel 1982, con la prima importante missione all’estero nel martoriato Libano, dopo il conflitto fra israeliani e palestinesi.
Oggi sono quasi diecimila i soldati italiani impegnati nel mondo in venti paesi. Oltre alla baionette svolgiamo un apprezzato intervento umanitario a favore della popolazione. Dall’Africa, ai Balcani, al Medio Oriente, fino all’Afghanistan non sempre è una passeggiata per portare solo caramelle ai bambini.
Nel 1991, durante la guerra del Golfo, un caccia bombardiere italiano è stato abbattuto dalla contraerea irachena. Il pilota Gianmarco Bellini ed il navigatore Maurizio Cocciolone sono rimasti per 45 giorni nelle cupe galere di Saddam Hussein. Quella in Somalia, è stata una missione sporca e dura, macchiata da casi isolati di torture e maltrattamenti. Al check point Pasta, a Mogadiscio, i paracadutisti della Folgore hanno combattuto la prima dura battaglia in terra d’Africa dopo la seconda guerra mondiale.
Alla fine del conflitto etnico siamo intervenuti a pacificare la Bosnia. Per il Kosovo, nel 1999, l’aeronautica militare ha bombardato i serbi effettuando 3mila sortite. Una guerra aerea di cui non si poteva parlare per opportunità politiche.
Dopo l’11 settembre i focolai di instabilità sono diventati sempre più insidiosi, dall’Iraq all’Afghanistan. Nel 2003, con la missione Antica Babilonia a Nassiryah, i nostri soldati sono rimasti coinvolti nelle battaglie dei ponti contro i miliziani sciiti. In sole 24 ore gli italiani hanno sparato centomila colpi.
Siamo sbarcati di nuovo in Libano dopo il conflitto fra Israele ed Hezbollah, ma la nostra vera trincea è l’Afghanistan. Con i rinforzi previsti per l’estate arriveremo a 4mila uomini per garantire sicurezza nella parte occidentale del paese, grande come il Nord Italia, al confine con l’Iran. Herat, Bala Murghab, Farah, Bala Baluk, Bakwa, Shindad sono i nomi esotici e lontani dove fanti, alpini, paracadutisti combattono e muoiono in aspri scontri e imboscate con i talebani o attentati. Dal 1982, nelle nostre “guerre” di pace, sono caduti 103 soldati italiani.
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01 dicembre 2009 | Rai3 - Cominciamo Bene | reportage
Il dramma dei baby clandestini
Ogni anno sono circa settemila i minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia alla ricerca dell'Eldorado occidentale. Arrivano dal Nord Africa, dai paesi dell'Est, ma pure dall'Afghanistan dove un viaggio da incubo più che di speranza
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27 novembre 2001 | TG5 - Canale 5 | reportage
Kunduz sta cadendo
Kunduz sta cadendo "Inshalla"
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20 ottobre 2009 | SBS Radio Italian Language Programme | intervento |
Afghanistan
Gli italiani pagano i talebani?
Mazzette ai talebani, pagati dai servizi segreti italiani in Afghanistan, che sarebbero costate la vita a dieci soldati francesi fatti a pezzi in un’imboscata lo scorso anno. Un’accusa infamante lanciata ieri dalle colonne del blasonato Times di Londra, con un articolo che fa acqua da tutte le parti. “Spazzatura” l’ha bollato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha dato mandato di querelare il quotidiano britannico. Secondo il Times la nostra intelligence avrebbe pagato “decine di migliaia di dollari i comandanti talebani e signori della guerra locali per mantenere tranquilla” l’area di Surobi, 70 chilometri a Sud Est di Kabul. Dal dicembre 2007 al luglio 2009, poco meno di duecento soldati italiani, tenevano base Tora un avamposto nell’Afghanistan orientale. L’obiettivo dei pagamenti era di evitare gli attacchi agli italiani e vittime “che avrebbero provocato difficoltà politiche in patria”. Invece ci sono stati ben otto combattimenti con un morto e cinque feriti fra le nostre forze e quelle afghane. Il 13 febbraio, nella famigerata valle di Uzbin, roccaforte talebana, è stato ucciso il maresciallo Giovanni Pezzulo. Il Times sbaglia anche la data della sua morte scrivendo che era caduto nel 2007. Per il valore dimostrato quel giorno il milanese Davide Lunetta, sergente del 4° Reggimento alpini paracadutisti, è stato premiato dalla Nato come sottufficiale dell’anno. Il 3 novembre verrà decorato al Quirinale.
In un’altra battaglia i ranger di Bolzano hanno salvato dalle grinfie talebane la preziosa tecnologia di un aereo senza pilota Usa precipitato. Il 3 febbraio era finito in un’imboscata, durante un’ispezione nell’area di Surobi, il generale degli alpini Alberto Primicerj. Alla faccia della zona tranquilla, descritta dal Times, grazie alle mazzette pagate dai nostri servizi. Non solo: la task force Surobi ha sequestrato in un centinaio di arsenali nascosti e quintali di droga.
In una nota palazzo Chigi sottolinea che "il governo non ha mai autorizzato nè consentito alcuna forma di pagamento di somme di danaro in favore di membri dell'insorgenza di matrice talebana in Afghanistan, nè ha cognizione di simili iniziative attuate dal precedente governo". Sul Times è relegato in una riga, verso la fine, un aspetto non di poco conto. Il centro destra ha vinto le elezioni nell’aprile del 2008 ed il governo si è insediato l’8 maggio. Fino a quel giorno governava Romano Prodi e gli ordini per l’Afghanistan arrivavano dal ministro della Difesa Arturo Parisi.
Secondo il Times l’intelligence italiana “avrebbe nascosto” ai francesi, che nell’agosto 2008 ci hanno dato il cambio, il pagamento dei talebani. L’accusa più infamante è che per questa omissione siano finiti in un’ imboscata dieci militari d’Oltralpe massacrati il 18 agosto nella famigerata valle di Uzbin. Ieri l’ammiraglio Christophe Prazuck, portavoce dello stato maggiore francese, ha bollato come “infondato” l’articolo del Times. Anche la Nato ha smentito. In realtà gli alleati conoscevano benissimo la situazione a Surobi. Agli inizi di agosto del 2008, in occasione del passaggio di consegne, gli ufficiali d’Oltralpe sono stati informati dai nostri di “prestare particolare attenzione alla valle di Uzbin” la zona più pericolosa di Surobi.
Il Times sostiene che gli uomini dell’intelligence americana “rimasero allibiti quando scoprirono, attraverso intercettazioni telefoniche, che gli italiani avevano “comprato” i militanti anche nella provincia di Herat". A tal punto che il loro rappresentante a Roma, nel giugno 2008, avrebbe protestato con il governo Berlusconi. Palazzo Chigi “esclude che l’ambasciatore degli Stati Uniti (allora Ronald Spogli) abbia inoltrato un formale reclamo in relazione a ipotetici pagamenti" ai talebani.
Invece gli americani lodavano il lavoro degli italiani a cominciare dal generale americano Dan McNeill, comandante della Nato a Kabul. Il Times non sa che esiste un documento classificato della Nato dove il caso Surobi viene indicato come modello di successo da replicare. E la firma è proprio di un ufficiale britannico.
Il compito delle barbe finte italiane a Surobi era di “facilitare” la sicurezza del contingente. Per farlo dovevano ottenere informazioni, che vengono pagate perché in Afghanistan non basta una pacca sulla spalla. Tutti i servizi alleati lo fanno. Da questo ce ne vuole di inventiva per sostenere che davamo mazzette ai talebani e che farlo di nascosto ha provocato la morte dei poveri soldati francesi. Non solo: al posto dei dollari la task force Surobi ha utilizzato un altro sistema. Portavano un ingegnere per costruire un pozzo, i viveri a dorso di mulo nei villaggi isolati dalla neve, oppure costruivano un piccolo pronto soccorso o una scuola. In cambio arrivavano le informazioni sugli arsenali nascosti o le trappole esplosive.
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12 novembre 2001 | Radio 24 Gr | reportage |
Afghanistan
Il crollo dei talebani - L'attacco su Kabul
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. L'attacco su Kabul alle prima ore dell'alba con il sottofondo dei razzi terra terra lanciati dai mujaheddin sulle linee talebane a nord della capitale
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24 gennaio 2008 | Rai Radio3 | intervento |
Afghanistan
Afghanistan: stiamo perdendo?
Giancarlo Loquenzi ne parla con: Adriana Cerretelli, giornalista, corrispondente da Bruxelles de Il Sole 24 Ore; Fausto Biloslavo, giornalista di guerra, scrive per i quotidiani Il Giornale, Il Foglio ed il settimanale Panorama; Emanuele Giordana, giornalista di Lettera22 autore del libro "Afghanistan, il crocevia della guerra alle porte dell'Asia", Editori Riuniti 2007; Gianandrea Gaiani, esperto di strategie militari.
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19 aprile 2010 | SBS Australia | intervento |
Afghanistan
Liberati i tre operatori di Emergency
Svolta nella ultime ore dopo una settimana di passione.
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16 giugno 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento |
Afghanistan
Il "tesoro" nascosto
L’Afghanistan è un paese disgraziato, povero e senza risorse, a parte l’oppio? Assolutamente no. Il sottosuolo afghano nasconde un forziere di minerali che vale 1 trilione di dollari. In cifre europee stiamo parlando di 810 miliardi di euro. Oro, gemme, rame, ferro ed il prezioso litio sono presenti in quantità tali da poter trasformare l’Afghanistan in una delle maggiori “potenze” minerarie al mondo. Lo hanno scoperto i geologi assoldati dal Pentagono studiando vecchie carte tracciate dai sovietici, che invasero il paese negli anni ottanta. Una ricchezza naturale capace di risollevare economicamente l’Afganistan e magari farlo uscire dal tunnel delle guerra.
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