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15 agosto 2021 - Il fatto - Afghanistan - Il Giornale
Un ponte aereo per la salvezza degli italiani e degli interpreti
«Un ponte aereo militare è pronto per un\'evacuazione d\'emergenza da Kabul in 12 ore se necessaria», rivela una fonte del ministero della Difesa. Il piano prevede «di far partire sia il personale diplomatico che i nostri ex collaboratori afghani». Che sono ancora centinaia, assieme alle loro famiglie; e che adesso saranno sottoposti ai controlli e alle procedure necessarie, che hanno causato un pericoloso ritardo, una volta portati in salvo in Italia. L\'appello del Giornale al presidente del Consiglio Mario Draghi di ieri chiedeva proprio di accelerare il salvataggio semplificando le procedure e di prevedere un\'evacuazione miliare come stanno organizzando inglesi e americani.
Da domani partono i voli commerciali di Aquila 2 èer o 369 collaboratori con le loro famiglie, quattro voli in settimana se la situazione non precipita. «Sono già giunti in Italia 228 tra collaboratori e loro familiari, si sta lavorando per accelerare il trasferimento di altri collaboratori, interpreti e loro familiari, e in queste ore è davvero massimo lo sforzo di tutti per munire di visto questi amici dell\'Italia e lasciarli nel nostro Paese perché è un dovere portare gli amici dell\'Italia nel nostro Paese», dichiara a Rai Radio1, Lorenzo Guerini, ministro della Difesa (nella foto).
Una missione non solo umanitaria ma di pura gratitudine nei confronti di persone che si sono messi al nostro servizio e che ora rischiano di pagare a caro prezzo questa «intelligenza con il nemico» (dei talebani, s\'intende). E anche la Farnesina farà la sua parte rilasciando speciali «lasciapassare» umanitari per permettere ai nostri ex collaboratori, che non hanno il passaporto, di partire per l\'Italia. Il presidente della Commissione esteri della Camera, Piero Fassino, informato nei dettagli dal Giornale sulla sorte dei nostri interpreti tagliati fuori a Herat occupata dai talebani ha caldeggiato la risoluzione del caso con il ministro della Difesa.
La trentina di ex interpreti, che temono le rappresaglie degli insorti, hanno ricevuto, finalmente, la conferma dell\'inserimento nelle liste di evacuazione, ma dovranno spostarsi a Kabul affrontando un pericoloso viaggio. Ieri hanno mandato un appello urgente al presidente Mario Draghi scongiurando di essere messi in salvo. «Vi perdoniamo per quello che potrebbe accaderci - si legge nella disperata lettera -. Ma non possiamo perdonare se accadesse qualcosa ai nostri figli innocenti e alle nostre mogli. Non abbiamo paura di venir massacrati, ma siamo terrorizzati per il destino oscuro delle famiglie». E allegati all\'appello hanno inviato anche degli audio compreso il toccante messaggio di una delle mogli degli interpreti. «Non usciamo per paura e non possiamo andare al lavoro - sono le parole pronunciate in italiano -. Amo vivere. Per favore salvateci prima che sia troppo tardi».
Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, ha scritto su Facebook: «Sono molto preoccupato per ciò che accadrà in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe americane. Ora la priorità è mettere in salvo tutto il personale diplomatico e militare della nostra ambasciata a Kabul. Compreso il personale afghano che ha collaborato con noi». Da Kabul si stima di evacuare 600-800 persone con varie fasi dell\'operazione Aquila, che però deve procedere in fretta entro il 31 agosto, data del ritiro definitivo stabilita dagli Usa.
[continua]

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16 dicembre 2012 | Terra! | reportage
Afghanistan Goodbye
Dopo oltre dieci anni di guerra in Afghanistan i soldati italiani cominciano a tornare a casa. Questa è la storia del ripiegamento di 500 alpini dall’inferno di Bakwa, una fetta di deserto e montagne, dimenticata da Dio e dagli uomini, dove le penne nere hanno sputato sangue e sudore. I famigerati ordigni improvvisati chiamati in gergo Ied sono l’arma più temibile dei talebani che li sotterrano lungo le piste. Questo è il filmato ripreso da un velivolo senza pilota di un blindato italiano che salta in aria. A bordo del mezzo con quattro alpini del 32imo genio guastatori di Torino c'ero anch'io. Grazie a 14 tonnellate di corazza siamo rimasti tutti illesi. Il lavoro più duro è quello degli sminatori che devono aprire la strada alle colonne in ripiegamento. Il sergente Dario Milano, veterano dell’Afghanistan, è il cacciatore di mine che sta davanti a tutti. Individua le trappole esplosive da un mucchietto di terra smossa o da un semi invisibile filo elettrico del detonatore che spunta dalla sabbia. Nel distretto di Bakwa, 32 mila anime, questo giovane afghano rischia di perdere la gamba per la cancrena. Il padre ha paura di portarlo alla base italiana dove verrebbe curato, per timore della vendetta talebana. La popolazione è succube degli insorti e dei signori della droga. Malek Ajatullah è uno dei capi villaggio nel distretto di Bakwa. La missione del capitano Francesco Lamura, orgoglioso di essere pugliese e alpino è dialogare con gli afghani seduto per terra davanti ad una tazza di chai, il tè senza zucchero di queste parti. Malek Ajatullah giura di non saper nulla dei talebani, ma teme che al ritiro delle truppe italiane il governo di Kabul non sia in grado di controllare Bakwa. Tiziano Chierotti 24 anni, caporal maggiore del 2° plotone Bronx era alla sua prima volta in Afghanistan. Una missione di sola andata. La polizia afghana cerca tracce dei talebani nel villaggio di Siav, ma gli insorti sono come fantasmi. Il problema vero è che nessuno vuole restare a Bakwa, dove in tutto il distretto ci sono solo 100 soldati dell’esercito di Kabul. Il maggiore Gul Ahmad ha arrestato tre sospetti che osservavano i movimenti della colonna italiana, ma neppure con il controllo dell’iride e le impronte digitali è facile individuare i talebani. Il caporal maggiore Erik Franza, 23 anni, di Cuneo è alla sua seconda missione in Afghanistan. Suo padre ogni volta che parte espone il tricolore sul balcone e lo ammaina solo quando gli alpini del 2° reggimento sono tornati a casa. Per Bakwa è passato anche il reggimento San Marco. I fucilieri di marina, che garantiscono il servizio scorte ad Herat, hanno le idee chiare sulla storiaccia dei due marò trattenuti in India. Anche se ordini da Roma li impongono di non dire tutto quello che pensano. Per Natale i 500 alpini di base Lavaredo saranno a casa. Per loro è l’addio all’Afghanistan dove rimangono ancora 3000 soldati italiani.

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13 aprile 2010 | RaiNews24 | reportage
Rassegna stampa del mattino
Emergency in manette in Afghanistan

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14 novembre 2001 | Studio Aperto | reportage
I talebani fuggono da Kabul
Dopo una battaglia durata 24 ore i mujaheddin dell'Alleanza del nord sono entrati vittoriosi a Kabul il 13 novembre 2001. I talebani hanno abbandonato la capitale.

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radio

24 settembre 2007 | Radio 24 | intervento
Afghanistan
Blitz dei corpi speciali
Con Fausto Biloslavo del Giornale ricostruiamo le fasi del blitz dei corpi speciali che ha consentito la liberazione dei due militari italiani rapiti in Afghanistan. Sono due agenti del Sismi, impegnati in una missione di ricognizione e fatti prigionieri da gruppi vicini ai talebani.

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14 agosto 2008 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Taccuino di guerra - "Sono il sergente Joseph Buonpastore..."
Afghanistan,un'estate in trincea. In prima linea con i marines

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22 agosto 2008 | Radio24 | intervento
Afghanistan
Raid americano polverizza un villaggio nella provincia di Herat
Afghanistan, un'estate in trincea.

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14 novembre 2001 | Radio 24 Linea 24 | reportage
Afghanistan
Le prigioniere sparite
Un centinaio di donne, prigioniere dei talebani, sarebbero sparite dalle segrete di Kabul. Portate via dai loro aguzzini per usarle come schiave.

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13 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ La "tregua" di Bala Murghab
La vallata di Bala Murghab, nella provincia di Badghis, è il fronte nord dei soldati italiani schierati nell’Afghanistan occidentale. Da fine maggio i parà della Folgore hanno sostenuto 15 scontri costati una dozzina di feriti. I talebani uccisi sono diverse decine. Le storie di guerra dei parà del 183° reggimento Nembo si sprecano: ad Eduardo Donnantuono un proiettile di kalashnikov ha centrato l’elmetto. Quando è uscito dal blindato il suo volto era una maschera di sangue, ma la pallottola gli ha fatto solo un graffio sulla testa. Pochi millimetri più in là e sarebbe morto. Ad Alessandro Iosca, un parà romano di 23 anni, un proiettile ha bucato il braccio. Si è rimesso in sesto è tornato in prima linea a Bala Murghab con la sua unità. Dopo due mesi e mezzo di aspri combattimenti gli anziani dei villaggi hanno convinto il governo afghano ed i talebani a concordare la “nafaq.”. Una specie di tregua in vista delle elezioni. L’esercito afghano si è ritirato ed i talebani hanno smesso di attaccare gli italiani. Il comandante dei parà di Bala Murghab, colonnello Marco Tuzzolino, però, preferisce parlare di “pausa operativa”. Sul voto per le presidenziali e provinciali del 20 agosto, Nimatullah, capo villaggio vicino agli insorti, con il barbone nero come la pece, assicura che dei 33 seggi previsti almeno 27 apriranno regolarmente. Quasi tutti nelle zone controllate dai talebani. Fausto Biloslavo Afghanistan occidentale per Radio 24 Il Sole 24 ore

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