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Intervista
17 agosto 2021 - Il fatto - Afghanistan - Il Giornale |
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| “I nostri nemici festeggiano la sconfitta americana E l’emirato diventerà un “santuario” del terrore” |
Giorgio Battisti, generale degli alpini non più in servizio attivo è un veterano dell\'Afghanistan. E conosce bene la minaccia del terrore che può annidarsi nel nuovo Emirato islamico. I talebani ripeteranno l\'errore di ospitare un nuovo Osama Bin Laden? «Inizialmente cercheranno di mantenere un profilo verso l\'esterno il più moderato possibile per poter usufruire del supporto da parte della comunità internazionale. Sia Al Qaeda che l\'Isis, però, sono presenti in Afghanistan. E da diversi rapporti sui gruppi terroristici è confermato lo stretto legame per reciproci benefici tra al Qaida e i talebani (rifornimenti, supporto e addestramento in cambio di protezione) che non è mai venuto meno». Quanti sono i terroristi eredi di Bin Laden? «Sono attivi, prevalentemente lungo il confine con il Pakistan, circa 400/600 combattenti del gruppo terroristico. E i talebani hanno regolarmente consultato Al Qaeda durante i negoziati con gli Usa e offerto garanzie di onorare il loro storico legame». Ci sono gruppi terroristici a cavallo tra Afghanistan e Pakistan. Su quanti uomini contano? «Secondo gli Usa e l\'Onu l\'Afghanistan ospita da tempo una ventina di gruppi terroristici attivi ai due lati del confine tra Afghanistan e Pakistan. In queste formazioni sono presenti militanti stranieri, tra cui circa 6/7.000 pakistani e alcune centinaia provenienti dal Bangladesh, Cina, India e Myanmar». Dall\'Afghanistan potrebbero ripartire attacchi all\'Occidente? «Al momento no, ma oggi il terrorismo jihadista, rappresentato principalmente dall\'Isis e da al-Qaida, si basa su di un network internazionale di formazioni affiliate che possono agire e colpire sulla base delle indicazioni ricevute». I pachistani hanno appoggiato i talebani e conoscono i gruppi del terrore? «Il Pakistan continuerebbe ad assicurare accoglienza ai talebani e ad altri gruppi, in particolare la rete Haqqani, che agiscono in Afghanistan». Uno dei pezzi grossi dei talebani è proprio il figlio di Haqqani. La sua rete è temibile? «È considerato la formazione più efficace negli attacchi terroristici. Secondo fonti di intelligence i sanguinosi attacchi avvenuti in Kabul negli ultimi anni sarebbero stati effettuati da questa formazione». L\'Afghanistan talebano può diventare il catalizzatore delle formazioni jihadiste internazionali? «L\'Emirato islamico dell\'Afghanistan potrebbe essere un modello di regime da esportare per analoghi movimenti che intendono assumere il controllo di un Paese o di una regione. Certo, ora può diventare un grande santuario per il terrorismo jihadista». La vittoria talebana ringalluzzisce anche gli estremisti che vivono in Italia e in Europa? «La tragedia afghana, e il modo in cui si è conclusa, è un dramma ben peggiore della caduta di Saigon del 1975. L\'ingresso delle bandiere bianche con le scritte nere dei talebani nel palazzo presidenziale di Kabul, del 15 agosto, rimarrà una data simbolica per i nostri avversari da celebrare due volte: i vent\'anni degli attentati alle due torri e la sconfitta degli Usa sul campo. Un evento che verrà enfatizzato dalla jihad transnazionale per rimarcare la debolezza dell\'Occidente incapace di lottare per i propri valori e, soprattutto, per i propri alleati. Una debolezza che rischiamo di pagare pesantemente». |
| [continua] |
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13 marzo 2011 | Terra! | reportage
Cicatrici
Cicatrici
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12 aprile 2010 | Porta a porta | reportage
Duello senza peli sulla lingua con Strada
Gioco sporco e tinto di giallo sulla sorte dei tre volontari italiani di Emergency in manette con l’accusa di essere coinvolti in un complotto talebano per uccidere il governatore della provincia afghana di Helmand. Opsiti di punta: il ministro degli Esteri Franco Frattini , Piero Fassino del Pd e Gino Strada, fondatore di Emergency
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28 ottobre 2012 | TG5 | reportage
Afghanistan: un botto e la polvere dell'esplosione che invade il blindato
L’esplosione è improvvisa, quando meno te l’aspetti, lungo una pista arida, assolata e deserta. I soldati italiani si sono infilati fra le montagne di Farah nell’Afghanistan occidentale infestato da talebani. Una colonna di fumo alta una quindicina di metri si alza verso il cielo.
Il tenente Davide Secondi, 24 anni, urla alla radio “siamo saltati, siamo saltati” su un Ied, le famigerate trappole esplosive disseminate dai talebani.
Non hai neppure il tempo di capire se sei vivo o morto, che la polvere invade il super blindato Cougar fatto apposta per resistere a questi ordigni.
E’ come se la mano del Dio talebano afferrasse il bestione da 14 tonnellate in movimento fermandolo come una macchinina giocattolo.
A bordo siamo in cinque ancorati ai sedili come in Formula uno per evitare di rimbalzare come birilli per l’esplosione.
La più esposta è Mariangela Baldieri, 24 anni, del 32° genio guastatori alpini di Torino. Addetta alla mitragliatrice, metà del corpo è fuori dal mezzo in una torretta corazzata. Si è beccata dei detriti e sul primo momento non sente dall’orecchio destro.
Almeno venticinque chili di esplosivo sono scoppiati davanti agli occhi di Alessio Frattagli, 26 anni, al volante. Il caporal maggiore scelto Vincenzo Pagliarello, 31 anni, veterano dell’Afghanistan, rincuora Mariangela.
Siamo tutti illesi, il mezzo ha retto, l’addestramento dei guastatori ha fatto il resto. Cinquanta metri più avanti c’era un’altra trappola esplosiva. Il giorno prima a soli venti chilometri è morto in combattimento l’alpino Tiziano Chierotti. La guerra in Afghanistan continua.
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13 agosto 2009 | Radio24 | reportage |
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ La "tregua" di Bala Murghab
La vallata di Bala Murghab, nella provincia di Badghis, è il fronte nord dei soldati italiani schierati nell’Afghanistan occidentale. Da fine maggio i parà della Folgore hanno sostenuto 15 scontri costati una dozzina di feriti. I talebani uccisi sono diverse decine.
Le storie di guerra dei parà del 183° reggimento Nembo si sprecano: ad Eduardo Donnantuono un proiettile di kalashnikov ha centrato l’elmetto. Quando è uscito dal blindato il suo volto era una maschera di sangue, ma la pallottola gli ha fatto solo un graffio sulla testa. Pochi millimetri più in là e sarebbe morto.
Ad Alessandro Iosca, un parà romano di 23 anni, un proiettile ha bucato il braccio. Si è rimesso in sesto è tornato in prima linea a Bala Murghab con la sua unità.
Dopo due mesi e mezzo di aspri combattimenti gli anziani dei villaggi hanno convinto il governo afghano ed i talebani a concordare la “nafaq.”. Una specie di tregua in vista delle elezioni. L’esercito afghano si è ritirato ed i talebani hanno smesso di attaccare gli italiani. Il comandante dei parà di Bala Murghab, colonnello Marco Tuzzolino, però, preferisce parlare di “pausa operativa”.
Sul voto per le presidenziali e provinciali del 20 agosto, Nimatullah, capo villaggio vicino agli insorti, con il barbone nero come la pece, assicura che dei 33 seggi previsti almeno 27 apriranno regolarmente. Quasi tutti nelle zone controllate dai talebani.
Fausto Biloslavo Afghanistan occidentale
per Radio 24 Il Sole 24 ore
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12 novembre 2001 | Radio 24 Gr speciale | reportage |
Afghanistan
Il crollo dei talebani - Una giornata di guerra/3
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. Imminente la caduta di Kabul e già si parla del futuro dell'Afghanistan e dell'invio di truppe di pace
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24 gennaio 2008 | Rai Radio3 | intervento |
Afghanistan
Afghanistan: stiamo perdendo?
Giancarlo Loquenzi ne parla con: Adriana Cerretelli, giornalista, corrispondente da Bruxelles de Il Sole 24 Ore; Fausto Biloslavo, giornalista di guerra, scrive per i quotidiani Il Giornale, Il Foglio ed il settimanale Panorama; Emanuele Giordana, giornalista di Lettera22 autore del libro "Afghanistan, il crocevia della guerra alle porte dell'Asia", Editori Riuniti 2007; Gianandrea Gaiani, esperto di strategie militari.
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12 aprile 2010 | Rai Radio3 | intervento |
Afghanistan
Smentito il Times
Il portavoce del governatore di Helmand, contattato telefonicamente da Il Giornale, ha smentito i virgoletatti del Times. “Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con al Qaida – ha ribadito – Ho solo detto sabato (come riportato da Il Giornale) che Marco (il chirurgo dell’ong fermato nda) stava collaborando e rispondendo alle domande”. IN STUDIO CECILIA STRADA PRESIDENTE DI EMERGENCY.
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13 aprile 2010 | Radio Città Futura | intervento |
Afghanistan
La sorte dei tre italiani di Emergency in manette
Gli uomini dei servizi afghani puntano il dito contro il chirurgo Marco Garatti e Matteo D’Aira, il capo infermiere, mentre il giovane Matteo Pagani non sarebbe coinvolto e potrebbe venir ben presto scagionato.
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