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Articolo
18 agosto 2021 - Il fatto - Afghanistan - Il Giornale
Bomba rifugiati alle porte E l’Europa va in frantumi
di Fausto Biloslavo
O gni giorno fra i 500 e 1000 rifugiati afghani vengono fermati nell\'area di Van, il principale posto di frontiera turco con l\'Iran. Un incremento 5 volte superiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I numeri aumenteranno nelle prossime settimane e mesi con il rischio che una «bomba umana» di rifugiati afghani in fuga dall\'Emirato talebano si riversi in Europa lungo la rotta balcanica. Non a caso il ministro per le Migrazioni greco, Notis Mitarakis, ha dichiarato ieri: «Non vogliamo che il nostro paese diventi la porta d\'ingresso dell\'Ue. Non vogliamo vedere un altro 2015». Il riferimento è all\'ondata di 850mila profughi siriani, che furono accolti in gran parte dalla Germania.
Le prime avvisaglie si fanno sentire già al confine di Trieste tappa finale della rotta balcanica. «Siamo fortemente preoccupati per la situazione che si sta determinando in Afghanistan, in considerazione del fatto che molti che giungono illegalmente sul territorio nazionale, utilizzando la rotta balcanica provengono proprio da quelle regioni» dichiara in un comunicato il Sindacato autonomo di Polizia. Lo scorso anno gli afghani rappresentavano il 40% degli arrivi intercettati. «La Polizia di Frontiera di Trieste è stata lasciata sola a cercare di contrastare una rotta balcanica mai stata così fiorente come in questo ultimo periodo» denunciano i rappresentanti degli agenti. Solo a Trieste, fra giugno e luglio sono stati rintracciati 1.560 migranti rispetto ai 925 dell\'anno prima. I numeri dimostrano che rispetto al 2020 gli arrivi sono quasi il doppio. «Visto l\'evolversi della situazione in Afghanistan, un ulteriore incremento degli arrivi dalla rotta balcanica è prevedibile - sottolinea Giuseppe Colasanto a lungo in polizia ed esperto dei traffici di esseri umani -. Sono tutti maschi e giovani, per cui il ritorno dei talebani farà da ulteriore propulsore a fattori migratori pre-esistenti».
In Afghanistan ci sono già circa 4 milioni di sfollati interni. La Grecia «non sarà e non potrà» essere un fulcro di accoglienza per i profughi provenienti dall\'Afghanistan ha dichiarato il governo. E per questo «monitorerà attentamente i confini marittimi e terrestri con la Turchia» ha sottolineato il ministro Mitarakis.
Il Consiglio dei ministri degli Esteri dell\'Ue, che si è riunito ieri, ha annunciato in sole due righe di un lungo comunicato che «la Ue appoggerà i paesi limitrofi all\'Afghanistan nell\'affrontare le ricadute negative previste da un flusso crescente di rifugiati e migranti».
Il responsabile della Farnesina, Luigi Di Maio, ha aggiunto: «Siamo consapevoli che si incrementerà la domanda di accoglienza dall\'Afghanistan. È perciò necessario che l\'Ue metta a punto una risposta comune». E su questo punto la strada è come sempre in salita.
Angela Merkel ha avuto ieri colloqui telefonici con il premier italiano Mario Draghi, quello britannico Boris Johnson e il presidente francese Emmanuel Macron. La cancelliera tedesca ha subito messo le mani avanti sostenendo che «prima di parlare di quote di ripartizione, dobbiamo parlare di opzioni sicure per i rifugiati nei pressi dell\'Afghanistan». Una buona idea, ma il Pakistan e l\'Iran e ancora meno le ex repubbliche sovietiche dell\'Asia centrale non hanno alcuna intenzione di ospitare una nuova valanga di profughi afghani. E ancora meno la Turchia che ha il peso di quelli siriani. Merkel ha parlato anche con il commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, spiegando che «in un secondo momento, possiamo pensare che le persone particolarmente colpite vengano in Europa in modo controllato e con un sostegno». La leader di Berlino ha sottolineato che «una posizione comune europea non sarà tanto facile in questo caso».
[continua]

video
28 ottobre 2012 | TGCOM | reportage
Così sono saltato in aria in aria su una trappola esplosiva con i soldati italiani in Afghanistan
L’esplosione è improvvisa, quando meno te l’aspetti, lungo una pista arida, assolata e deserta, che si infila fra le montagne. Non hai neppure il tempo di capire se sei vivo o morto, che la polvere invade il super blindato Cougar fatto apposta per resistere alle trappole esplosive. E’ come se la mano del Dio talebano afferrasse il bestione da 14 tonnellate in movimento fermandolo come una macchinina giocattolo. “Siano saltati, siamo saltati” urla alla radio il tenente Davide Secondi, che conduce la missione per stanare gli Ied, le famigerate trappole esplosive. E poi sbotta: “Porco demonio”.

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14 novembre 2001 | Studio Aperto | reportage
I talebani fuggono da Kabul
Dopo una battaglia durata 24 ore i mujaheddin dell'Alleanza del nord sono entrati vittoriosi a Kabul il 13 novembre 2001. I talebani hanno abbandonato la capitale.

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23 giugno 2011 | Rainews24 | reportage
Il ritiro annunciato degli americani
Il presidente Usa, Barack Obama, ha annunciato il ritiro a scaglioni di 30mila militari americani entro l'estate del 2012. In Afghanistan resteranno circa 70mila soldati Usa, oltre alle forze degli alleati Nato. Il problema non è il ritiro di 30mila uomini, ma se c'è ancora la volontà di vincere.

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[altri video]
radio

12 novembre 2001 | Radio 24 Linea 24 | reportage
Afghanistan
Il crollo dei talebani - Una giornata di guerra/2
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. L'avanzata su Kabul e le notizie di saccheggi e vendette a Mazar i Sharif. I "gulam jam" del generale Dostum sono entrati in città. Tagliano le orecchie ai nemici per ottenere la ricompensa. Il soprannome "gulam jam" significa che quando passano loro bisogna arrotolare il tappeto e andarsene, perchè non resta più nulla

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27 agosto 2008 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Taccuino di guerra - La compagnia Diavoli nell'inferno di Delaram
Afghanistan,un'estate in trincea.In prima linea con i soldati italiani

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08 marzo 2003 | Radio 24 | intervento
Afghanistan
I figli di Osama Bin Laden
La leggenda vuole che Osama bin Laden abbia una ventina di figli e tre o quattro mogli. Il maggiore è il ventitreenne Saad, cresciuto al fianco del padre, prima in Sudan e poi in Afghanistan nella seconda metà degli anni novanta. Osama gli ordinò di seguirlo nell'ultimo roccaforte di Tora Bora. Se fosse morto sotto i bombardamenti americani Saad avrebbe dovuto seppellirlo in un luogo segreto, continuando ad alimentare il suo mito. Dopo la disfatta afghana Saad è diventato il "delfino" di Osama, occupandosi direttamente della parte organizzativa e finanziaria dei nuovi attacchi terroristici. Altri due figli di Bin Laden hanno seguito il padre nella guera santa contro gli infedeli: Mohammed ed Ahmed. Il primo era considerato, fino all'avvento di Saad, l'erede designato. Mohammed, che ha 21 anni, fa parte delle guardie del corpo di Bin Laden. Sull'altro figlio, Ahmed, ripreso mentre imbraccia le armi a fianco di Osama si sa molto poco. Invece è più famoso Hamza, il dodicenne, pronto pure lui a combattere, che si è fatto riprendere fra i resti di un elicottero abbattutto da Al Qaida in Afghanistan. Nonostante sia un bambino ha recitato dei poemi-proclam,i davanti alle telecamere, da far accapponare la pelle: "Avverto l'America che la sua gente dovrà far fronte a terribili conseguenze se cercheranno di prendere mio padre. Combattere gli americani è alla base della fede"nell'Islam duro e puro.
Fausto Biloslavo
per Radio 24 Il sole 24 ore

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12 marzo 2008 | Nuova spazio radio | intervento
Afghanistan
Baby clandestini
Capelli a spazzola, infreddolito, zainetto in spalla ti guarda come un marziano. Non ha più di 12 anni e fra i lineamenti asiatici sono incastonati degli occhioni dolci, ancora da bambino. Hussein forse non sarà il suo vero nome, ma è un baby clandestino che arriva dall’Afghanistan. Dalla provincia in guerra di Ghazni, dove gli hazara come lui sono ancora nel mirino dei tagliagole talebani. Hussein bivacca alla stazione Ostiense di Roma, assieme ad una settantina di afghani. Un piccolo Kabulistan degli immigrati in cerca dell’Eldorado occidentale. In molti casi continuano il viaggio fino in Germania, Inghilterra o addirittura oltreoceano. La piaga poco conosciuta dei baby clandestini è in costante aumento. Dal 2000 al 2006 sono 53921 i minori stranieri non accompagnati accolti in Italia. Una media di 7700 all’anno, ma a questa cifra vanno aggiunti quelli che compiono un reato. Inoltre circa il 30% dei minori irregolari non viene intercettato, secondo varie fonti che lavorano sul terreno. Si può azzardare che ogni anno arrivano in Italia 14mila baby clandestini.

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18 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/Il seggio più vicino a "dushman" il nemico
La casupola disabitata, in paglia e fango, con il tetto a cupola sembra abbandonata dallo scorso anno, quando i marines combattevano nel deserto infernale di Bala Baluk. Oggi ci sono i paracadutisti della Folgore in questo sperduto angolo della provincia di Farah. All’interno è ancora peggio, ma la casupola viene subito scelta come seggio elettorale per le elezioni presidenziali e provinciali del 20 agosto. Non per il suo fascino esotico, ma perché può venir trasformata in un fortino. La roccaforte talebana di Shewan si trova ad un pugno di chilometri. Da quelle parti comanda mullah Sultan, un ex prigioniero del campo americano di Guantanamo. “E’ il seggio più vicino a dushman, il nemico” spiega un ufficiale della poliza afghana. Se incroci di notte lui ed i suoi uomini, barbe lunghe e stile armata Brancaleone, li scambi per talebani. Solo arrivarci da queste parti è un terno al lotto come spiega il tenente Alessandro Capone della 6° compagnia Grifi (audio originale). Il giorno del voto i paracadutisti italiani sono pronti a difendere le elezioni armi in pugno. La scorsa settimana sembrava che nella zona a rischio di Bala Baluk sarebbe stato disponibile un solo seggio, ma nelle ultime ore si punta ad aprirne 8 o 9. Un successo, anche se la vera incognita è quanti elettori si recheranno alle urne. I talebani hanno minacciato che taglieranno il naso, le orecchie ed il dito segnato dall’inchiostro indelebile di chi è andato a votare. Fausto Biloslavo da base Tobruk, provincia di Farah, Afghanistan per Radio 24 il Sole 24 ore

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