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Reportage
07 settembre 2021 - Prima - Afghanistan - Il Giornale
Appello di Massoud alla rivolta Il comandante talebano “Non vogliamo la democrazia”
Kabul «Non ci interessa e non vogliamo la democrazia, ma la legge dell\\\'Islam. I nostri padri hanno sconfitto i sovietici e noi gli americani che hanno invaso l\\\'Afghanistan. Adesso abbiamo vinto e fermeremo il fiume di sangue instaurando l\\\'Emirato», spiega un giovane comandante talebano, che ha un fratello residente a Milano. Un nugolo di talebani attorno a lui si fa immortalare davanti al fuoristrada con mitragliatrice razziato all\\\'esercito. Sulla portiera è dipinto un teschio nero. I più giovani si legano attorno alla testa la striscia bianca con i versetti del Corano, vessillo del nuovo potere islamico.
Le ultime battute del bagno di sangue, però, non si fermano nella valle del Panshir, la fetta di Afghanistan che ha cercato disperatamente di resistere alla valanga talebana. L\\\'ingresso è sprangato dagli studenti guerrieri, che rimandano indietro i giornalisti. Zabihullah Mujahid, il portavoce dell\\\'Emirato, ha annunciato via twitter che la roccaforte della resistenza «è stata completamente conquistata».
Sembra però che si combatta ancora in un distretto. E i corpi speciali che non hanno ceduto le armi dopo il crollo dell\\\'esercito governativo si sono appostati nelle anguste gole laterali per attaccare i talebani alle spalle e di sorpresa.
Ahmad Massoud, figlio del leggendario «leone del Panshir», comandante mai sconfitto dai sovietici e dai talebani, ha lanciato un disperato appello a resistere. «Compatrioti dovunque siate, dentro o fuori l\\\'Afghanistan - invoca Massoud in un messaggio audio di 18 minuti - lanciate un\\\'insurrezione nazionale per la dignità, la prosperità e la libertà del nostro paese».
I miliziani dell\\\'Emirato stanno piegando il Panshir con l\\\'aiuto del Pakistan. I militari pachistani avrebbero usato anche droni per colpire in profondità le difese della resistenza. Non è un caso che un giorno prima dell\\\'avanzata quasi finale nel Panshir sia arrivato a Kabul il generale, Faiz Hameed, capo dell\\\'Isi, l\\\'intelligence militare di Islamabad da sempre dietro le quinte della crisi afghana.
Una fonte attendibile pachistana rivela al Giornale che i pachistani vorrebbero «l\\\'arresto del vicepresidente afghano Amrullah Saleh per poi interrogarlo sui rapporti con l\\\'India e i tanti dossier che ha gestito quando era a capo dell\\\'intelligence afghana».
Saleh, che è il vero irriducibile della resistenza, sarebbe volato ieri con uno degli ultimi elicotteri in Tajikistan per cercare appoggi. Nell\\\'ex repubblica sovietica dell\\\'Asia centrale si è formata una brigata di volontari che voleva andare a combattere in Panshir, ma è stata fermata dal governo su intervento dei russi.
I talebani hanno catturato un migliaio di prigionieri e messo le mani sugli elicotteri e blindati della resistenza. L\\\'Occidente è rimasto a guardare sull\\\'orlo della tragedia del Panshir e spera nel governo «inclusivo» promesso dai talebani, che verrà annunciato a giorni.
Nel frattempo il portavoce Mujahid seduto in cattedra con due bandierine dell\\\'Emirato ai lati ha chiarito in conferenza stampa: «Qualsiasi insurrezione sarà duramente repressa e non è il momento di manifestare a Kabul, anche se non abbiamo nulla contro le donne». Il riferimento è alla manifestazione per i diritti femminili nella capitale dispersa dai talebani.
«L\\\'altro giorno un bambino arrivato in ospedale faceva i capricci e il padre gli dice: Guarda che chiamo i talebani. Il piccolo intimorito risponde: E poi quando vanno via?» racconta il piemontese Albero Cairo della Croce rossa internazionale, veterano dell\\\'Afghanistan. «Dal 1990 ho vissuto il cambio di cinque regimi e adesso sono tornati per la seconda volta i talebani - ricorda - Gli afghani li conoscono bene e hanno paura. La gente teme che tornino a chiedere di farti crescere la barba e di non mandare più le figlie a scuola». I ministeri sono semi vuoti perché i dipendenti pubblici non ricevono più la paga e rimangono a casa per timore di ritorsioni. La Croce rossa, «per la prima volta in 31 anni della mia permanenza in Afghanistan ha pagato uno stipendio molto ridotto ai nostri collaboratori. Mancano i contanti».
Se la comunità internazionale abbandona il paese sarà la fine. «Prima mi chiedevano aiuto 2-3 persone al giorno, adesso sono dieci - spiega Cairo - Con l\\\'inverno alle porte, il Covid che non demorde e il tracollo economico, se vengono a mancare gli aiuti dall\\\'estero l\\\'Afghanistan crolla».
[continua]

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07 giugno 2010 | Porta a Porta | reportage
Un servizio sulle guerre di pace degli italiani
Le “guerre” di pace degli italiani sono iniziate nel 1982, con la prima importante missione all’estero nel martoriato Libano, dopo il conflitto fra israeliani e palestinesi. Oggi sono quasi diecimila i soldati italiani impegnati nel mondo in venti paesi. Oltre alla baionette svolgiamo un apprezzato intervento umanitario a favore della popolazione. Dall’Africa, ai Balcani, al Medio Oriente, fino all’Afghanistan non sempre è una passeggiata per portare solo caramelle ai bambini. Nel 1991, durante la guerra del Golfo, un caccia bombardiere italiano è stato abbattuto dalla contraerea irachena. Il pilota Gianmarco Bellini ed il navigatore Maurizio Cocciolone sono rimasti per 45 giorni nelle cupe galere di Saddam Hussein. Quella in Somalia, è stata una missione sporca e dura, macchiata da casi isolati di torture e maltrattamenti. Al check point Pasta, a Mogadiscio, i paracadutisti della Folgore hanno combattuto la prima dura battaglia in terra d’Africa dopo la seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto etnico siamo intervenuti a pacificare la Bosnia. Per il Kosovo, nel 1999, l’aeronautica militare ha bombardato i serbi effettuando 3mila sortite. Una guerra aerea di cui non si poteva parlare per opportunità politiche. Dopo l’11 settembre i focolai di instabilità sono diventati sempre più insidiosi, dall’Iraq all’Afghanistan. Nel 2003, con la missione Antica Babilonia a Nassiryah, i nostri soldati sono rimasti coinvolti nelle battaglie dei ponti contro i miliziani sciiti. In sole 24 ore gli italiani hanno sparato centomila colpi. Siamo sbarcati di nuovo in Libano dopo il conflitto fra Israele ed Hezbollah, ma la nostra vera trincea è l’Afghanistan. Con i rinforzi previsti per l’estate arriveremo a 4mila uomini per garantire sicurezza nella parte occidentale del paese, grande come il Nord Italia, al confine con l’Iran. Herat, Bala Murghab, Farah, Bala Baluk, Bakwa, Shindad sono i nomi esotici e lontani dove fanti, alpini, paracadutisti combattono e muoiono in aspri scontri e imboscate con i talebani o attentati. Dal 1982, nelle nostre “guerre” di pace, sono caduti 103 soldati italiani.

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04 giugno 2010 | Tele4 | reportage
Intervista sul'Afghanistan la mia seconda patria
Un'intervista di Tele 4 in occasione del dibattito “Afghanistan: raccontare la guerra, raccontare la pace”, al Circolo della Stampa di Trieste,con la fotorgafa Monika Bulaj.

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18 novembre 2001 | Studio Aperto - Italia1 | reportage
I campi del terrore ed i documenti di Al Qaida
I campi del terrore ed i documenti di Al Qaida

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28 agosto 2008 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Taccuino di guerra - Torno a casa dopo un mese in trincea
Afghanistan,un'estate in trincea.In prima linea con i soldati italiani

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20 maggio 2005 | Radio 24 | reportage
Afghanistan
Timor Shah il tagliagole che ha rapito Clementina
Partiamo con la cronaca dall'Afghanistan per capire dall'inviato a kabul de Il Giornale, Fausto Biloslavo, se ci sono nuovi sviluppi in merito al sequestro della cooperante italiana Clementina Cantoni. Non sono ancora chiare, infatti, le richieste dei rapitori e sia il Governo afghano sia quello italiano hanno invitato al riserbo più assoluto.

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18 maggio 2010 | Radio 24 | intervento
Afghanistan
Morire per Kabul?
La missione in Afghanistan è una sfida che non possiamo perdere, anche se ci costa sangue e sudore. La maggioranza degli ascoltatori di Radio 24, che ascoltano al mattino Alessandro Milan, vorrebbero il ritiro delle truppe.

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16 aprile 2010 | SBS Australia | intervento
Afghanistan
I tre di Emergency trasefriti nella capitale afghana
Trasferiti a Kabul i tre medici di Emergency. Sembrava che la soluzione fosse ancora lontana.

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12 novembre 2001 | Radio 24 Linea 24 | reportage
Afghanistan
Il crollo dei talebani - La battaglia di Kabul
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. I mujaheddin ad un passo di Kabul. Nell'Afghanistan occidentale cade Herat. Metà del paese è nelle mani dell'alleanza anti talaebana

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