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Reportage
12 settembre 2021 - Prima - Afghanistan - Il Giornale
E in Afghanistan fanno festa “Grazie ad Allah ci sono i talebani”
Fausto Biloslavo e Gian Micalessin
Kabul
«L\\\'11 settembre? È quando l\\\'America ha lanciato degli aeroplani contro dei grattacieli per poi giustificare l\\\'invasione dell\\\'Afghanistan e scatenare un bagno di sangue» pontifica Said Mohammad ad una bancarella di spezie del più grande bazar di Kabul. Il giorno dell\\\'attacco di Al Qaida alle torri gemelle, «gli afghani se ne fregano» ammette una fonte del Giornale. Venti anni dopo in tanti sono convinti che sia stato un complotto dello Zio Sam per occupare l\\\'Afghanistan. E Mohammad si allinea al nuovo corso: «Grazie ad Allah adesso ha preso il potere l\\\'Emirato islamico».
Le donne che frequentano l\\\'affollato bazar sono coperte dalla testa ai piedi come fantasmi e nessuna ha il coraggio di parlare ai giornalisti. Le bancarelle sono stracolme, però mancano i soldi per fare la spesa. Davanti alla banca Azizi, uno delle più importanti del Paese, la coda si è trasformata in ressa. Centinaia di persone sono pigiate una all\\\'altra fin dall\\\'alba nella speranza di entrare per potere ritirare i miseri 200 dollari alla settimana previsti per famiglia. »Non abbiamo soldi per comprare da mangiare. La gente è inferocita. Sono in fila da tre giorni per prelevare il mio denaro» protesta Moahmmed Taher, sfollato a Kabul.
Ai crocevia ambulanti troppo giovani sventolano le bandiere nere e bianche dell\\\'Emirato di varie taglie cercando di piazzarle agli automobilisti. Scarse le vendite e uno dei ragazzi confessa: «Non mi importa dell\\\'Emirato. Sono povero e vendo le bandiere per vivere». L\\\'11 settembre sarebbe stato troppo provocatorio, ma fonti di intelligence prevedono la proclamazione del secondo Emirato oggi o nei prossimi giorni. La festa fondamentalista potrebbe, però, venire guastata dai cugini ribelli dell\\\'Isis Khorasan, la costola afghana dello Stato islamico con cellule a Kabul. I terroristi starebbero preparando attacchi suicidi e nel mirino potrebbero esserci i giornalisti o gli alberghi dove alloggiano per insanguinare la cerimonia talebana.
In risposta alle manifestazioni dell\\\'ultima settimana che chiedono libertà e democrazia, 300 donne sono sfilate coperte di nero da capo a piedi con la scorta dei miliziani. Le talebane partite dall\\\'università sono scese in piazza a sostegno delle politiche di segregazione nelle classi rispetto agli uomini e in appoggio all\\\'Emirato. I saloni di bellezza di Kabul, spuntati come funghi negli ultimi 20 anni, adesso sono chiusi oppure dipinti di nero neanche fossero dei sexy shop. L\\\'incontro «segreto» con le estetiste di un famoso salone è come un appuntamento di James Bond ai tempi della guerra fredda. Prima salgono in macchina, davanti in due, poi si fanno lasciare ad una certa distanza dal centro e alla fine entrano prima loro e poi i giornalisti di soppiatto. «Guardate. I talebani ci hanno imposto di oscurare con la vernice nera tutti i volti femminili che avevamo sulle vetrine - spiega Zainab, nome di fantasia - Le clienti non vengono più perchè hanno paura. Possono chiuderci da un momento all\\\'altro».
Nulla rispetto alla brutalità talebana che emerge nel resto del paese. Un video postato su Twitter dalla zona del Panshir mostra l\\\'uccisione a sangue freddo di un uomo in mimetica fermato ad un posto di blocco e identificato come possibile militante della resistenza. Il presunto militare, fatto scendere da un auto e spinto a lato della strada, viene eliminato con una raffica di kalashnikov sotto gli occhi di una folla impaurita e sconvolta. Ancora più atroce il video arrivato a Il Giornale dalle vallate del Badakshan, nell\\\'estremo nord est del paese. Una madre in lacrime viene prima colpita con il calcio di un kalashnikov da un talebano e poi affrontata da un altro che tenta di bloccarla con un pugno in pieno volto. La donna, indifferente alle percosse, continua a correre per poi gettarsi a terra invocando più volte il nome di «Allah». Qualche secondo dopo - quando il telefonino riesce a oltrepassare il posto di blocco talebano - ritroviamo la donna in lacrime, distesa accanto al corpo di un giovane, probabilmente suo figlio, che agonizza in una pozza di sangue.
[continua]

video
28 ottobre 2012 | TG5 | reportage
Afghanistan: un botto e la polvere dell'esplosione che invade il blindato
L’esplosione è improvvisa, quando meno te l’aspetti, lungo una pista arida, assolata e deserta. I soldati italiani si sono infilati fra le montagne di Farah nell’Afghanistan occidentale infestato da talebani. Una colonna di fumo alta una quindicina di metri si alza verso il cielo. Il tenente Davide Secondi, 24 anni, urla alla radio “siamo saltati, siamo saltati” su un Ied, le famigerate trappole esplosive disseminate dai talebani. Non hai neppure il tempo di capire se sei vivo o morto, che la polvere invade il super blindato Cougar fatto apposta per resistere a questi ordigni. E’ come se la mano del Dio talebano afferrasse il bestione da 14 tonnellate in movimento fermandolo come una macchinina giocattolo. A bordo siamo in cinque ancorati ai sedili come in Formula uno per evitare di rimbalzare come birilli per l’esplosione. La più esposta è Mariangela Baldieri, 24 anni, del 32° genio guastatori alpini di Torino. Addetta alla mitragliatrice, metà del corpo è fuori dal mezzo in una torretta corazzata. Si è beccata dei detriti e sul primo momento non sente dall’orecchio destro. Almeno venticinque chili di esplosivo sono scoppiati davanti agli occhi di Alessio Frattagli, 26 anni, al volante. Il caporal maggiore scelto Vincenzo Pagliarello, 31 anni, veterano dell’Afghanistan, rincuora Mariangela. Siamo tutti illesi, il mezzo ha retto, l’addestramento dei guastatori ha fatto il resto. Cinquanta metri più avanti c’era un’altra trappola esplosiva. Il giorno prima a soli venti chilometri è morto in combattimento l’alpino Tiziano Chierotti. La guerra in Afghanistan continua.

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27 novembre 2001 | TG5 - Canale 5 | reportage
La caduta di Kunduz
La caduta di Kunduz

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14 novembre 2001 | TG5 - Canale 5 e Studio Aperto - Italia 1 | reportage
Il giorno dopo la liberazione di Kabul
Il giorno dopo la liberazione di Kabul

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radio

20 maggio 2005 | Radio 24 | reportage
Afghanistan
Timor Shah il tagliagole che ha rapito Clementina
Partiamo con la cronaca dall'Afghanistan per capire dall'inviato a kabul de Il Giornale, Fausto Biloslavo, se ci sono nuovi sviluppi in merito al sequestro della cooperante italiana Clementina Cantoni. Non sono ancora chiare, infatti, le richieste dei rapitori e sia il Governo afghano sia quello italiano hanno invitato al riserbo più assoluto.

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08 marzo 2003 | Radio 24 | intervento
Afghanistan
I figli di Osama Bin Laden
La leggenda vuole che Osama bin Laden abbia una ventina di figli e tre o quattro mogli. Il maggiore è il ventitreenne Saad, cresciuto al fianco del padre, prima in Sudan e poi in Afghanistan nella seconda metà degli anni novanta. Osama gli ordinò di seguirlo nell'ultimo roccaforte di Tora Bora. Se fosse morto sotto i bombardamenti americani Saad avrebbe dovuto seppellirlo in un luogo segreto, continuando ad alimentare il suo mito. Dopo la disfatta afghana Saad è diventato il "delfino" di Osama, occupandosi direttamente della parte organizzativa e finanziaria dei nuovi attacchi terroristici. Altri due figli di Bin Laden hanno seguito il padre nella guera santa contro gli infedeli: Mohammed ed Ahmed. Il primo era considerato, fino all'avvento di Saad, l'erede designato. Mohammed, che ha 21 anni, fa parte delle guardie del corpo di Bin Laden. Sull'altro figlio, Ahmed, ripreso mentre imbraccia le armi a fianco di Osama si sa molto poco. Invece è più famoso Hamza, il dodicenne, pronto pure lui a combattere, che si è fatto riprendere fra i resti di un elicottero abbattutto da Al Qaida in Afghanistan. Nonostante sia un bambino ha recitato dei poemi-proclam,i davanti alle telecamere, da far accapponare la pelle: "Avverto l'America che la sua gente dovrà far fronte a terribili conseguenze se cercheranno di prendere mio padre. Combattere gli americani è alla base della fede"nell'Islam duro e puro.
Fausto Biloslavo
per Radio 24 Il sole 24 ore

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12 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ "Noi voteremo per Karzai"
“Noi voteremo per Karzai” assicura Nazir Ahmad, un capo villaggio amico degli italiani, riferendosi alle presidenziali del 20 agosto e al favorito Hamid Karzai capo dello stato in carica. Il tenente Francesco Vastante della 4° compagnia Falchi è seduto per terra a bere il tè con Nazir nella valle di Kohe Zor. Una vallata tranquilla dove l’Italia ha finanziato 15 pozzi per l’acqua. In cambio gli afghani non vogliono saperne dei talebani. “Almeno in questa valle stiamo vincendo la sfida” sottolinea il tenente Vastante. L’area è quella di Shindad dove sono previsti una cinquantina di seggi per il voto presidenziale e provinciale, che apriranno quasi tutti. Anche nella famigerata valle di Zirko, santuario degli insorti e dei signori della droga, secondo le promesse dei capi clan locali. Gli italiani hanno donato ingenti quantità di bulbi di zafferano per convincere i contadini della valle a convertire le piantagioni di oppio. Per le elezioni le autorità afghane stanno reclutando anche personale femminile necessario alle perquisizione delle donne in burqa che verranno a votare. Talvolta, sotto i burqa, si sono nascosti dei terroristi suicidi. Il 3 luglio un kamikaze si è fatto saltare in aria, con un pulmino, al passaggio di un blindato della compagnia Falchi. I parà a bordo del mezzo, che si è capovolto, sono rimasti miracolosamente illesi. Non dimenticheranno mai l’attentatore vestito di bianco, la vampata giallognola dell’esplosione ed il fumo nero che li ha avvolti. Fausto Biloslavo da Shouz, Afghanistan occidentale per Radio 24 Il Sole 24 ore

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04 febbraio 2003 | Radio 24 Nove in punto | intervento
Afghanistan
Task force Nibbio. I nostri in Afghanistan per combattere/3
Nella zona d'operazione degli italiani i primi improvvisati attacchi kamikaze con le biciclette minate. Il pericolo di finire nel mirino dei talebani, al confine con il Pakistan, è una realtà.

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12 settembre 2002 | Radio 24 Nove in punto | reportage
Afghanistan
Afghanistan un anno dopo/5
Un anno dopo l'11 settembre ed il crollo dei talebani il ruolo delle truppe straniere ed i rapporti con la popolazione. Sulla strada da Bagram, la più grande base degli americani, e Kabul sono appostati "gli avvoltoi". Banditi che si spacciano per poliziotti militari e ti derubano lasciandoti in mutande

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