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01 novembre 2021 - Prima - Italia - Il Giornale
A Trieste la rivolta dei Sì vax “Ora basta, mobilitiamoci”
Trieste La maggioranza silenziosa dovrebbe alzare la testa stufa dell\\\'identificazione di Trieste come capitale dei no pass. Almeno questo è l\\\'obiettivo dell\\\'appello chiaro e netto lanciato su facebook da Mitja Gialuz, docente e presidente della società di vela che organizza la Barcolana e Tiziana Benussi, avvocato e presidente di CRTrieste. Non solo: il sindaco Roberto Dipiazza eletto per la quarta volta anticipa al Giornale che coordinerà oggi con la prefettura «il divieto di assembramento. Basta tolleranza» con cortei e manifestazioni no pass. «Nelle settimane scorse la nostra città è stata teatro di manifestazioni contro il green pass: da qui è nata l\\\'idea che Trieste sia la capitale italiana dei no vax, dei no green pass e della cultura antiscientifica» sono le prime righe dell\\\'appello. «Trieste non è questo. E vuole dirlo a gran voce. Trieste è la capitale italiana della scienza e della scienza si fida», si legge nel testo della petizione su change.org, che ha raccolto in poche ore oltre 8mila firme.
«Il vaccino ci restituisce la libertà. La libertà di essere curati. La libertà di lavorare e di fare impresa. La libertà di studiare in classe e nelle università. La libertà di coltivare i propri interessi e di riprendere una vita sociale. La libertà di fare sport e di viaggiare - spiegano i promotori -. Chi combatte contro i vaccini e contro il green pass non deve mettere in pericolo queste libertà e la salute dei cittadini, non può danneggiare l\\\'economia». Gialuz, patron della Barocalana, la regata velica più grande d\\\'Europa, e Benussi chiedono alla maggioranza silenziosa di svegliarsi dal torpore facendo «sentire la voce () dei cittadini che si sono vaccinati, mettendo in sicurezza sé stessi e adempiendo un dovere di solidarietà sociale () È venuta l\\\'ora della responsabilità. Di tutti». Professionisti di vari settori, compresi giornalisti, volevano organizzare una «marcia» sì pass, per contrapporsi ai cortei che hanno raggiunto punte di 15mila persone di chi vede come fumo negli occhi il certificato verde. Per ora non ha visto la luce. I contagi per coronavirus in Friuli-Venezia Giulia risultano raddoppiati nell\\\'ultima settimana. Ieri sono stati rivelati 295 nuovi infetti con una percentuale di positività del 6,27%. Secondo il vicepresidente regionale con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, l\\\'impennata è «stata causata delle manifestazioni nei giorni scorsi con una netta prevalenza di non vaccinati».
Il primo cittadino Di Piazza conferma al Giornale che domani ha chiesto «la riunione del comitato di sicurezza in prefettura per emettere un\\\'ordinanza che vieti gli assembramenti e questo caos dei cortei. Il mio terrore è tornare alla zona gialla o rossa ammazzando l\\\'economia». La parola d\\\'ordine fra le istituzioni è «basta tolleranza», ma i no pass stanno già panificando nuove manifestazioni con «piazze sempre più affollate». Il 3 novembre, giornata di San Giusto, patrono della città, potrebbe esserci un nuovo corteo e Stefano Puzzer, il portuale leader della protesta ha in serbo per domani «una sorpresa». «Se scenderanno in piazza e per di più senza mascherine ordinerò di far scattare le multe», tuona il sindaco, ma poi dovrebbe essere la polizia a intervenire per disperdere i cortei. E non sarà facile se ci saranno 8mila persone come lo scorso giovedì. Il Coordinamento No Green pass di Trieste ha risposto a muso duro dichiarando che «le dichiarazioni istituzionali sulla volontà di impedire le legittime manifestazioni di dissenso da parte della popolazione» sono «gravissime». E «lasciano trasparire un dato scientifico a noi prima sconosciuto, la selettività del virus che sceglie di colpire i manifestanti in corteo mentre evita i mezzi pubblici strapieni e le classi pollaio delle scuole».
[continua]

video
18 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
L'Islam nelle carceri
Sono circa 10mila i detenuti musulmani nelle carceri italiane. Soprattutto marocchini, tunisini algerini, ma non manca qualche afghano o iracheno. Nella stragrande maggioranza delinquenti comuni che si aggrappano alla fede per sopravvivere dietro le sbarre. Ma il pericolo del radicalismo islamico è sempre in agguato. Circa 80 detenuti musulmani con reati di terrorismo sono stati concentrati in quattro carceri: Macomer, Asti, Benevento e Rossano. Queste immagini esclusive mostrano la preghiera verso la Mecca nella sezione di Alta sicurezza 2 del carcere sardo di Macomer. Dove sono isolati personaggi come il convertito francese Raphael Gendron arrestato a Bari nel 2008 e Adel Ben Mabrouk uno dei tre tunisini catturati in Afghanistan, internati a Guantanamo e mandati in Italia dalla Casa Bianca. “Ci insultano per provocare lo scontro dandoci dei fascisti, razzisti, servi degli americani. Una volta hanno esultato urlando Allah o Akbar, quando dei soldati italiani sono morti in un attentato in Afghanistan” denunciano gli agenti della polizia penitenziaria. Nel carcere penale di Padova sono un centinaio i detenuti comuni musulmani che seguono le regole islamiche guidati dall’Imam fai da te Enhaji Abderrahman Fra i detenuti comuni non mancano storie drammatiche di guerra come quella di un giovane iracheno raccontata dall’educatrice del carcere Cinzia Sattin, che ha l’incubo di saltare in aria come la sua famiglia a causa di un attacco suicida. L’amministrazione penitenziaria mette a disposizione degli spazi per la preghiera e fornisce il vitto halal, secondo le regole musulmane. La fede nell’Islam serve a sopportare la detenzione. Molti condannano il terrorismo, ma c’è anche dell’altro....

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16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
Foibe, conflitto sulla storia

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29 dicembre 2011 | SkyTG24 | reportage
Almerigo ricordato 25 anni dopo
Con un bel gesto, che sana tante pelose dimenticanze, il presidente del nostro Ordine,Enzo Iacopino, ricorda davanti al premier Mario Monti, Almerigo Grilz primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 19 maggio 1987 in Mozambico.

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radio

25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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