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03 novembre 2021 - Interni - Italia - Il Giornale
Trieste fa scuola: altre piazze vietate
Trieste La linea dura di Trieste sui cortei No Pass fa scuola da Novara a Pordenone, ma le armi sono spuntate, compreso il divieto di arrivare nei salotti buoni delle città. E un provvedimento è arrivato in serata: la Questura di Roma ha emesso un foglio di via obbligatorio con divieto di soggiorno per un anno a Roma per Stefano Puzzer, portuale a capo della protesta no green pass, arrivato ieri nella Capitale. Puzzer dovrà lasciare Roma entro le 21 di oggi.
Il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, ha riunito ieri i sindaci del capoluogo giuliano, Udine, Pordenone e Gorizia e il presidente della regione Friuli-Venezia Giulia. L\'obiettivo era trovare una linea comune nei confronti della manifestazioni con ordinanze che arginino i cortei e gli assembramenti. «Le norme lasciano pochi margini di manovra. Di fatto non si possono proibire le manifestazioni. Puoi chiudere il centro ed è già previsto dai decreti legge l\'uso di mascherine e distanziamenti in caso di assembramenti, ma se qualcuno non rispetta le regole alla fine verrà sanzionato e non è facilissimo farlo» spiega al Giornale chi conosce i contenuti della riunione. Si è parlato anche di imporre degli steward agli organizzatori per far rispettare le norme anti Covid. Il primo cittadino di Pordenone, Alessandro Ciriani, consapevole che «ordinanze di divieto a manifestare verrebbero impugnate al Tar» sta studiando un sistema per evitare i cortei in centro periodo degli eventi natalizi.
Ieri è stato pubblicato il decreto del prefetto Valenti, che chiude ai No Pass piazza Unità d\'Italia «in via sperimentale fino al 31 dicembre». Nel decreto si fa riferimento alle «recenti manifestazioni di protesta» che si «sono svolte in piazza creando situazioni di criticità per l\'ordine e la sicurezza pubblica». Il nocciolo originario della protesta, il Coordinamento No Pass fondato dagli antagonisti di sinistra, ha indetto un nuovo corteo «regionale» sabato prossimo. Il ritrovo è in piazza Libertà a un solo chilometro lungo le ampie rive dal centro vietato dal prefetto.
Il 28 ottobre 8mila persone, sfilate nell\'ultimo corteo No Pass, non avrebbero dovuto raggiungere piazza Unità. Un cordone di carabinieri si è schierato per fermarli, proprio sulle rive, ma lasciando liberi i marciapiedi di lato. Così i manifestanti hanno beffato le forze dell\'ordine aggirandole e proseguendo tranquillamente verso piazza Unità. Il percorso di sabato non è ancora noto. «Stanno provando di nuovo a delegittimarci - spiegano gli organizzatori sui social -: accusano che i nostri cortei, passeggiate all\'aperto, sono all\'origine del focolai, ci pare l\'ennesima sponda sanitaria alla repressione del dissenso!». Stefano Puzzer, il portuale triestino è a Roma in piazza del Popolo con un tavolino e alcune sedie intestate al Papa, Draghi, Usa, Russia e Comunità europea. «Aspetterò che venga a parlarmi qualcuno - sostiene - Il mio intento è far capire che non molliamo». E invece è arrivato l\'obbligo di andare via. Intanto la petizione della maggioranza silenziosa Sì Pass ha raccolto ieri sera oltre 40mila firme. Anche a Novara si stanno studiando delle limitazioni ai cortei dopo l\'indecente sfilata di un gruppo di manifestanti vestiti da deportati ebrei ad Auschwitz. «Visto il clima che si è creato e le reazioni di sdegno dei cittadini ritengo sia da valutare l\'opportunità di concedere l\'autorizzazione a un\' altra manifestazione» ha spiegato il sindaco Alessandro Canelli.
[continua]

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29 dicembre 2010 | | reportage
Gli occhi della guerra a Trieste
Dopo aver portato la mostra su 25 anni di reportage di guerra in tutta Italia, finalmente il 29 dicembre è stata inaugurata a Trieste, presso la sala espositiva della Parrocchia di Santa Maria Maggiore, via del Collegio 6. Gli occhi della guerra sono dedicati ad Almerigo Grilz e a tutti i giornalisti caduti sul fronte dell'informazione. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 10 al 20 gennaio. L'evento è stato organizzato dal Circolo universitario Hobbit con la sponsorizzazione della Regione.

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11 novembre 2008 | Centenario della Federazione della stampa | reportage
A Trieste una targa per Almerigo Grilz
e tutti i caduti sul fronte dell'informazione

Ci sono voluti 21 anni, epiche battaglie a colpi di articoli, proteste, un libro fotografico ed una mostra, ma alla fine anche la "casta" dei giornalisti triestini ricorda Almerigo Grilz. L'11 novembre, nella sala del Consiglio comunale del capoluogo giuliano, ha preso la parola il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Villotta. Con un appassionato discorso ha spiegato la scelta di affiggere all'ingresso del palazzo della stampa a Trieste una grande targa in cristallo con i nomi di tutti i giornalisti italiani caduti in guerra, per mano della mafia o del terrorismo dal 1945 a oggi. In rigoroso ordine alfabetico c'era anche quello di Almerigo Grilz, che per anni è stato volutamente dimenticato dai giornalisti triestini, che ricordavano solo i colleghi del capoluogo giuliano uccisi a Mostar e a Mogadiscio. La targa è stata scoperta in occasione della celebrazione del centenario della Federazione nazionale della stampa italiana. Il sindacato unico ha aderito all'iniziativa senza dimostrare grande entusiasmo e non menzionando mai, negli interventi ufficiali, il nome di Grilz, ma va bene lo stesso. Vale la pena dire: "Meglio tardi che mai". E da adesso speriamo veramente di aver voltato pagina sul "buco nero" che ha avvolto per anni Almerigo Grilz, l'inviato ignoto.

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10 giugno 2008 | TG3 regionale | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /1
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non dimentica i vecchi amici scomparsi. Il 10 giugno ha visitato a Bolzano la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” dedicata ad Almerigo Grilz. La mostra è stata organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti. Gli ho illustrato le immagini forti raccolte in 25 anni di reportage assieme ad Almerigo e Gian Micalessin. La Russa ha ricordato quando "sono andato a prendere Fausto e Almerigo al ritorno da uno dei primi reportage con la mia vecchia 500 in stazione a Milano. Poco dopo li hanno ricoverati tutti e due per qualche malattia". Era il 1983, il primo reportage in Afghanistan e avevamo beccato l'epatite mangiando la misera sbobba dei mujaheddin, che combattevano contro le truppe sovietiche.

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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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