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Intervista esclusiva
07 novembre 2021 - Sito - Afghanistan - Il giornale.it
"Non lasceremo soli gli interpreti e attivisti che rischiano la vita. Con Meloni abbiamo un piano per aiutarli"
Fausto Biloslavo
“Ho parlato con Giorgia Meloni e si impegnerà personalmente per un’accoglienza immediata, celere, degli afghani veramente in pericolo di vita” spiega al Giornale, Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia, che ha guidato una delegazione di Strasburgo in Pakistan. I corridori umanitari del governo, che hanno ottenuto finalmente il via libera, prevedono di portare in Italia 1200 afghani in due anni, ma la procedura sarà lenta. Diversi nostri collaboratori tagliati fuori dall’evacuazione, attivisti dei diritti umani e giornalisti rischiano la vita adesso e sono costretti a nascondersi per paura dei talebani. Il giornale.it ha una lista di afghani, che sta aiutando, in pericolo immediato.
Il corpo ritrovato nelle ultime ore di Frozan Safi, 29 anni, insieme a quello di altre tre ragazze, è la dimostrazione delle rappresaglie mirate. Il quotidiano inglese The Guardian ha rivelato che l\'attivista per i diritti umani era sparita il 20 ottobre. Il cadavere è stato identificato venerdì all\'obitorio di Mazar i Sharif. “L\'abbiamo riconosciuta dai suoi vestiti. I proiettili le hanno distrutto la faccia\" ha dichiarato la sorella, Rita, un medico. \"C\'erano ferite da proiettile dappertutto, troppe da contare - ha raccontato - in testa, al cuore, sul petto, ai reni e alle gambe”.
Procaccini che rappresenta i Conservatori e riformisti europei nella Commissione Libe, su libertà, giustizia e diritti umani, è appena rientrato dalla visita lampo di due giorni, ma intensa, in Pakistan.
Qual è la situazione degli afghani scappati in Pakistan, dopo l’arrivo a Kabul dei talebani?
“Ieri scadeva un ultimatum del governo di Islamabad rivolto ai profughi: chi non aveva ottenuto un visto occidentale o pachistano sarebbe stato rimandato a casa. Per ora non è ancora giunta la grande ondata, ma il Pakistan si attende l’arrivo in massa degli afghani nel giro di settimane con il peggioramento della situazione soprattutto economica”.
Fratelli d’Italia vuole che gli afghani in fuga restino nei paesi limitrofi. E quelli che rischiano la vita?
“Aiutiamo ad aiutarli sostenendoli in Pakistan e Iran non è solo la linea di Giorgia Meloni, ma sono le stesse idee di Merkel e Macron. A parte uomini e donne che hanno collaborato con gli occidentali o sono in reale pericolo di vita, che vanno soccorsi e c’è anche qualche cristiano, con ponti aerei, corridoi umanitari, caso per caso”.
In pratica qual è il piano?
“Giorgia Meloni si impegnerà personalmente per un’accoglienza immediata, celere, degli afghani veramente in pericolo di vita, i casi veramente gravi e urgenti. E’ intenzionata a farlo interessando il mondo cattolico. Un’organizzazione cristiana piuttosto radicata è già pronta e ha i fondi per organizzare un volo charter per 350 persone. Non si tratta solo di portarli in Italia, ma anche in altri paesi come il Brasile”.
Cosa pensa dei corridoi umanitari decisi dal governo con le Ong?
“L’Italia era l’unico paese che non li aveva ancora attivati. Il tanto vituperato presidente brasiliano Bolsonaro ha già avviato un mega corridoio per gli afghani. Adesso è arrivata la firma a Roma per accogliere 1200 persone in due anni, ma il rischio è che per gli afghani in pericolo immediato sia troppo tardi, tutto troppo lento”.
La nostra ambasciata a Islamabad è collaborativa?
“L’ambasciatore in Pakistan, Andreas Ferrarese, è un diplomatico che sente nel profondo di non poter sfuggire dalle storie drammatiche degli afghani più a rischio e delle loro famiglie. Fa di tutto, a differenza di altri, per aiutarli”.
Durante la visita della delegazione siete riusciti a risolvere casi drammatici?
“Mi sono personalmente interessato per aiutare una giornalista afghana con il marito costretti a scappare in Pakistan, che rischiavano di venire rimandati inidetro. Attraverso la diplomazia le abbiamo fatto ottenere, per ora, un visto locale e poi vedremo se sarà possibile inserirla nei corridoi umanitari italiani”.
Come è nata questa missione?
“Il Pakistan ha un accordo commerciale con l’Unione europea vantaggioso per Islamabad. Proprio in questi giorni si sta trattando il rinnovo. In aprile il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione di condanna per la legge sulla blasfemia di Islamabad che ha portato alla condanna a morte di una coppia di cristiani. (Il Giornale ha scoperto che sono stati lasciati partire proprio per Bruxelles, dove sono in salvo da qualche settimana nda). I pachistani ci hanno invitato a discutere del problema e nel frattempo si è aggiunta la crisi afghana”.
Avete fatto qualche passo in avanti sui cristiani?
“Abbiamo capito che la legge sulla blasfemia viene utilizzata nelle aree rurali, più conservatrici, spesso per interessi spiccioli. Ti accuso di aver offeso Maometto così mi prendo il tuo terreno o la casa. I pachistani sostengono di averla messa in naftalina”.
E dei talebani cosa dicono adesso che hanno preso il potere?
“Secondo i pachistani l’Occidente deve riconoscere il regime perchè non ci sono alternative, altrimenti arriva un’ondata di profughi che non intendono sostenere in alcun modo. Secondo Islamabad bisogna riaprire il flusso di aiuti verso Kabul per evitare il collasso. Però ammettono che al potere non ci sono i talebani che hanno trattato con gli americani a Doha ma i duri e puri, più estremisti, che disconoscono gli accordi”.
[continua]

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20 maggio 2009 | Matrix | reportage
Afghanistan - guerra o pace
Finalmente un lungo dibattito sulla crisi nel paese al crocevia dell'Asia. Alessio Vinci conduce su Canale 5 alle 23.30 AFGHANISTAN GUERRA E PACE. Una puntata tosta con il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, il collega Pietro Suber e Fausto Biloslavo.

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23 novembre 2001 | TG5 - Canale 5 e Studio Aperto - Italia 1 | reportage
La battaglia di Kandahar
La battaglia di Kandahar

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07 giugno 2010 | Porta a Porta | reportage
Un servizio sulle guerre di pace degli italiani
Le “guerre” di pace degli italiani sono iniziate nel 1982, con la prima importante missione all’estero nel martoriato Libano, dopo il conflitto fra israeliani e palestinesi. Oggi sono quasi diecimila i soldati italiani impegnati nel mondo in venti paesi. Oltre alla baionette svolgiamo un apprezzato intervento umanitario a favore della popolazione. Dall’Africa, ai Balcani, al Medio Oriente, fino all’Afghanistan non sempre è una passeggiata per portare solo caramelle ai bambini. Nel 1991, durante la guerra del Golfo, un caccia bombardiere italiano è stato abbattuto dalla contraerea irachena. Il pilota Gianmarco Bellini ed il navigatore Maurizio Cocciolone sono rimasti per 45 giorni nelle cupe galere di Saddam Hussein. Quella in Somalia, è stata una missione sporca e dura, macchiata da casi isolati di torture e maltrattamenti. Al check point Pasta, a Mogadiscio, i paracadutisti della Folgore hanno combattuto la prima dura battaglia in terra d’Africa dopo la seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto etnico siamo intervenuti a pacificare la Bosnia. Per il Kosovo, nel 1999, l’aeronautica militare ha bombardato i serbi effettuando 3mila sortite. Una guerra aerea di cui non si poteva parlare per opportunità politiche. Dopo l’11 settembre i focolai di instabilità sono diventati sempre più insidiosi, dall’Iraq all’Afghanistan. Nel 2003, con la missione Antica Babilonia a Nassiryah, i nostri soldati sono rimasti coinvolti nelle battaglie dei ponti contro i miliziani sciiti. In sole 24 ore gli italiani hanno sparato centomila colpi. Siamo sbarcati di nuovo in Libano dopo il conflitto fra Israele ed Hezbollah, ma la nostra vera trincea è l’Afghanistan. Con i rinforzi previsti per l’estate arriveremo a 4mila uomini per garantire sicurezza nella parte occidentale del paese, grande come il Nord Italia, al confine con l’Iran. Herat, Bala Murghab, Farah, Bala Baluk, Bakwa, Shindad sono i nomi esotici e lontani dove fanti, alpini, paracadutisti combattono e muoiono in aspri scontri e imboscate con i talebani o attentati. Dal 1982, nelle nostre “guerre” di pace, sono caduti 103 soldati italiani.

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radio

19 ottobre 2005 | Radio 24 | intervento
Afghanistan
Saddam Hussein: pena di morte?
E' in corso il processo contro il dittatore di Baghdad che, per le leggi vigenti in Iraq, potrebbe portare alla pena di morte. Può essere accettabile la pena capitale, anche se applicata a un feroce dittatore? Gli sfidanti: Lilli Gruber, giornalista e scrittrice, eurodeputata per L'Ulivo, Fausto Biloslavo, giornalista di guerra.

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14 agosto 2008 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Taccuino di guerra - "Sono il sergente Joseph Buonpastore..."
Afghanistan,un'estate in trincea. In prima linea con i marines

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14 novembre 2001 | Radio 24 | reportage
Afghanistan
Kabul la prima giornata di libertà
Gioie e dolori delle prime 48 ore di libertà a Kabul raccontati sotto un cielo di stelle dalla terrazza dell'hotel Intercontinental.

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12 novembre 2001 | Radio 24 Linea 24 | reportage
Afghanistan
Il crollo dei talebani - Una giornata di guerra/2
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. L'avanzata su Kabul e le notizie di saccheggi e vendette a Mazar i Sharif. I "gulam jam" del generale Dostum sono entrati in città. Tagliano le orecchie ai nemici per ottenere la ricompensa. Il soprannome "gulam jam" significa che quando passano loro bisogna arrotolare il tappeto e andarsene, perchè non resta più nulla

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04 febbraio 2003 | Radio 24 Nove in punto | intervento
Afghanistan
Task force Nibbio. I nostri in Afghanistan per combattere/2
Uno dei nemici più temibili della task force Nibbio nel sud est dell'Afghanistan è il leggandario comandante filo talebano Jalaluddin Haqqani. Lo avevamo incontrato da quelle parti nel 1983, durante l'invasione sovietica, mentre sfidava le pallottole nel mezzo di un'assedio ad un forte governativo.

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