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23 novembre 2021 - Attualità - Egitto - Il Giornale
L’operazione segreta di Francia e Egitto: “In Libia uccisi centinaia di civili innocenti”
L\'obiettivo era individuare i terroristi che dalla Libia cercavano di penetrare in Egitto. Il risultato è stato che i servizi segreti francesi segnalavano mezzi e colonne sospette di contrabbandieri e trafficanti di uomini, che poco o niente avevano a che fare con l\'Isis o al Al Qaida, ma diventavano bersaglio dei caccia egiziani. L\'operazioni Sirli, secondo i documenti top secret ottenuti dal sito Disclose, specializzato in giornalismo investigativo, avrebbe provocato 19 bombardamenti mirati dal 2016 al 2018 con centinaia di morti civili. Due presidenti francesi, François Hollande ed Emmanuel Macron, erano informati e hanno approvato la missione. I documenti dell\'Eliseo, della Difesa e dei servizi segreti pubblicati da Disclose «dimostrano come l\'operazione nascosta al pubblico sia stata usata dagli egiziani a favore di una campagna di esecuzioni arbitrarie: Crimini di Stato».
Tutto ha inizio nel 2016 quando l\'Isis si è insediato da pochi mesi, a Sirte, sulla costa libica proclamandola «capitale» dello Stato islamico locale. Il 13 febbraio i primi dieci uomini inviati dall\'intelligence francese arrivano a Marsa Matruh, una cittadina egiziana sul Mediterraneo ad ovest del Cairo verso la frontiera con la Libia. Il loro visto sarebbe stato turistico per copertura. In realtà sono esperti della ricognizione aerea, in parte militari in servizio ed ex che lavorano per la Cae, una società del Lussemburgo specializzata in comunicazioni e intercettazioni. Il loro compito è perlustrare dal cielo la frontiere libica (1200 chilometri) con un velivolo ad elica Merlin III. Il sito pubblica le foto della ricognizione aerea, che non individua terroristi, ma soprattutto contrabbandieri di carburante, sigarette e altre merci. Oltre a trafficanti di uomini che agiscono lungo le rotte libiche ed egiziane. Una spina nel fianco del regime di Al Sisi gestita dai beduini, che forse serve a finanziare indirettamente il terrorismo pagando dei dazi per il passaggio. Nell\'aprile 2016 cominciano a sorgere i primi dubbi: gli ufficiali di collegamento egiziani dichiarano apertamente che «vogliono guidare le azioni dirette contro i trafficanti». Il 12 settembre la squadra francese individua un convoglio di trafficanti, che poi viene bombardato dagli egiziani. Le segnalazioni si susseguono e poco dopo intervengono gli F 16 egiziani. Pierre de Villiers, il capo di stato maggiore francese, riceve un rapporto molto chiaro: gran parte degli obiettivi individuati nel deserto egiziano «non hanno collegamenti con il terrorismo. Si tratta semplicemente di contrabbandieri beduini». Spesso, però, i beduini aiutano le organizzazioni del terrore nel traffico di armi e per l\'infiltrazione dei kamikaze.
Il 5 luglio 2017 viene ucciso per sbaglio un ingegnere del Cairo, Ahmed El-Fiky e due suoi colleghi, che non avevano a che fare neppure con i trafficanti di merci e uomini, ma sono stati inceneriti lo stesso dai caccia egiziani. «Il problema del terrorismo non è mai stato affrontato» si legge in una nota del dipartimento dell\'intelligence militare di Parigi. I militari hanno informato i vertici politici senza risultati evidenti. Secondo Disclose personale francese sotto copertura opererebbe ancora nel deserto egiziano al confine con la Libia.
[continua]

video
21 agosto 2013 | Uno Mattina | reportage
I Fratelli musulmani piegati dalla piazza e dai militari
Sull'Egitto i grandi inviati sono rimasti infatuati dai Fratelli musulmani duramente repressi, ma gran parte degli egiziani non stava più con loro e non li considerava delle vittime

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10 febbraio 2016 | Sky Tg24 | reportage
Il caso Regeni
I misteri di un'orribile moret al Cairo. I suoi supervisori dell'università di Cambridge lo avevano messo in guardia sui rischi che correva?

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23 febbraio 2016 | Porta a Porta | reportage
Il caso Regeni
Un video, denunce pubbliche dei pericoli per gli studenti in Egitto e scritti militanti mostrano un altro volto dei referenti accademici inglesi di Giulio Regeni. Non sono solo professori universitari, ma attivisti contro il regime egiziano oppure erano a conoscenza dei rischi della ricerca al Cairo dello studente friulano. Lo rivela il numero di Panorama in edicola con un titolo forte: “Le colpe dei docenti di Cambridge”.

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radio

15 febbraio 2016 | Zapping Radio uno | intervento
Egitto
Misteri e sospetti sulla morte di Regeni
Ospedali Bombardati in Siria.Non si fermano i raid:Germano Dottori analista strategicoLuiss,Gastone Breccia esperto Medio Oriente,Loris De Filippi presidente MSF. I misteri ed i sospetti sulla morte di Regeni:Fausto Biloslavo.

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07 aprile 2016 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Egitto
Regeni: la pista inglese
Le referenti accademiche di Regeni sono protette da un insolito tabù mediatico e governativo. In realtà proprio il ruolo delle docenti di Cambridge potrebbe indirizzare verso il movente dell’orribile fine del giovane ricercatore. Maha Abdulrahaman, la sua tutor di origini egiziane, l’11 giugno dello scorso anno aveva tenuto una conferenza sui “Diritti umani in Egitto” a Cambridge nella sede di Amnesty international, che ha lanciato la campagna “verità per Giulio”. La conferenza denunciava le “forme di repressione contro giornalisti, studenti, attivisti, lavoratori e cittadini ordinari”. Pur conoscendo bene i pericoli ha controfirmato l’analisi del rischio presentata da Regeni all’università per poter andare al Cairo. La sua sodale, Alexander, ha storto il naso contro la “tardiva” presa di posizione britannica: “Quando un dottorando viene torturato ed ucciso i ministri sembrano riluttanti a dire qualcosa di critico sulle autorità egiziane”. In ottobre con Regeni al Cairo, grazie ai suoi contatti, la docente di Cambridge pubblicava un’analisi proponendo l’alleanza fra gli attivisti di sinistra ed i Fratelli musulmani “capace di farla finita con il regime del generale” Al Sisi, presidente egiziano. Il 25 ottobre firmava un appello contro la visita del capo dello stato egiziano a Londra, poi pubblicato su Ikhwanweb, il sito ufficiale dei Fratelli musulmani. Il 4 novembre con Regeni sempre in prima linea al Cairo arringava la piazza a Londra bollando Al Sisi come “un assassino” sollevando l’entusiasmo e lo sventolio delle bandiere della Fratellanza. Il tutto immortalato in un video, che non può essere sfuggito ai servizi inglesi ed egiziani. Alexander fin dal 2009 è in contatto con Maha Azzam, presidente dell’Egyptian Revolutionary Council, il governo ombra dell’opposizione ad Al Sisi con sede a Ginevra. La Farnesina non ha mai voluto commentare questa parte, inquietante ed ambigua, del caso Regeni, che potrebbe portare al movente del delitto.

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