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Articolo
22 dicembre 2021 - Esteri - Afghanistan - Panorama
I guai degli afghani d’Italia
Fausto Biloslavo
“Per i talebani è un privilegio ucciderci. Siamo in pericolo, obiettivi di eliminazioni mirate e sequestri” è la drammatica denuncia di Shakila, un’ufficiale del disciolto esercito afghano. In divisa, attorniata da altre donne soldato di Herat, lancia un disperato appello video al nostro paese attraverso Panorama. “L’Italia è stata uno dei nostri più importanti sostenitori - spiega in inglese - Siamo un gruppo di 45 donne dell’esercito che hanno servito nella parte occidentale dell’Afghanistan”. Le altre, con il volto coperto dalle mascherine anti covid, hanno portato le loro giovanissime figlie che mostrano cartelli con scritto “salvateci” e “non dimenticateci”. Le donne soldato dichiarano di “non avere abbastanza cibo” per sopravvivere. “E’ calato il silenzio sul nostro destino - denunciano - Chiediamo aiuto al governo e al popolo italiano. Vi preghiamo di salvare le nostre vite e quelle dei nostri figli”. Il drammatico video appello, che pubblichiamo sul sito di Panorama, è arrivato grazie a Zhara Gol Popal, responsabile di genere del 207° corpo d’armata di Herat. Dopo la presa del potere dei talebani il 15 agosto era ricercata in tutto il paese. Grazie ad una catena di solidarietà che ha coinvolto la Fondazione l’Ancora e il Comune di Verona, la soldatessa Jane afghana e i suoi familiari sono arrivati in Italia. “In Afghanistan ero morta. Ci avete salvato - sottolinea Zhara nel mini appartamento veronese - Ma vi prego di non dimenticare le donne afghane oppresse dai talebani”.
L’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, conferma a Panorama che “tanti nostri amici in Afghanistan sono rimasti indietro. Non solo gli interpreti, ma anche i militari che abbiamo formato, i giudici, le soldatesse che nessuno considera”. E sui 5mila afghani che abbiamo evacuato in emergenza dall’aeroporto di Kabul l’ex grillina mette il dito nelle piaga: “Ricevo segnalazioni di problemi da diverse parti d’Italia. Dovevano essere accolti in maniera diversa rispetto a tutti gli altri migranti che sono entrati illegalmente. In molti casi non è stato così”.
Panorama ha raccolto alcuni dei guai degli afghani d’Italia. “Non smetteremo mai di ringraziarvi per averci salvato, ma dove ci troviamo adesso, a Bergamo, credetemi, non si può vivere” racconta Arezoo Yahya Zadeh. Assieme alla sorella la giovane giornalista afghana di 27 anni era diventata famosa innalzando un pezzo di cartone con la parola “Tuscania” nella calca che cercava di entrare all’aeroporto di Kabul per l’evacuazione di agosto. I carabineiri paracadustisti del reggimento Tuscania le hanno viste e tratte in salvo. “Non abbiamo un punto di riferimento. L’appartamento è in pessime condizioni con il riscaldamento che non funziona e spifferi dalle finestre. Ci siamo ammalate ed è difficile dormire per il freddo” racconta l’afghana. Le ragazze di Herat hanno fotografato le confezioni di mandarini marci e stanno lottando anche per frequentare un corso di italiano. Purtroppo sono entrate nel girone dantesco dei Cas, i centri di accoglienza straordinaria, che doveva essere una soluzione temporanea per poi passare al programma di integrazione vero e proprio. L’appuntamento per la commissione che deciderà l’asilo in Italia, però, è fissato appena il 17 marzo.
“Mi domando perché il Governo non abbia dato agli Interni indicazioni per distinguere le procedure degli “evacuati” dall’Afghanistan da quelle normalmente utilizzate per gli sbarchi dei clandestini. Trovo ingiusto averli inviati nei Cas senza considerare che si tratta quasi sempre di nuclei familiari con anziani o con bambini molto piccoli” dichiara Cinzia Bonfrisco, europarlamentare della Lega, che ha preso a cuore la sorte degli afghani.
Al momento sono 2700 ad avere già ottenuto lo status di rifugiato, ma “sarebbe stato meglio un riconoscimento immediato”sottolinea Bonfrisco per entrare subito nel circuito di accoglienza e integrazione Sai.
Il capitano dei corpi speciali, Aijad Mohammadi, ha combattuto fino all’ultimo contro i talebani. Da settembre è in Liguria con i suoi familiari compresa la vedova di un fratello decapitato dai nuovi padroni dell’Afghanistan. “I talebani utilizzano schede cellulari con prefissi internazionali, compreso il +39 italiano, per chiamare gli afghani che hanno collaborato con la Nato - rivela a Panorama - Se rispondono o si presentano nella speranza di venire evacuati vengono imprigionati o uccisi”.
Fino a metà dicembre il capitano che si è formato all’accademia militare di Modena viveva con l’aiuto “dei commilitoni italiani del corso Coraggio e della signora Bonfrisco. Non avevo neanche i soldi per comprare le scarpe ai bambini. Il comune che ci ospita ci porta da mangiare, altrimenti morivamo di fame”. Adesso, dopo interventi e pressioni, riceverà “2,5 euro a persona al giorno o 225 euro al mese per famiglia con più di tre membri. Però vorrei lavorare per non pesare”.
Da Sassari, dove sono state dislocate otto famiglie afghane, arriva la denuncia di Yusuf Qaderi, ex contractor per il contingente italiano ad Herat. “Viviamo in condizioni difficili. Il governo italiano ci ha dimenticati. Ho scritto a tutti, ma nessuno risponde. Ci avevano promesso un alloggio decente e un aiuto economico iniziale per rifarci una vita - spiega l’afghano - Una famiglia è già andata via verso la Germania. E altri stanno addirittura pensando di tornare in Afghanistan anche se è un grosso rischio”.
Secondo uno degli ex interpreti “circa il 50% degli afghani evacuati ha seri problemi di collocazione e di vita quotidiana”.
A Panorama è arrivata anche una lettera aperta di Hamidullah Ebrahimi, che ha lavorato per 11 anni al fianco dei nostri generali passati per l’Afghanistan. “Con mia moglie vivo vicino a Napoli - scrive - ma sfortunatamente madre e fratelli, ancora in Afghanistan, sono in pericolo”.  Ebrahimi era il traduttore di generali come “Ignazio Gamba, Luigi Chiapperini, Michele Pellegrino, Manlio Scopigno e agli incontri non avevo il volto coperto. I video e le foto sono negli archivi della tv afghana  e sulle pagine Facebook dell’ex polizia ed esercito sotto il controllo dei talebani e quindi la vita della mia famiglia è in pericolo”. Per questo rivolge un appello ai generali, che non hanno risposto a telefonate e messaggi: “Quando eravate in missione in Afghanistan ho sempre e in ogni situazione fatto il mio dovere, come dimostrato da attestati e medaglie. Aiutatemi a portare la famiglia in Italia in ogni modo possibile”.
I corridoi umanitari concordati dal governo con grandi Ong prevedono i ricongiungimenti familiari e l’arrivo di 1200 afghani, ma nel giro di due anni. Per i casi più a rischio potrebbe essere troppo tardi. Dal 9 dicembre è partita l’operazione Aquila Omnia bis per “il trasferimento in Italia di circa 500 persone, tra ex collaboratori della Difesa e i rispettivi nuclei familiari, che al momento si trovano nei paesi vicini all’Afghanistan” in pratica Iran e Pakistan.  
Anche per loro l’eurodeputata Bonfrisco invita a non dimenticare “il contributo futuro che potranno dare al nostro Paese e all’Europa quando dovremo tornare ad occuparci di Afghanistan per evitare che diventi un’altra bomba ad orologeria di immigrazione incontrollabile”.

L’Italia licenzia i collaboratori locali degli addetti militari cruciali soprattutto nei paesi a rischio dall’Iraq alla Libia, dall’Egitto alla Russia, dalla Cina al Libano fino all’Iran. Il ministero dell’Economia e finanze si è accorto che i contratti di rinnovo annuali, una specie di co.co.co della Difesa, non vanno bene. Peccato che alcuni fidati collaboratori siano stati riassunti per 6, 10 e anche 20 anni di fila. Il risultato è che 60 persone chiave in 43 addettanze militari sono a casa da dicembre. A rischio rappresaglie o di venire costretti a rivelare notizie riservate da intelligence straniere o terroristi. “Non siamo solo interpreti, ma ci occupiamo di tutte le questioni delicate di carattere militare. Ci sentiamo traditi, abbandonati dall’Italia, buttati via come stracci usati” protesta uno dei collaboratori in un paese ad alto rischio.
Dalla Difesa trapela che verranno riassunti, ma fino al momento di andare in pagina si valutava “la possibilità di affidarsi a società di servizi terze che possano assicurare le prestazioni ed i requisiti di sicurezza richiesti”. Solo per tre collaboratori “in teatri operativi/aree a rischio è in via di rinnovo il contratto di lavoro”. In realtà sono ben di più e costano appena 35mila euro lordi l’anno. “Si tratta di preziosi consiglieri che si occupano di tutto a cominciare dalle emergenze - spiega un addetto militare - fare arrivare un aereo o una nave militare, organizzare le visite dei vertici militari italiani, tradurre le riunioni riservate e tenere i delicati rapporti con i militari locali che possono essere anche bande di miliziani”.
f.bil.
[continua]

video
14 marzo 2007 | L'Infedele - La7 | reportage
Afghanistan, la guerra impossibile
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20 maggio 2010 | Rai 1 Mattina | reportage
L'ultimo addio ai caduti
I funerali di stato, a Roma per il sergente Massimiliano Ramadù ed il caporal maggiore Luigi Pascazio. La mattina del 17 maggio sono saltati in aria su una trappola esplosiva lungo la “strada maledetta”. Una pista in mezzo alle montagne di sabbia che porta da Herat, il capoluogo dell’Afghanistan occidentale, a Bala Murghab, dove i soldati italiani tengono con le unghie e con i denti una base avanzata. I caduti fanno parte del 32° reggimento genio guastatori della brigata Taurinense.
Il racconto di come vivono e combattono i nostri soldati in Afgahnistan.

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27 novembre 2001 | TG5 - Canale 5 | reportage
La caduta di Kunduz
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[altri video]
radio

24 settembre 2007 | Radio 24 | intervento
Afghanistan
Blitz dei corpi speciali
Con Fausto Biloslavo del Giornale ricostruiamo le fasi del blitz dei corpi speciali che ha consentito la liberazione dei due militari italiani rapiti in Afghanistan. Sono due agenti del Sismi, impegnati in una missione di ricognizione e fatti prigionieri da gruppi vicini ai talebani.

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21 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ I primi risultati nel distretto di Bala Baluk
L’Afghanistan ha vinto la “battaglia” per il voto”. Anche nelle zone più a rischio, come la provincia di Farah, i talebani non sono riusciti a far saltare in aria le elezioni. Nonostante molti seggi siano rimasti chiusi. I primi conteggi indicano che gli afghani, nella zona calda di Bala Baluk, hanno votato per il presidente in carica Hamid Karzai. La sicurezza garantita dai paracadutisti della Folgore è stata determinante. I baschi amaranto della 6° compagnia Grifi presidiavano a distanza i soli 5 seggi aperti su 30 del turbolento distretto. Dove hanno votato 862 afghani. Ben oltre la metà, 569, per Karzai. Secondo, con 121 voti, il rivale pasthun del presidente in carica Ashraf Ghani Ahmadzai. Seguito dal tajiko Abdullah Abdullah con 105 voti. Frozan Fana, candidata donna, ha ottenuto 2 voti in un’area dove esiste solo il burqa. Si è votato anche a Chakab. Non un paesino qualunque, ma il villaggio dove è nato Said Ayub il governatore ombra degli insorti nella provincia di Farah. Centoventicinque elettori, su 600 registrati, hanno sfidato le minacce talebane andando a votare nella piccola moschea di Chakab. I voti per Karzai sfiorano il 90%. Comunque non è stata una passeggiata. Nelle ultime 36 ore nel settore occidentale dell’Afghanistan, comandato dal generale della Folgore, Rosario Castellano, sono stati registrati 22 attacchi. Compresi tre razzi lanciati contro Tobruk, la base avanzata italiana a Bala Baluk. Il più vicino è esploso a 150 metri da una torretta di sorveglianza. Fausto Biloslavo da base Tobruk, provincia di Farah Per Gr24 il sole 24 ore

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13 aprile 2010 | SBS Radio Italian Language Programme | intervento
Afghanistan
Mistero Emergency
La Radio per gli italiani d'Australia intervista Strada, ma i misteri di Emergency cominciano con il rapimento del free lance Gabriele Torsello nel 2006 e dell'inviato di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo, l'anno dopo, sempre nella provincia di Helmand.

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12 novembre 2001 | Radio 24 Gr | reportage
Afghanistan
Il crollo dei talebani - Intervista in prima linea
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre.Durante l'attacco a Kabul parla dalle postazioni conquistate ai talebani, Bashir Salanghi, uno dei comandanti dell'Alleanza del Nord che ha scatenato l'offensiva

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26 febbraio 2010 | SBS | intervento
Afghanistan
Bacha bazi: piccoli schiavi del sesso
In Afghanistan molti ragazzini vengono venduti e trasformati in schiavi sessuali da signori della guerra o personaggi facoltosi. I bacha bazi sono minori che vengono vestiti da donna e ballano per un pubblico di soli uomini. Il servizio del giornalista Fausto Biloslavo.

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