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10 gennaio 2022 - Prima - Congo - Il Giornale
I buchi neri del caso Attanasio E ora Di Maio scrive all’Onu

Non bastano medaglie e riconoscimenti per onorare la memoria di Luca Attanasio, l\\\\\\\'unico ambasciatore italiano ucciso in tempo di pace assieme al carabiniere di scorta e un autista congolese. Un anno dopo l\\\\\\\'agguato del 22 febbraio in Congo, dimenticato in fretta dall\\\\\\\'opinione pubblica, ci sono ancora troppe zone d\\\\\\\'ombra. L\\\\\\\'Italia ha il dovere di fare piena luce. A breve la procura di Roma dovrebbe chiudere le indagini fornendo, si spera, le risposte alle domande sorte fin dall\\\\\\\'inizio di questa triste storia. A cominciare dal ruolo ambiguo del Programma alimentare mondiale, che aveva organizzato il convoglio con l\\\\\\\'ambasciatore, il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e l\\\\\\\'autista congolese, Mustafa Milambo uccisi nell\\\\\\\'agguato. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha scritto al direttore del Pam chiedendo senza indugi «la massima collaborazione con la magistratura italiana» e «una rapida risposta alla richiesta di elementi utili per le attività investigative in corso».
Il responsabile della sicurezza del Programma alimentare in Congo, Mansour Rwagaza, è indagato con l\\\\\\\'accusa di omicidio colposo per omessa cautela. Non avrebbe chiesto con i cinque giorni previsti di anticipo il via libera alla missione per ottenere la scorta armata delle forze di sicurezza locali ed eventualmente dei caschi blu dell\\\\\\\'Onu presenti in zona. L\\\\\\\'ambasciatore e il carabiniere hanno viaggiato su macchine non blindate con i giubbotti antiproiettile nel bagagliaio. E, fatto ancora più grave, sarebbe stata pure falsificata la lista dei nomi dei partecipanti alla missione omettendo quelli di Attanasio e Iacovacci. Forse per evitare che la visita al progetto del Pam saltasse per l\\\\\\\'inesistente protezione.
Le indagini devono chiarire anche il ruolo di altri personaggi, primo fra tutti l\\\\\\\'italiano Rocco Leone, numero due del Programma alimentare mondiale in Congo, a bordo del convoglio, testimone oculare scampato per miracolo all\\\\\\\'agguato.
I legali dell\\\\\\\'agenzia dell\\\\\\\'Onu, con sede centrale a Roma, hanno tentato di alzare lo scudo dell\\\\\\\'immunità per i dirigenti coinvolti nell\\\\\\\'inchiesta. In realtà il loro uomo indagato, secondo la procura di Roma, non gode di alcuna copertura diplomatica non essendo accreditato nel nostro paese.
Chi ha sparato all\\\\\\\'ambasciatore? Secondo il racconto di Leone almeno cinque uomini armati di kalashnikov e uno di machete hanno partecipato all\\\\\\\'agguato fermando il convoglio. Attanasio e il carabiniere sono stati costretti a scendere seguendo la banda nel fitto della foresta. I ranger del vicino parco di Virunga sono intervenuti aprendo il fuoco. Il carabiniere è stato colpito mortalmente al collo da un proiettile di Ak 47, ma sia i ranger che i presunti sequestratori hanno sparato con quest\\\\\\\'arma. Per Attanasio, ferito gravemente all\\\\\\\'addome, non c\\\\\\\'è stato nulla da fare.
Il nostro paese è esente da responsabilità, dirette o indirette, sul tragico agguato? L\\\\\\\'ambasciatore aveva chiesto, inutilmente, di raddoppiare la scorta in Congo, che contava solo su due carabinieri. La nostra intelligence consapevole che l\\\\\\\'area era a rischio non ha fermato Attanasio. L\\\\\\\'area del Congo era coperta da un ufficiale dei servizi segreti assegnato all\\\\\\\'ambasciata in Angola. Anche se il convoglio veniva gestito dal Programma alimentare mondiale, gli italiani dovevano accertare il livello di rischio e giudicare se fosse sufficiente la protezione.
Solo banditi i responsabili dell\\\\\\\'agguato? Ancora oggi gli assassini non hanno un nome e cognome e non è chiaro se fosse una tentata rapina, un rapimento o qualcosa di peggio. Paradossale, che proprio l\\\\\\\'Isis africano abbia accusato di recente la «milizia Mai Mai, alleata dell\\\\\\\'esercito congolese» per combattere i gruppi jihadisti, «di avere ucciso un anno fa a Goma l\\\\\\\'ambasciatore italiano».
La procura di Roma e il governo dovranno dissipare i dubbi. Noi giornalisti vogliamo raccontare con un reportage, grazie all\\\\\\\'aiuto dei lettori (Associazione per La promozione del giornalismo; Iban: IT43L0503401633000000004244), il Congo che sanguina oltre alle zone d\\\\\\\'ombra e le domande senza riposta per non dimenticare le nostre vittime: l\\\\\\\'autista, il carabiniere e l\\\\\\\'ambasciatore.
[continua]