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Articolo
30 novembre 2022 - Attualità - Italia - Il Giornale
Giravolta del Pd, dall’elmetto al pacifismo
Fausto Biloslavo
Non vendiamo la pelle dell’orso russo prima di averlo accoppato. Un vecchio proverbio che riflette la situazione sul terreno in Ucraina. Le forze di Kiev hanno assestato formidabili smacchi agli invasori costretti prima alla fuga verso il Donbass sul fronte dell’Est e poi alla ritirata da Kherson sulla prima linea all’estremo opposto. Debacle umilianti, ma non sconfitte devastanti che possono ribaltare le sorti del conflitto portando a una vittoria finale senza se e senza ma. Per questo motivo non bisogna tanto traccheggiare nel rinnovo dell’invio delle armi a Kiev il prossimo anno. L’opposizione sembra spaccata in quattro con il Pd che, fino a poco fa con il governo Draghi, si era messo l’elmetto e adesso sembra diviso fra irriducibili e pacifinti interessati solo a recuperare consensi in continua erosione.
Il governo, però, deve essere consapevole che le armi non si possono dare a fondo perduto per una guerra senza fine, ma devono servire a raggiungere l’obiettivo di una pace giusta. L’opzione trattativa non ha speranza senza uno straccio di piano da proporre con forza e serietà cogliendo la finestra che sembrava aprirsi fino a febbraio.
I russi già usano abilmente l’arma dell’inverno riducendo al gelo e al buio la popolazione ucraina. Il doppio scopo è evidente: fiaccare il sostegno al presidente Zelensky e aumentare il peso sull’Europa in termini di aiuti extra. Per non parlare dell’arma ibrida dei profughi che potrebbero riversarsi nei paesi limitrofi e da noi per la sopravvivenza.
Sul campo di battaglia, nonostante gli umilianti passi indietro, gli invasori si concentrano sopratutto nel Donbass, nodo del contendere dal 2014. Ieri i filo russi, appoggiati dalle armi pesanti di Mosca, avrebbero conquistato Andrivka, cittadina strategica che segna l’avanzata nel 45% della regione di Donetsk ancora in mano agli ucraini. E la piccola Stalingrado di Bakhmut, tenuta con le unghie e con i denti dalla forze di Kiev, rischia l’accerchiamento dei tagliagole della Wagner. L’ambasciata russa a Roma usa l’arma della propaganda pubblicando la foto di un mezzo italiano ribaltato nel fango della prima linea dopo una cannonata. E pone una domanda provocatoria proprio adesso che il Parlamento dovrà decidere sulle nuove armi a Kiev con i riottosi grillini: “Tutti i contribuenti italiani sono felici con la destinazione dei loro soldi?”. Non si tratta di un Lince fornito dal governo, ma di un blindato simile che fa parte di un lotto comprato da una società abruzzese dall’ex presidente ucraino Poroshenko per il suo battaglione.
Se Bakhmut cadesse gli invasori avrebbero la strada spianata verso Kramatrosk e Sloviansk, la linea del Piave delle difese ucraine nel Donbass. Stiamo parlando di mesi di ulteriori e sanguinosi combattimenti, che hanno già falcidiato i due eserciti in lotta provocando 17mila morti e feriti fra i civili. Il nuovo zar Putin ha bisogno del trofeo del Donbass per dichiarare una parziale vittoria.
Nonostante comincino a scarseggiare i missili di precisione e il munizionamento più preciso ed efficace, il generale “Armageddon”, al secolo Sergei Surovikin, che comanda l’invasione sarebbe pronto ad assetare nuovi terribili colpi. I satelliti hanno individuato nella vicina base aerea di Engels su territorio russo preparativi per utilizzare bombardieri strategici Tupolev 95 e 160, che in teoria possono lanciare anche armi nucleari. Motivo in più per non abbandonare gli ucraini, ma puntare solo sullo sforzo bellico affossando qualsiasi spiraglio negoziale è un azzardo, se non un suicidio, per tutti.
[continua]

video
16 marzo 2012 | Terra! | reportage
Feriti d'Italia
Fausto Biloslavo racconta le storie di alcuni soldati italiani feriti nel corso delle guerre in Afghanistan e Iraq. Realizzato per il programma "Terra" (Canale 5).

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23 aprile 2012 | Premio Lago | reportage
Il premio Giorgio Lago: Arte, impresa, giornalismo, volontariato del Nord Est
Motivazione della Giuria: Giornalista di razza. Sempre sulla notizia, esposto in prima persona nei vari teatri di guerra del mondo. Penna sottile, attenta, con un grande amore per la verità raccontata a narrare le diverse vicende dell’uomo.

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29 dicembre 2011 | SkyTG24 | reportage
Almerigo ricordato 25 anni dopo
Con un bel gesto, che sana tante pelose dimenticanze, il presidente del nostro Ordine,Enzo Iacopino, ricorda davanti al premier Mario Monti, Almerigo Grilz primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 19 maggio 1987 in Mozambico.

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radio

24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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