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15 marzo 2023 - Prima - Italia - Il Giornale
Guardia costiera esasperata “Noi dipinti come assassini”
Giù le mani dalla Guardia costiera. Soprattutto dai 2200 uomini e donne che operano in mare e si fanno in quattro per salvare i naufraghi. La Guardia costiera è sotto tiro per colpire il governo con un’orchestrata campagna politica della sinistra e dei talebani dell’accoglienza delle Ong alimentata dal volano della grande stampa. «In queste ultime settimane i messaggi fra di noi, sia dei giovani, che dei veterani sono intrisi di sconforto e frustrazione. Siamo obiettivo di attacchi ingenerosi. Quello che da più fastidio è che non si basano su dati di fatto. Le accuse puntano sul nulla cosmico. Per questo fanno male» racconta un ufficiale superiore al Giornale rendendo noto il profondo malumore del corpo.
Non a caso Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e trasporti, ha incontrato ieri i vertici della Guardia costiera. E difeso a spada tratta il corpo. «Solo pensare che i 10.200 marinai e marinaie della Guardia costiera possano deliberatamente scegliere di non salvare qualcuno mentre stanno facendo un lavoro umanamente straordinario è qualcosa di disgustoso» ha dichiarato a Radio 24. E aggiunto: immaginare «Salvini che chiama di notte l’Ammiraglio Carlone comandante della guardia costiera: “no mi raccomando è partito un barcone, lasciali affondare”, è una roba da deficienti».
Lo sfogo di chi è in prima linea nei soccorsi ricalca questo concetto: «Qualcuno pensa veramente che ci giriamo dall’altra parte se la gente annega? Siamo marinai e un tempo non lontano chi oggi ci attacca ci definiva “angeli del mare”.
Continuiamo a salvare più vite possibili, ma siamo dipinti come assassini». Le parole della nuova segretaria del Pd, Elly Schlein, che senza sapere nulla del naufragio al largo di Bengasi ha accusato la Guardia costiera di «avere puntualizzato in maniera pilatesca» offendono il personale del mare.
Lunedì sera a Quarta repubblica il comandante del Centro di soccorso, capitano di vascello Gianluca D’Agostino, un veterano, ha parlato forte e chiaro. Le reazioni degli uomini in mare non si sono fatte attendere: «Finalmente le parole giuste con le immagini giuste (...) Ha reso chiaro l’impegno umano del nostro lavoro (...) Comandante ci hai rappresentati tutti nel modo migliore, cuore oltre all’ostacolo».
Ieri nave Gregoretti, in servizio per la tutela della pesca, è stata criticata perché «sequestra tonni mentre la gente muore». Ovviamente passa in secondo piano che l’11 marzo, il giorno del barchino in difficoltà al largo di Bengasi, che poi si è ribaltato, la Guardia costiera soccorreva 1200 migranti in diversi eventi. Anche a 100 miglia dalla costa, ma in acque di ricerca e soccorso italiane. «In mezzo alle onde si rischia la vita per una paga minima, soprattuto fra i giovani - racconta chi lo vive - È tutta politica. Gli attacchi sono strumentali e danno addosso a noi per colpire il governo».
Il soccorso in mare schiera le ammiraglie Dattilo e Diciotti, navi di 100 metri con ponte di volo, il Gregoretti di 60 metri, tre unità di 50 metri e altre nuove lunghe 35. Oltre ad una trentina di motovedette, quelle con il gommone arancione attorno, le Classe 300 che si spingono fino a 100-150 miglia dalla costa. La Guardia costiera ha pure quattro squadre di volo, ma con soli tre aerei Atr, un po’ vecchiotti e 16 elicotteri.
Le bestie nere sono le Ong dei talebani dell’accoglienza. «Qualche anno fa si sono riuniti a Tunisi - ricorda una fonte - stilando un documento che pianificava la strategia contro l’Italia. E adesso stanno portando avanti gli attacchi pure con un esercito di agguerriti avvocati che sparano esposti per metterci i bastoni fra le ruote attraverso la magistratura. Sono riusciti addirittura a denunciarci alla Corte europea dei diritti dell’uomo, neanche fossimo dei criminali di guerra». Un altro ufficiale superiore conferma che «le Ong sono una macchina da guerra. Hanno navi, aerei, un centralino dei migranti per le chiamate d’allarme. Vogliono sostituirsi ai Centri di soccorso degli Stati».
[continua]

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04 luglio 2012 | Telefriuli | reportage
Conosciamoci
Giornalismo di guerra e altro.

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29 dicembre 2010 | | reportage
Gli occhi della guerra a Trieste
Dopo aver portato la mostra su 25 anni di reportage di guerra in tutta Italia, finalmente il 29 dicembre è stata inaugurata a Trieste, presso la sala espositiva della Parrocchia di Santa Maria Maggiore, via del Collegio 6. Gli occhi della guerra sono dedicati ad Almerigo Grilz e a tutti i giornalisti caduti sul fronte dell'informazione. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 10 al 20 gennaio. L'evento è stato organizzato dal Circolo universitario Hobbit con la sponsorizzazione della Regione.

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05 febbraio 2015 | Porta a Porta | reportage
IN RICORDO DELLE FOIBE E L'ESODO LA PUNTATA DI PORTA A PORTA


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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
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Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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