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Articolo esclusivo
22 marzo 2023 - Esteri - Migranti - Panorama
Istruzioni per il business
Dai diecimila dollari per il posto Vip su un veliero dal Libano ai 450 euro in dinari tunisini sulla barchetta in ferro che parte da Sfax con destinazione finale sempre l’Italia. Panorama svela il listino prezzi dei trafficanti di esseri umani e la tipologia di imbarcazioni utilizzata per portarci in casa dall’inizio dell’anno al 13 marzo ben 20.017 migranti illegali. Più del triplo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con l’impennata fra il 9 e 11 marzo di 4.566 sbarchi. E una previsione, secondo la Guardia costiera, di 138.100 mila arrivi nel 2023, un numero record.
“L’incasso per i trafficanti, solo per il viaggio finito in tragedia a Cutro, era di 1 milione e 800mila dollari. Se non  si colpiscono i trafficanti veri, che hanno messo in piedi la rete e rimangono al sicuro in Turchia, Libia o Tunisia il flusso non si fermerà mai” spiega a il Giornale una fonte in prima linea sul mare. Il riferimento è al naufragio davanti alle coste calabresi del 26 febbraio di un caicco partito da Cesme, in Turchia, costato la vita a 81 migranti. E scatenato un attacco furibondo della sinistra e dei talebani dell’accoglienza delle Ong contro la Guardia costiera e il governo. Gabriella, che usa come immagine di riferimento l’innocente Snoopy, ha esternato su twitter quello che pensano in molti: “Io non ci arrivo, questa gente parte con condizioni del mare pericolose sapendo di rischiare (…) pagando fino a 9000 € a persona. Noi ovviamente dobbiamo soccorrerli se a rischio naufragio, accoglierli, mantenerli e per giunta essere pure insultati e accusati?”.
Nei primi mesi dell’anno la Tunisia ha sorpassato la Libia nelle partenze clandestine verso l’Italia. I dati del Viminale registrano 12.083 arrivi fino al 13 marzo, un boom del 788% rispetto al 2022. 
Natanti e tariffe dipendono dal tipo di migranti imbarcati dai trafficanti. “Oramai nella stragrande maggioranza sono subsahariani caricati in 30-40 su barchini composti da lamiere di ferro in maniera artigianale. Ovvero molto instabili e fortemente pericolosi” spiega una fonte della Guardia costiera. Gli africani partono da Sfax e il viaggio che dura una giornata è economico: dai 450 ai 600 € a persona in dinari tunisini. Dopo le sparate del presidente, Kais Saied, sul “complotto criminale” per trasformare la Tunisia “in un puro paese africano” è scattata la caccia al nero. Si rischia un’impennata delle partenze dei subsahariani che sono almeno 20mila. “I tunisini partono più a nord, da Sousse, con barche meglio strutturate o piccoli pescherecci” dichiara la fonte. E il prezzo aumenta fino a 1500 €.
In Libia i trafficanti continuano da utilizzare barchini in legno o vetroresina, che tengono il mare con 40-60 persone a bordo partendo da Zwara o Sabrata, in Tripolitania. “Ma da questi hub del traffico di esseri umani - rivela una delle nostre antenne in Libia - partono anche i gommoni con 100 migranti e oltre quando si presentano le navi delle Ong. I trafficanti sanno che possono navigare solo per qualche decina di miglia”. Questi lunghi tubolari grigi erano in passato cinesi confezionati a Malta. Negli ultimi anni verrebbero addirittura assemblati in Libia da una società italiana secondo informazioni di polizia. Da Zwuara e Sabrata il prezzo dell’attraversamento del Mediterraneo è contenuto attorno ai 680 euro in dinari libici, ma i migranti partono anche da Abu Kammash, vicino al confine tunisino, Zawhia, Garabulli, Al Khoms, ad Est di Tripoli, fino a Misurata e Sirte. 
Poi comincia il regno del generale Khalifa Haftar, nella Cirenaica, appoggiato dai russi della Wagner. Dalla Libia orientale i flussi sono due: uno da Bengasi e l’altro da Tobruk. Da Bengasi partono anche le barchette in vetro resina come quella che si è capovolta il 12 marzo provocando la morte di 30 migranti con ulteriore ingiusto attacco alla Guardia costiera italiana. Dal capoluogo della  Cirenaica salpano i bengalesi, che per il lungo tragitto da casa sborsano anche 8.000 euro. Gli egiziani, che attraversano a piedi il vicino confine, meno di mille. 
Il flusso più preoccupante è quello di Tobruk dove masse di pachistani, bengalesi, siriani provenienti dall’Egitto navigano per tre giorni su grossi pescherecci in disarmo per raggiungere l’Italia. “I barconi arrivano comunque da Zwara e costeggiano la Libia fino a Tobruk - rivela la fonte della Guardia costiera - I numeri per viaggio non scendono mai al di sotto delle 250 persone arrivando anche a punte di 700”. I pachistani pagano fino a 7.000 euro ed i siriani fra i 3700 e 4700 euro in dollari. Dalla Libia sono sbarcati da noi 7.057 dall’inizio dell’anno fino a metà marzo.
La rotta del Mediterraneo orientale per arrivare in Italia è la meno frequentata, ma più costosa. Sia per le partenze dalla Turchia, che dal Libano le imbarcazioni devono navigare almeno una settimana. “Nella gran parte dei casi si tratta di barche a vela che battono la bandiera del Delaware, uno stato americano dove registri il natante via mail e saldi con una carta di credito pre pagata” rivela una fonte di Panorama. Dalla Turchia, negli ultimi due anni, le mappe delle partenze indicano che i migranti vengono imbarcati soprattutto ad Izmir, Bodrum, Marmaris e Canakkale. Le basi dei trafficanti sono in città e non è impossibile individuarli grazie ai numeri di cellulare. L’aereo di Frontex che ha avvistato il barcone naufragato a Cutro aveva captato una chiamata satellitare diretta in Turchia, prima del disastro, probabilmente al boss del traffico. 
I migranti sono solitamente iraniani, curdi, siriani, afghani, 60-70 alla volta, che pagano fra i 5.000 e 8.000 euro a testa. Dal Libano partono più raramente, da Minieh, versando dai 5.600 ai 9300 euro a persona. “A bordo ci devono essere sempre degli scafisti, tre o quattro, che sanno navigare - spiega la fonte - e hanno a disposizione un satellitare, bussola e probabilmente un jammer, nel caso di Cutro, per oscurare i telefonini dei migranti. Il loro obiettivo è non farsi prendere e tornare in Turchia per un nuovo viaggio come manodopera specializzata dei trafficanti”. Dopo il naufragio davanti alle coste calabresi sono stati arrestati in quattro e proprio per evitare la polizia avrebbero virato bruscamente sotto costa provocando il naufragio del caicco. 
La Guardia costiera libica ha intercettato lo scorso anno 22.397 migranti. Il 19 gennaio l’ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino e il Commodoro Rida Abdullah Ali Issa, comandante della Guardia costiera, hanno firmato \"un memorandum d’intesa per la consegna di due motovedette di classe Corrubia e tre classe 300”. Le imbarcazioni verranno utilizzate nel contesto degli impegni fra i due paesi per “il contrasto all’immigrazione illegale, tratta di esseri umani, contrabbando e rafforzamento della sicurezza delle frontiere”.
Il 6 febbraio il ministro degli Esteri, Antonio Tajani e quello libico, Najla Al Mangous, assieme al Commissario europeo Oliver Varhelyi, hanno presenziato alla consegna formale della Classe 300 nel cantiere Vittoria di Adria, in provincia di Venezia. A poca distanza un appello alla mobilitazione contro l’appoggio alla Guardia costiera di Tripoli dei centri sociali ha raccolto l’adesione dell’attivista di estrema sinistra Luca Casarini di Mediterranea e altre Ong dei talebani dell’accoglienza. “Il contratto è di 6,3 milioni di euro coperti dal fondo Ue per l’Africa. L’intero progetto ha un valore di 57 milioni e prevede, oltre alle motovedette, il loro mantenimento e rimessaggio, la formazione della guardia costiera libica, l’equipaggiamento e l’implementazione del Maritime rescue coordination center (di Tripoli nda)” dichiara Filippo Duò, quarta generazione della famiglia che ha fondato il cantiere Vittoria. Da Adria hanno fornito anche 12 pattugliatori ai tunisini e stanno costruendo navi e altre unità della Guardia costiera italiana. 
Le motovedette per la Libia dovevano già essere a Tripoli, ma la tensione politica rallenta i temDai diecimila dollari per il posto Vip su un veliero dal Libano ai 450 euro in dinari tunisini sulla barchetta in ferro che parte da Sfax con destinazione finale sempre l’Italia. Panorama svela il listino prezzi dei trafficanti di esseri umani e la tipologia di imbarcazioni utilizzata per portarci in casa dall’inizio dell’anno al 13 marzo ben 20.017 migranti illegali. Più del triplo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con l’impennata fra il 9 e 11 marzo di 4.566 sbarchi. E una previsione, secondo la Guardia costiera, di 138.100 mila arrivi nel 2023, un numero record.
“L’incasso per i trafficanti, solo per il viaggio finito in tragedia a Cutro, era di 1 milione e 800mila dollari. Se non  si colpiscono i trafficanti veri, che hanno messo in piedi la rete e rimangono al sicuro in Turchia, Libia o Tunisia il flusso non si fermerà mai” spiega a il Giornale una fonte in prima linea sul mare. Il riferimento è al naufragio davanti alle coste calabresi del 26 febbraio di un caicco partito da Cesme, in Turchia, costato la vita a 81 migranti. E scatenato un attacco furibondo della sinistra e dei talebani dell’accoglienza delle Ong contro la Guardia costiera e il governo. Gabriella, che usa come immagine di riferimento l’innocente Snoopy, ha esternato su twitter quello che pensano in molti: “Io non ci arrivo, questa gente parte con condizioni del mare pericolose sapendo di rischiare (…) pagando fino a 9000 € a persona. Noi ovviamente dobbiamo soccorrerli se a rischio naufragio, accoglierli, mantenerli e per giunta essere pure insultati e accusati?”.
Nei primi mesi dell’anno la Tunisia ha sorpassato la Libia nelle partenze clandestine verso l’Italia. I dati del Viminale registrano 12.083 arrivi fino al 13 marzo, un boom del 788% rispetto al 2022. 
Natanti e tariffe dipendono dal tipo di migranti imbarcati dai trafficanti. “Oramai nella stragrande maggioranza sono subsahariani caricati in 30-40 su barchini composti da lamiere di ferro in maniera artigianale. Ovvero molto instabili e fortemente pericolosi” spiega una fonte della Guardia costiera. Gli africani partono da Sfax e il viaggio che dura una giornata è economico: dai 450 ai 600 € a persona in dinari tunisini. Dopo le sparate del presidente, Kais Saied, sul “complotto criminale” per trasformare la Tunisia “in un puro paese africano” è scattata la caccia al nero. Si rischia un’impennata delle partenze dei subsahariani che sono almeno 20mila. “I tunisini partono più a nord, da Sousse, con barche meglio strutturate o piccoli pescherecci” dichiara la fonte. E il prezzo aumenta fino a 1500 €.
In Libia i trafficanti continuano da utilizzare barchini in legno o vetroresina, che tengono il mare con 40-60 persone a bordo partendo da Zwara o Sabrata, in Tripolitania. “Ma da questi hub del traffico di esseri umani - rivela una delle nostre antenne in Libia - partono anche i gommoni con 100 migranti e oltre quando si presentano le navi delle Ong. I trafficanti sanno che possono navigare solo per qualche decina di miglia”. Questi lunghi tubolari grigi erano in passato cinesi confezionati a Malta. Negli ultimi anni verrebbero addirittura assemblati in Libia da una società italiana secondo informazioni di polizia. Da Zwuara e Sabrata il prezzo dell’attraversamento del Mediterraneo è contenuto attorno ai 680 euro in dinari libici, ma i migranti partono anche da Abu Kammash, vicino al confine tunisino, Zawhia, Garabulli, Al Khoms, ad Est di Tripoli, fino a Misurata e Sirte. 
Poi comincia il regno del generale Khalifa Haftar, nella Cirenaica, appoggiato dai russi della Wagner. Dalla Libia orientale i flussi sono due: uno da Bengasi e l’altro da Tobruk. Da Bengasi partono anche le barchette in vetro resina come quella che si è capovolta il 12 marzo provocando la morte di 30 migranti con ulteriore ingiusto attacco alla Guardia costiera italiana. Dal capoluogo della  Cirenaica salpano i bengalesi, che per il lungo tragitto da casa sborsano anche 8.000 euro. Gli egiziani, che attraversano a piedi il vicino confine, meno di mille. 
Il flusso più preoccupante è quello di Tobruk dove masse di pachistani, bengalesi, siriani provenienti dall’Egitto navigano per tre giorni su grossi pescherecci in disarmo per raggiungere l’Italia. “I barconi arrivano comunque da Zwara e costeggiano la Libia fino a Tobruk - rivela la fonte della Guardia costiera - I numeri per viaggio non scendono mai al di sotto delle 250 persone arrivando anche a punte di 700”. I pachistani pagano fino a 7.000 euro ed i siriani fra i 3700 e 4700 euro in dollari. Dalla Libia sono sbarcati da noi 7.057 dall’inizio dell’anno fino a metà marzo.
La rotta del Mediterraneo orientale per arrivare in Italia è la meno frequentata, ma più costosa. Sia per le partenze dalla Turchia, che dal Libano le imbarcazioni devono navigare almeno una settimana. “Nella gran parte dei casi si tratta di barche a vela che battono la bandiera del Delaware, uno stato americano dove registri il natante via mail e saldi con una carta di credito pre pagata” rivela una fonte di Panorama. Dalla Turchia, negli ultimi due anni, le mappe delle partenze indicano che i migranti vengono imbarcati soprattutto ad Izmir, Bodrum, Marmaris e Canakkale. Le basi dei trafficanti sono in città e non è impossibile individuarli grazie ai numeri di cellulare. L’aereo di Frontex che ha avvistato il barcone naufragato a Cutro aveva captato una chiamata satellitare diretta in Turchia, prima del disastro, probabilmente al boss del traffico. 
I migranti sono solitamente iraniani, curdi, siriani, afghani, 60-70 alla volta, che pagano fra i 5.000 e 8.000 euro a testa. Dal Libano partono più raramente, da Minieh, versando dai 5.600 ai 9300 euro a persona. “A bordo ci devono essere sempre degli scafisti, tre o quattro, che sanno navigare - spiega la fonte - e hanno a disposizione un satellitare, bussola e probabilmente un jammer, nel caso di Cutro, per oscurare i telefonini dei migranti. Il loro obiettivo è non farsi prendere e tornare in Turchia per un nuovo viaggio come manodopera specializzata dei trafficanti”. Dopo il naufragio davanti alle coste calabresi sono stati arrestati in quattro e proprio per evitare la polizia avrebbero virato bruscamente sotto costa provocando il naufragio del caicco. 
La Guardia costiera libica ha intercettato lo scorso anno 22.397 migranti. Il 19 gennaio l’ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino e il Commodoro Rida Abdullah Ali Issa, comandante della Guardia costiera, hanno firmato \"un memorandum d’intesa per la consegna di due motovedette di classe Corrubia e tre classe 300”. Le imbarcazioni verranno utilizzate nel contesto degli impegni fra i due paesi per “il contrasto all’immigrazione illegale, tratta di esseri umani, contrabbando e rafforzamento della sicurezza delle frontiere”.
Il 6 febbraio il ministro degli Esteri, Antonio Tajani e quello libico, Najla Al Mangous, assieme al Commissario europeo Oliver Varhelyi, hanno presenziato alla consegna formale della Classe 300 nel cantiere Vittoria di Adria, in provincia di Venezia. A poca distanza un appello alla mobilitazione contro l’appoggio alla Guardia costiera di Tripoli dei centri sociali ha raccolto l’adesione dell’attivista di estrema sinistra Luca Casarini di Mediterranea e altre Ong dei talebani dell’accoglienza. “Il contratto è di 6,3 milioni di euro coperti dal fondo Ue per l’Africa. L’intero progetto ha un valore di 57 milioni e prevede, oltre alle motovedette, il loro mantenimento e rimessaggio, la formazione della guardia costiera libica, l’equipaggiamento e l’implementazione del Maritime rescue coordination center (di Tripoli nda)” dichiara Filippo Duò, quarta generazione della famiglia che ha fondato il cantiere Vittoria. Da Adria hanno fornito anche 12 pattugliatori ai tunisini e stanno costruendo navi e altre unità della Guardia costiera italiana. 
Dai diecimila dollari per il posto Vip su un veliero dal Libano ai 450 euro in dinari tunisini sulla barchetta in ferro che parte da Sfax con destinazione finale sempre l’Italia. Panorama svela il listino prezzi dei trafficanti di esseri umani e la tipologia di imbarcazioni utilizzata per portarci in casa dall’inizio dell’anno al 13 marzo ben 20.017 migranti illegali. Più del triplo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con l’impennata fra il 9 e 11 marzo di 4.566 sbarchi. E una previsione, secondo la Guardia costiera, di 138.100 mila arrivi nel 2023, un numero record.
“L’incasso per i trafficanti, solo per il viaggio finito in tragedia a Cutro, era di 1 milione e 800mila dollari. Se non  si colpiscono i trafficanti veri, che hanno messo in piedi la rete e rimangono al sicuro in Turchia, Libia o Tunisia il flusso non si fermerà mai” spiega a il Giornale una fonte in prima linea sul mare. Il riferimento è al naufragio davanti alle coste calabresi del 26 febbraio di un caicco partito da Cesme, in Turchia, costato la vita a 81 migranti. E scatenato un attacco furibondo della sinistra e dei talebani dell’accoglienza delle Ong contro la Guardia costiera e il governo. Gabriella, che usa come immagine di riferimento l’innocente Snoopy, ha esternato su twitter quello che pensano in molti: “Io non ci arrivo, questa gente parte con condizioni del mare pericolose sapendo di rischiare (…) pagando fino a 9000 € a persona. Noi ovviamente dobbiamo soccorrerli se a rischio naufragio, accoglierli, mantenerli e per giunta essere pure insultati e accusati?”.
Nei primi mesi dell’anno la Tunisia ha sorpassato la Libia nelle partenze clandestine verso l’Italia. I dati del Viminale registrano 12.083 arrivi fino al 13 marzo, un boom del 788% rispetto al 2022.
Natanti e tariffe dipendono dal tipo di migranti imbarcati dai trafficanti. “Oramai nella stragrande maggioranza sono subsahariani caricati in 30-40 su barchini composti da lamiere di ferro in maniera artigianale. Ovvero molto instabili e fortemente pericolosi” spiega una fonte della Guardia costiera. Gli africani partono da Sfax e il viaggio che dura una giornata è economico: dai 450 ai 600 € a persona in dinari tunisini. Dopo le sparate del presidente, Kais Saied, sul “complotto criminale” per trasformare la Tunisia “in un puro paese africano” è scattata la caccia al nero. Si rischia un’impennata delle partenze dei subsahariani che sono almeno 20mila. “I tunisini partono più a nord, da Sousse, con barche meglio strutturate o piccoli pescherecci” dichiara la fonte. E il prezzo aumenta fino a 1500 €.
In Libia i trafficanti continuano da utilizzare barchini in legno o vetroresina, che tengono il mare con 40-60 persone a bordo partendo da Zwara o Sabrata, in Tripolitania. “Ma da questi hub del traffico di esseri umani - rivela una delle nostre antenne in Libia - partono anche i gommoni con 100 migranti e oltre quando si presentano le navi delle Ong. I trafficanti sanno che possono navigare solo per qualche decina di miglia”. Questi lunghi tubolari grigi erano in passato cinesi confezionati a Malta. Negli ultimi anni verrebbero addirittura assemblati in Libia da una società italiana secondo informazioni di polizia. Da Zwuara e Sabrata il prezzo dell’attraversamento del Mediterraneo è contenuto attorno ai 680 euro in dinari libici, ma i migranti partono anche da Abu Kammash, vicino al confine tunisino, Zawhia, Garabulli, Al Khoms, ad Est di Tripoli, fino a Misurata e Sirte.
Poi comincia il regno del generale Khalifa Haftar, nella Cirenaica, appoggiato dai russi della Wagner. Dalla Libia orientale i flussi sono due: uno da Bengasi e l’altro da Tobruk. Da Bengasi partono anche le barchette in vetro resina come quella che si è capovolta il 12 marzo provocando la morte di 30 migranti con ulteriore ingiusto attacco alla Guardia costiera italiana. Dal capoluogo della  Cirenaica salpano i bengalesi, che per il lungo tragitto da casa sborsano anche 8.000 euro. Gli egiziani, che attraversano a piedi il vicino confine, meno di mille.
Il flusso più preoccupante è quello di Tobruk dove masse di pachistani, bengalesi, siriani provenienti dall’Egitto navigano per tre giorni su grossi pescherecci in disarmo per raggiungere l’Italia. “I barconi arrivano comunque da Zwara e costeggiano la Libia fino a Tobruk - rivela la fonte della Guardia costiera - I numeri per viaggio non scendono mai al di sotto delle 250 persone arrivando anche a punte di 700”. I pachistani pagano fino a 7.000 euro ed i siriani fra i 3700 e 4700 euro in dollari. Dalla Libia sono sbarcati da noi 7.057 dall’inizio dell’anno fino a metà marzo.
La rotta del Mediterraneo orientale per arrivare in Italia è la meno frequentata, ma più costosa. Sia per le partenze dalla Turchia, che dal Libano le imbarcazioni devono navigare almeno una settimana. “Nella gran parte dei casi si tratta di barche a vela che battono la bandiera del Delaware, uno stato americano dove registri il natante via mail e saldi con una carta di credito pre pagata” rivela una fonte di Panorama. Dalla Turchia, negli ultimi due anni, le mappe delle partenze indicano che i migranti vengono imbarcati soprattutto ad Izmir, Bodrum, Marmaris e Canakkale. Le basi dei trafficanti sono in città e non è impossibile individuarli grazie ai numeri di cellulare. L’aereo di Frontex che ha avvistato il barcone naufragato a Cutro aveva captato una chiamata satellitare diretta in Turchia, prima del disastro, probabilmente al boss del traffico.
I migranti sono solitamente iraniani, curdi, siriani, afghani, 60-70 alla volta, che pagano fra i 5.000 e 8.000 euro a testa. Dal Libano partono più raramente, da Minieh, versando dai 5.600 ai 9300 euro a persona. “A bordo ci devono essere sempre degli scafisti, tre o quattro, che sanno navigare - spiega la fonte - e hanno a disposizione un satellitare, bussola e probabilmente un jammer, nel caso di Cutro, per oscurare i telefonini dei migranti. Il loro obiettivo è non farsi prendere e tornare in Turchia per un nuovo viaggio come manodopera specializzata dei trafficanti”. Dopo il naufragio davanti alle coste calabresi sono stati arrestati in quattro e proprio per evitare la polizia avrebbero virato bruscamente sotto costa provocando il naufragio del caicco.
La Guardia costiera libica ha intercettato lo scorso anno 22.397 migranti. Il 19 gennaio l’ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino e il Commodoro Rida Abdullah Ali Issa, comandante della Guardia costiera, hanno firmato \"un memorandum d’intesa per la consegna di due motovedette di classe Corrubia e tre classe 300”. Le imbarcazioni verranno utilizzate nel contesto degli impegni fra i due paesi per “il contrasto all’immigrazione illegale, tratta di esseri umani, contrabbando e rafforzamento della sicurezza delle frontiere”.
Il 6 febbraio il ministro degli Esteri, Antonio Tajani e quello libico, Najla Al Mangous, assieme al Commissario europeo Oliver Varhelyi, hanno presenziato alla consegna formale della Classe 300 nel cantiere Vittoria di Adria, in provincia di Venezia. A poca distanza un appello alla mobilitazione contro l’appoggio alla Guardia costiera di Tripoli dei centri sociali ha raccolto l’adesione dell’attivista di estrema sinistra Luca Casarini di Mediterranea e altre Ong dei talebani dell’accoglienza. “Il contratto è di 6,3 milioni di euro coperti dal fondo Ue per l’Africa. L’intero progetto ha un valore di 57 milioni e prevede, oltre alle motovedette, il loro mantenimento e rimessaggio, la formazione della guardia costiera libica, l’equipaggiamento e l’implementazione del Maritime rescue coordination center (di Tripoli nda)” dichiara Filippo Duò, quarta generazione della famiglia che ha fondato il cantiere Vittoria. Da Adria hanno fornito anche 12 pattugliatori ai tunisini e stanno costruendo navi e altre unità della Guardia costiera italiana.
Le motovedette per la Libia dovevano già essere a Tripoli, ma la tensione politica rallenta i tempi. Giorgia Meloni ha deciso di accelerare, però si sta ancora discutendo come inviarle in Libia. A bordo di una nave da carico, via mare con l’equipaggio libico oppure con le Forze armate italiane.
Fausto Biloslavo “Ad un anno dalla nostra fuga in Iran non ho ancora notizia sulla richiesta di asilo. Altri afghani, dopo di noi, hanno ottenuto  il visto in tre mesi” è il disperato messaggio inviato a Panorama da Mostafa Rahimi fuggito da Herat con la sua famiglia dopo aver collaborato con il contingente italiano. In novembre il Comando operativo di vertice interforze ha confermato che risultava registrato da tempo nelle liste di evacuazione. L’Italia, però, rimane una chimera. Assieme ai familiari fa parte degli afghani lasciati indietro, fra i 1000 e 2000, non solo in Iran dove rischiano di venire espulsi e riconsegnati alle grinfie dei talebani. La Difesa con l’operazione Aquila Omnia ha portato in salvo circa 5mila afghani quando a Kabul è tornato l’Emirato islamico. Poi l’Afghanistan è stato dimenticato ed i nostri ex interpreti e collaboratori ricevono dalla Difesa questi messaggi di  posta elettronica: “La sua richiesta è stata processata e accettata. Il tempo di attesa non  dipende da noi vi chiediamo pazienza”. L’evacuazione prevede che il ministero dell’Interno conceda il via libera quando ci sono posti nel circuito di accoglienza Sai, ma l’aumento degli arrivi illegali via mare intasa il sistema.
Rahimi ha girato un video di denuncia davanti all’ambasciata italiana a Teheran (vedi panorama.it) rilanciato da Elisabetta Trenta. “Su invito dell\'Italia si sono recati alcuni in Turchia e altri in Pakistan o in Iran, dove aspettano una chiamata dall’Italia - scrive sui social l’ex ministro della Difesa appellandosi al nuovo titolare Guido Crosetto - Hanno venduto tutto e, in un anno, hanno anche finito i soldi. Sono esuli in Iran mentre aspettano che il nostro paese li ammetta, come promesso”.
f.bil.
Fausto Biloslavopi. Giorgia Meloni ha deciso di accelerare, però si sta ancora discutendo come inviarle in Libia. A bordo di una nave da carico, via mare con l’equipaggio libico oppure con le Forze armate italiane.
Fausto Biloslavo
[continua]