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22 marzo 2023 - Esteri - Ucraina - Panorama
E in Ucraina si decide adesso chi ricostruirà
Dopo un anno di guerra l’Ucraina è a pezzi, ma già si pensa alla ricostruzione. Le stime dalla Banca mondiale indicano che saranno necessari 500-600 miliardi di dollari. Il presidente Volodymyr Zelensky parla di 1 trilione di dollari. Il 26 aprile si terrà a Roma una conferenza sulla ricostruzione annunciata dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Le distruzioni sono immense: 149.300 edifici residenziali rasi al suolo o danneggiati, comprese 131.400 case private, 17.500 appartamenti e 280 dormitori. Almeno 3mila scuole, università o istituzioni educative oltre a centinaia di ospedali sono stati colpiti o coinvolti nei combattimenti. Le stime della Scuola economica di Kiev arrivano fino a dicembre, ma il governo ucraino ha reso noto che circa 160mila chilometri quadrati di territorio, un’area grande come la Tunisia, è minata o cosparsa di ordigni inesplosi che vanno bonificati prima della ricostruzione. Per non parlare delle infrastrutture strategiche come fabbriche, centrali, strade, ponti, aeroporti, compreso lo scalo internazionale di Kiev, inceneriti dai missili russi.
“Abbiamo messo in piedi una rete di sindaci ucraini, il club dei primi cittadini, che sono già 300, per capire le esigenze della ricostruzione” dichiara a Panorama, Marco Toson, 22 anni di esperienza nel paese e presidente della Camera di commercio ucraina in Italia. La ricostruzione vera e propria potrà partire solo dopo una tregua fra i belligeranti. In alcune zone, come i tristemente noti sobborghi di Kiev (Irpin, Bucha) si è già cominciato a sistemare ponti ed edifici distrutti. Il 12 gennaio il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in visita a Kiev, ha inaugurato con il presidente, Carlo Bonomi, il Desk di Confindustria presso l’ambasciata che segue la riapertura dell’ufficio Ice in Ucraina. “Il sistema Italia è di nuovo pienamente presente nel Paese. Un segnale di fiducia” ha dichiarato Urso.
In realtà stiamo cercando di recuperare il ritardo di fronte ad un’agguerrita concorrenza. Francia, Germania, Danimarca e Polonia hanno messo le mani avanti per la loro fetta di mercato. Il governo ucraino vuole ricalcare la ricostruzione post bellica dell’Inghilterra e pure Corea del Sud e Turchia sono pronti. Il presidente Recep Tayyp Erdogan ha già firmato la scorsa estate con Zelensky un accordo preliminare.
In febbraio il ministero dell’Economia ucraino ha siglato un memorandum con la banca americana JP Morgan come principale consigliere del governo per la ricostruzione. “Gli appetiti sono molti. La guerra è terribile ma porta anche a questa situazione” ha evidenziato Walter Togni presidente della Camera di commercio italiana in Ucraina.
In due città dove si è cominciato a lavorare sulla ricostruzione, Kharkiv e Mikolaiv, gemellata con Trieste, è coinvolto lo studio milanese di ingegneria e architettura One Works. Grazie ai droni si stanno mappando gli edifici per catalogare danneggiamenti e distruzioni. I modelli di recupero sono Rotterdam, Amburgo, ma pure Dresda polverizzata durante la seconda guerra mondiale.
Dall’altra parte della barricata il ministero delle Difesa russo ha investito una cifra consistente, ma segreta, per ricostruire in tempo di record Mariupol, la città della resistenza del reggimento Azov, gemellata con San Pietroburgo, dove è nato Vladimir Putin.
Fausto Biloslavo
[continua]

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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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