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Commento
22 agosto 2023 - Prima - Italia - Il Giornale
I diritti difesi alla rovescia
Ll mondo è alla rovescia, non al contrario, altrimenti mi sbattono davanti al plotone di esecuzione del politicamente corretto assieme al generale Vannacci. A Trieste, sotto il sole d’agosto, è andato in scena un flash mob pro donne islamiche che avevano fatto il bagno vestite come piace ai talebani e vogliono i loro mariti. Non è solo questione d’igiene, ma di identità culturale e religiosa che non possiamo accettare a cuor leggero se crediamo nell’emancipazione femminile. Per non parlare del fatto che nei paesi islamici, come l’Arabia Saudita, le donne occidentali non possono indossare liberamente il bikini. Domenica al bagno Pedocin una sessantina di persone, quasi tutte italiane, femministe e di sinistra hanno fatto un girotondo in mare vestite e con cartelli tragicomici da ecoansia come «Inquina di più un vestito o una nave da crociera?». Ovviamente hanno intonato Bella Ciao.
Fra le rare musulmane Maryam Tamimi, candidata di Open sinistra alle ultime regionali, era una delle organizzatrici che ha straparlato di islamofobia. «È importante dare sostegno e solidarietà a tutte le donne - sostiene sul Piccolo di Trieste la pasionaria a senso unico - indipendentemente dalle loro decisioni (magari imposte nda) in materia di abbigliamento. Tutte devono sentirsi libere di esprimere la propria cultura e la propria religione». Complimenti. Andranno a fare il flash mob anche a Kabul, dove le vere donne coraggiose scendono in piazza chiedendo democrazia e si beccano le fucilate dei talebani?
Nel mondo alla rovescia d’agosto difendiamo il modo talebano di fare il bagno, in nome della libertà, ma chiediamo la testa del generale Roberto Vannacci, che ha servito 40 anni il paese e la Patria. L’alto ufficiale avrebbe dovuto pubblicare il suo libro «Il mondo al contrario» una volta in congedo e non in servizio. Alcuni passaggi sono effettivamente pesanti e provocatori, ma nelle oltre 300 pagine il generale solleva dei problemi veri e seri come il multiculturalismo senza integrazione, l’estremismo ambientalista, la «dittatura» delle minoranze e il verbo intoccabile del pensiero unico politicamente corretto. Pd e Anpi, vestali della Costituzione che interpretano sempre pro domo loro, vorrebbero il libro al rogo e degradare in pubblica piazza il generale a due stelle.
Anche i giudici della suprema Corte hanno dato segni da colpo di sole agostano. La Cassazione sentenzia che i migranti sbarcati illegalmente, solo per il fatto che chiedono praticamente tutti asilo, non sono «clandestini». Roberto Saviano, il principe del politicamente corretto, ringrazia con un tweet i talebani dell’accoglienza di Asgi e Naga, per il successo. Ci sono voluti agguerrite e costose falangi di avvocati. Le due associazioni sono finanziate da Soros e Naga «insieme ai cittadini stranieri e contro ogni discriminazione» ha ricevuto anche 25mila euro da Fondazione Intesa Sanpaolo, emanazione della prima banca italiana.
Dopo la sentenza come dobbiamo chiamare il 63% dei richiedenti asilo che non l’ottengono e teoricamente non avrebbero diritto a rimanere nel nostro paese? L’Ordine dei giornalisti negli allucinanti corsi di formazione sul tema ci istruisce, da Minculpop moderno, che bisogna definirli migranti economici o climatici, mai clandestini pena sanzioni politicamente corrette.
Le Ong più baldanzose si sono inventate una definizione che se non fosse da piangere farebbe ridere: «Persone in movimento». Più mondo alla rovescia di così....
[continua]

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11 novembre 2008 | Centenario della Federazione della stampa | reportage
A Trieste una targa per Almerigo Grilz
e tutti i caduti sul fronte dell'informazione

Ci sono voluti 21 anni, epiche battaglie a colpi di articoli, proteste, un libro fotografico ed una mostra, ma alla fine anche la "casta" dei giornalisti triestini ricorda Almerigo Grilz. L'11 novembre, nella sala del Consiglio comunale del capoluogo giuliano, ha preso la parola il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Villotta. Con un appassionato discorso ha spiegato la scelta di affiggere all'ingresso del palazzo della stampa a Trieste una grande targa in cristallo con i nomi di tutti i giornalisti italiani caduti in guerra, per mano della mafia o del terrorismo dal 1945 a oggi. In rigoroso ordine alfabetico c'era anche quello di Almerigo Grilz, che per anni è stato volutamente dimenticato dai giornalisti triestini, che ricordavano solo i colleghi del capoluogo giuliano uccisi a Mostar e a Mogadiscio. La targa è stata scoperta in occasione della celebrazione del centenario della Federazione nazionale della stampa italiana. Il sindacato unico ha aderito all'iniziativa senza dimostrare grande entusiasmo e non menzionando mai, negli interventi ufficiali, il nome di Grilz, ma va bene lo stesso. Vale la pena dire: "Meglio tardi che mai". E da adesso speriamo veramente di aver voltato pagina sul "buco nero" che ha avvolto per anni Almerigo Grilz, l'inviato ignoto.

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04 luglio 2012 | Telefriuli | reportage
Conosciamoci
Giornalismo di guerra e altro.

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16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
Foibe, conflitto sulla storia

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radio

15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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