
|
Articolo
12 settembre 2023 - Attualità - Afghanistan - Il Giornale |
|
Il santuario dei terroristi laboratorio di instabilità Quei 22 gruppi armati padroni dell’Afghanistan |
Afghanistan, come santuario dei terroristi, è cento volte più pericoloso rispetto all’11 settembre. Adesso ci sono 22 gruppi del terrore, che dispongono di armamenti, tecnologie e possibilità di addestramento ben superiori rispetto al 2001. Temo che prima o poi ci sarà un attacco in Occidente più devastante delle Torri gemelle». Non nutre dubbi il colonnello Zhaki Khoistani, che ha combattuto nei corpi speciali contro i talebani ed è stato addetto militare all’ambasciata afghana a Roma. Un rapporto dell’Onu, che si basa su informazioni di intelligence degli Stati membri, calcola che solo i gruppi principali, al Qaida, Stato islamico e Talebani pachistani, contino nel Paese su 10mila uomini pronti a morire per la guerra santa. In Afghanistan i terroristi dispongono di dozzine di campi di addestramento, basi e caserme, comprese quelle abbandonate due anni fa dalle truppe occidentali. E già colpiscono a livello regionale. Il Pakistan ha chiuso nelle ultime ore il principale passaggio di confine a Torkham. Il ministero degli Esteri di Islamabad ha chiesto all’Emirato talebano di «garantire che il territorio afghano non venga utilizzato come trampolino di lancio per attacchi terroristici contro il Pakistan». La super-organizzazione di gruppi jihadisti Tehreek-e-Taliban-e-Pakistan (TTP) ha sferrato oltre cento attacchi sul suolo pachistano dal novembre dello scorso anno. «L’ La notte del 30 agosto un commando di Jamaat Ansarullah, uno dei 22 gruppi del terrore presenti in Afghanistan, ha passato il confine con il Tajikistan. Le forze di sicurezza locali hanno circondato gli intrusi. Nello scontro a fuoco sono stati uccisi tre terroristi e sequestrate numerose armi e munizioni. Il commando aveva fucili di precisione americani con silenziatore e un M-4 con visore notturno, che erano stati consegnati alle forze regolari afghane prima della Caporetto del 2021. Il rapporto consegnato il 9 giugno al Consiglio di sicurezza dell’Onu spiega che dopo il ritiro occidentale «l’alleanza talebani-al Qaeda non ha fatto altro che rafforzarsi». A tal punto che il loro «ultimo leader, Ayman al Zawahiri, viveva in una casa sicura a Kabul gestita da un luogotenente del vice emiro e ministro degli interni dei talebani Sirajuddin Haqqani». Sulla sua testa c’è una taglia di 10 milioni di dollari dell’Fbi per terrorismo. Un drone della Cia ha incenerito al Zawahiri il 31 luglio 2022, ma al Qaida continua ad usare il Paese come santuario. L’Onu denuncia che la rete del terrore fondata da Osama bin Laden «opera in campi di addestramento in sei diverse province afghane, oltre a contare su case sicure e un centro media» per la propaganda jihadista ad Herat, che ha ospitato per 20 anni il comando delle truppe italiane. Nell’Emirato ci sarebbero dai 30 ai 60 comandanti di al Qaida con 400 terroristi a disposizione, assieme a 1600 familiari e fiancheggiatori. I soldi arrivano dall’estero con il metodo di pagamento informale hawala «e attraverso i servizi di criptovalute». Al Qaida viene «monitorata» dal Dipartimento 12 del Direttorato generale d’intelligence talebana, che si occupa di tutti i gruppi estremisti e dei volontari stranieri. «Uno Stato membro (delle Nazioni unite, ndr) ha riferito dell’arrivo di 20-25 combattenti arabi in Kunar e Nuristan, dove ci sarebbe un campo destinato all’addestramento degli attentatori suicidi». Kohistani rivela che «dal mio ex comando e centro di preparazione dei corpi speciali a Rishkor, a sud di Kabul, mi giungono segnalazioni della presenza di personale non afghano. Stranieri che girano con il volto coperto». L’elemento chiave più importante vicino ad al Qaida sarebbe Tajmir Jawad, numero due dell’intelligence talebana. L’Emirato smentisce tutto con sdegno, ma non può negare che le bandiere nere dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante-Khorasan siano «la minaccia terroristica maggiore in Afghanistan e per i Paesi confinanti dell’Asia centrale». La costola afghana dell’Isis, che attacca i talebani considerandoli troppo moderati, è riuscita a colpire le ambasciate del Pakistan e della Russia a Kabul oltre all’hotel Longan, «base» dei cinesi. Dallo scorso anno le bandiere nere hanno rivendicato 190 attacchi suicidi (circa 1300 morti e feriti). Si calcola che l’Isis possa contare fra i 4mila e 6mila adepti compresi i familiari. In gran parte afghani, ma pure azeri, pachistani, ceceni, turchi e arabi che hanno traslocato dal campo di battaglia in Siria. Le basi si trovano soprattutto nel Nord del Paese e dallo scorso anno avrebbero aperto cinque nuovi campi di addestramento. Sultan Aziz Azam è l’emiro che ha messo in piedi la costola mediatica con pubblicazioni in rete come la Voce del Khorasan in 12 lingue e canali Telegram. Le bandiere nere si finanziano con «il traffico di droga, i rapimenti, il contrabbando di pietre preziose e l'estorsione a società commerciali e di trasporto». Fra gli altri gruppi terroristici il più preoccupante è il cartello dei talebani pachistani composto da diverse formazioni. L’Onu stima che in Afghanistan siano presenti fra i 4mila e 10mila «combattenti, principalmente, nelle province orientali». Il Movimento islamico del Turkestan orientale conta fra i 300 e 1200 seguaci ed è un gruppo uiguro che ha l’obiettivo di «liberare» la regione cinese dello Xinjiang fondando un Califfato. Jihadisti con gli occhi a mandorla, che appoggiano i talebani nelle operazioni contro la resistenza di Ahmad Massoud, il figlio del «leone del Panjshir», ucciso due giorni prima dell’11 settembre da due terroristi di al Qaida. L’Afghanistan è un santuario pure per il Movimento islamico dell’Uzbekistan, che vuole trasformare l’ex repubblica sovietica in un Emirato. Stesso disegno destabilizzante per il Gruppo islamico della guerra santa, che nel 2007 aveva messo in piedi una cellula di bombaroli in Germania. L’Onu lancia l’allarme sulle carte d’identità e passaporti afghani rilasciati ai terroristi di al Qaida e altri gruppi «consentendo la loro potenziale infiltrazione nei Paesi vicini». Giorgio Battisti, generale degli alpini in congedo, primo ufficiale arrivato a Kabul a fine 2001, mette in guardia: «Ventidue anni dopo l’11 settembre, la minaccia jihadista risulta più forte ed estesa che mai, a conferma che l’Occidente, se non vuole soccombere, dovrà continuare a combatterla con determinazione, ma imparando dagli errori compiuti in Afghanistan».
|
[continua] |
|
video
|
|
13 aprile 2010 | RaiNews24 | reportage
Rassegna stampa del mattino
Emergency in manette in Afghanistan
|
|
|
|
01 dicembre 2009 | Rai3 - Cominciamo Bene | reportage
Il dramma dei baby clandestini
Ogni anno sono circa settemila i minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia alla ricerca dell'Eldorado occidentale. Arrivano dal Nord Africa, dai paesi dell'Est, ma pure dall'Afghanistan dove un viaggio da incubo più che di speranza
|
|
|
|
14 marzo 2007 | L'Infedele - La7 | reportage
Afghanistan, la guerra impossibile
Afghanistan, la guerra impossibile
|
|
|
|
radio

|
19 agosto 2008 | Radio24 | reportage |
Afghanistan
Taccuino di guerra - I Lawrence d'Arabia italiani
Afghanistan,un'estate in trincea.In prima linea con i soldati italiani
|

|
27 maggio 2008 | Radio R101 TGcom | intervento |
Afghanistan
I soldati italiani in Afghanistan potranno combattere
Il governo italiano ha annunciato il cambiamento dei caveat, gli ordini nazionali che limitano gli interventi del nostro contingente in Afghanistan. La zona a sud della cosiddetta "cintura" pasthun, il serbatoio etnico dei talebani, è la più calda. I soldati italiani potrebbero essere chiamati ad intervenire in quest'area.
|

|
20 agosto 2009 | Radio24 | reportage |
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ La "battaglia" per il voto
L’Afghanistan ha vinto la “battaglia” per il voto” .Anche nelle zone più minacciate, come la provincia di Farah, i talebani non sono riusciti a far saltare le elezioni presidenziali e provinciali. L’aiuto dei paracadutisti della Folgore è stato determinante. I baschi amaranto della 6° compagnia Grifi sono partiti all’alba da Tobruk, la base avanzata italiana nel turbolento distretto di Bala Baluk. L’obiettivo del plotone Nembo è di garantire la sicurezza del seggio più a sud nel villaggio di Chakab. Non un paesino qualunque, ma il villaggio dove è nato Said Ayub il governatore ombra dei talebani nella provincia di Farah. Centoventicinque elettori hanno sfidato le minacce talebane andando a votare per il nuovo presidente nella piccola moschea di Chakab.
Invece tre razzi sono stati lanciati contro base Tobruk. Il più vicino è esploso a 150 metri da una torretta di controllo del campo italiano. La battaglia più dura è scoppiata alle 11.30 ora afghana con un bombardamento di mortai su una colonna di bersaglieri partiti da Farh, il capoluogo provinciale. I fanti piumati hanno dovuto ripiegare, ma gli scontri sono continuati con i talebani che sparavano del villaggio di Pust i Rod. Il giorno delle elezioni e la notte precedente sono stati registrati 22 attacchi nel settore occidentale dell’Afghanistan comandato dal generale Rosario Castellano.
Fausto Biloslavo da base Tobruk, provincia di Farah
per Gr24 il sole 24 ore
|

|
05 agosto 2008 | Radio24 | reportage |
Afghanistan
Taccuino di guerra - La base nel deserto
Afghanistan, un'estate in trincea. In prima linea con i marines
|

|
12 novembre 2001 | Radio 24 Linea 24 | reportage |
Afghanistan
Il crollo dei talebani - L'avanzata su Kabul
In prima linea in Afghanistan dopo l'11 settembre. Il racconto dell'avanzata sulla capitale con le imboscate dei talebani, i bombardamenti dei B 52 ed i carri armati dei mujhaeddin che sfondano il fianco destro degli studenti guerrieri nella valle di Shomali
|
|
|
|
|