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Intervista
24 ottobre 2023 - Esteri - Italia - Il Giornale
“Israele deve fare di tutto per gli ostaggi E annientare Hamas e Jihad islamica”
Enrico Mairov, veterano dei corpi speciali israeliani, vive a Milano. Presidente della Nuova Udai 10.0, l’associazione di amicizia fra Italia e Israele, non ha peli sulla lingua.
A Gaza ci sarà la controffensiva via terra?
«È una domanda molto difficile. Israele deve fare di tutto per liberare gli ostaggi come a Entebbe (leggendaria operazione che nel 1976 portò alla liberazione di 102 ostaggi in Uganda nda), ma deve anche annientare Hamas e Jihad islamica».
Lei ha servito nei corpi speciali. Sa bene che Gaza è una giungla urbana...
«Non solo: ha pure una città sotterranea con chilometri di tunnel e una rete di trappole esplosive. I terroristi hanno avuto 20 anni per creare questo gigantesco bunker. Non sarà una passeggiata, ma una battaglia durissima in mezzo a case e palazzi minati».
Hamas può avere armi di distruzione di massa?
«I siriani loro alleati cos’hanno ancora nei loro arsenali? Il presidente Herzog ha dichiarato che sui corpi dei terroristi del 7 ottobre sono state trovate chiavette usb con manuali sulla preparazione del cianuro per disperderlo in mezzo alla popolazione. Temo che da Gaza potrebbero saltare fuori armi non convenzionali».
Perché colpite anche scuole, moschee e zone civili?
«Sotto moschee, scuole, asili, ospedali di Gaza ci sono le basi principali di comando e controllo di Hamas oltre agli arsenali. E utilizzano i lanciamissili vicino a questi edifici».
Hamas non ha avuto pietà dei bimbi israeliani. Voi avete pietà di quelli palestinesi?
«Se Israele non avesse avuto pietà dei bambini crede che la sera dell’8 ottobre ci sarebbe stato ancora un palestinese in vita a Gaza? Se non avessimo avuto pietà dei civili la Striscia, oggi, sarebbe spianata come un parcheggio».
L’Iran interverrà oppure userà i suoi alleati locali in Libano, Siria, Yemen, Irak?
«L’Iran ha dichiarato molte volte che vuole la distruzione di Israele. Di conseguenza Netanyahu ha risposto che non avranno mai l’atomica. Se l’Iran ci attaccasse, direttamente o indirettamente, attraverso i suoi alleati dovremmo difenderci con tutti i mezzi a disposizione».
Cosa pensa di una soluzione come nel 1982 quando Arafat e i fedayn si ritirarono, grazie alle mediazione Usa, lasciando il Libano?
«Cosa ci ha guadagnato Israele? La mia opinione è che dobbiamo difendersi nella maniera più decisa, perché a nessuno possa venire di nuovo in mente di uccidere neonati e anziani come il 7 ottobre. Non si può trattare con un cancro, che ti uccide».
Se Hamas venisse spazzato via cosa succederà, dopo, nella Striscia di Gaza?
«Le donne iraniane protestano contro il regime khomeinista. Il popolo di Gaza non l’ha fatto contro Hamas: si è ammalato di nazismo come quello tedesco. La soluzione politica per Gaza avverrà solo dopo la sconfitta totale dei terroristi».
Lei vive a Milano. Cosa pensa quando vede le manifestazioni pro palestinesi che non condannano Hamas?
«Per me è terribile. Prima che sia troppo tardi, prima di suicidarsi di nuovo, come 100 anni fa, cadendo in mano alle ideologie assassine di Hitler e Stalin credo che la società europea debba chiedersi dove stiamo andando, con chi e per fare cosa? Dopo il 7 ottobre in Israele voglio dire agli amici europei, che i prossimi potreste essere voi».
[continua]

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16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
Foibe, conflitto sulla storia

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05 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
Islam, matrimoni forzati e padri assassini
Nosheen, la ragazza pachi­stana, in coma dopo le spranga­te del fratello, non voleva spo­sarsi con un cugino in Pakistan. Il matrimonio forzato era stato imposto dal padre, che ha ucci­so a colpi di mattone la madre della giovane di 20 anni schiera­ta a fianco della figlia. Se Noshe­e­n avesse chinato la testa il mari­to, scelto nella cerchia familia­re, avrebbe ottenuto il via libera per emigrare legalmente in Ita­lia. La piaga dei matrimoni com­binati nasconde anche questo. E altro: tranelli per rimandare nella patria d’origine le adole­scenti dove le nozze sono già pronte a loro insaputa; e il busi­ness della dote con spose che vengono quantificate in oro o migliaia di euro. Non capita solo nelle comuni­tà musulmane come quelle pa­chistana, marocchina o egizia­na, ma pure per gli indiani e i rom, che sono un mondo a par­te.

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18 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
L'Islam nelle carceri
Sono circa 10mila i detenuti musulmani nelle carceri italiane. Soprattutto marocchini, tunisini algerini, ma non manca qualche afghano o iracheno. Nella stragrande maggioranza delinquenti comuni che si aggrappano alla fede per sopravvivere dietro le sbarre. Ma il pericolo del radicalismo islamico è sempre in agguato. Circa 80 detenuti musulmani con reati di terrorismo sono stati concentrati in quattro carceri: Macomer, Asti, Benevento e Rossano. Queste immagini esclusive mostrano la preghiera verso la Mecca nella sezione di Alta sicurezza 2 del carcere sardo di Macomer. Dove sono isolati personaggi come il convertito francese Raphael Gendron arrestato a Bari nel 2008 e Adel Ben Mabrouk uno dei tre tunisini catturati in Afghanistan, internati a Guantanamo e mandati in Italia dalla Casa Bianca. “Ci insultano per provocare lo scontro dandoci dei fascisti, razzisti, servi degli americani. Una volta hanno esultato urlando Allah o Akbar, quando dei soldati italiani sono morti in un attentato in Afghanistan” denunciano gli agenti della polizia penitenziaria. Nel carcere penale di Padova sono un centinaio i detenuti comuni musulmani che seguono le regole islamiche guidati dall’Imam fai da te Enhaji Abderrahman Fra i detenuti comuni non mancano storie drammatiche di guerra come quella di un giovane iracheno raccontata dall’educatrice del carcere Cinzia Sattin, che ha l’incubo di saltare in aria come la sua famiglia a causa di un attacco suicida. L’amministrazione penitenziaria mette a disposizione degli spazi per la preghiera e fornisce il vitto halal, secondo le regole musulmane. La fede nell’Islam serve a sopportare la detenzione. Molti condannano il terrorismo, ma c’è anche dell’altro....

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radio

20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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