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Articolo
03 novembre 2024 - Prima - Italia - Il Giornale |
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Giudici, Ong e sinistra La “guerriglia” legale usata per boicottare il piano del governo |
Parlamentari mobilitati, che sbarcano in Albania e tentativi abortiti all’Europarlamento. Magistrati che preparavano da mesi l’offensiva giudiziaria per ostacolare il governo. Associazioni pro migranti e Ong sul piede di guerra per far saltare l’invio dei migranti illegali nel paese delle Aquile. «Una macchina da guerra» è la definizione più che azzeccata di un alto ufficiale in prima linea sul mare. I numeri dimostrano l’inversione di tendenza nel 2024 rispetto agli sbarchi e il piano Albania è un ulteriore deterrente, che la «macchina da guerra» ben organizzata e coordinata vuole bloccare ad ogni costo. Al 30 ottobre sono sbarcati in Italia 55.049 rispetto ai 144.035 dello steso periodo nel 2023. E guarda caso la prima nazionalità arriva dal Bangladesh (11.180), che secondo alcuni giudici non possiamo portare in Albania. Le Ong hanno recuperato 9.589 migranti, in linea in termini assoluti rispetto allo scorso anno, ma con un’impennata percentuale al 17,7% sui numeri totali degli arrivi. E quasi tutti sono stati «soccorsi» al largo della Tripolitania, primo hub dei trafficanti per partenze verso l’Italia. Anche i rimpatri, seppure diminuiti numericamente, risultano aumentati in percentuale del 16% nel 2024. La linea del Piave dei talebani dell’accoglienza è il progetto Albania, che se partisse a pieno regime potrebbe essere un deterrente capace di diminuire ulteriormente le partenze. «Riflettori sempre accesi» è il nome dell’operazione sul campo lanciata dal Pd con l’annuncio di una staffetta di parlamentari italiani e europei in Albania. Alla prima spedizione del 17 ottobre hanno partecipato il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, due deputati dem (Paolo Ciani e Rachele Scarpa) e una di Avs, (Francesca Ghirra). Diritto sacrosanto di protestare, ma suona in maniera diversa quando Scarpa preannuncia che i primi migranti sarebbero stati «riportati indietro» per la mancata convalida dei trattenimenti in Albania «vista la loro provenienza». Puntuale è arrivato il niet dei magistrati del Tribunale di Roma, sezione immigrazione, che giudicano non sicuri l’Egitto e il Bangladesh aggrappandosi a una sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia europea. Altri colleghi a cominciare da Cuno Tarfusser, con grande esperienza internazionale, bollano come «semplicemente sbagliata» l’interpretazione dei giudici di Roma. L’Egitto è considerato in parte insicuro nonostante nel 2023 sia stato registrato il numero record di 15 milioni di turisti compresi 850mila italiani. E per il Bangladesh si sfiora il ridicolo dopo la nomina a nuovo capo del governo del premio Nobel per la pace, Muhammad Yunus. Il piano anti Albania era già pronto e annunciato fin da un convegno del 17 maggio dalla giudice Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica, che ha fatto tornare in Italia alcuni dei primi migranti già trasferiti nel Paese delle aquile. Sul lato politico l’offensiva coinvolge anche il Parlamento di Strasburgo. Cecilia Strada, che è stata a lungo presidente di Emergency, in parallelo alla missione della sinistra in Albania aveva annunciato un'interrogazione urgente alla commissione Ue per chiedere di «verificare la rispondenza alla legislazione comunitaria» del modello e in caso contrario di «aprire una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia». Assieme agli alfieri politici e giudiziari, la «macchina da guerra» pro migranti, recluta associazioni e Ong talebane dell’accoglienza. In prima linea contro il piano albanese c’è l’Asgi, finanziata da Soros e composta da docenti, legali, esperti. Il 24 ottobre l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione ha pubblicato sotto il titolo «Convalida dei trattenimenti in frontiera e in Albania: aggiornata la lista delle eccezioni sollevabili» ben 23 dettagliate indicazioni per i legali dei migranti. Bastoni fra le ruote che trovano riscontro nell’opposizione giudiziaria anche con l’ultimo rinvio a Bologna alla corte di giustizia Ue del decreto Paesi sicuri, ancora una volta da un giudice, Marco Gattuso, vicino a Magistratura democratica. |
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04 luglio 2012 | Telefriuli | reportage
Conosciamoci
Giornalismo di guerra e altro.
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10 giugno 2008 | TG3 regionale | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /1
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non dimentica i vecchi amici scomparsi. Il 10 giugno ha visitato a Bolzano la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” dedicata ad Almerigo Grilz. La mostra è stata organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti. Gli ho illustrato le immagini forti raccolte in 25 anni di reportage assieme ad Almerigo e Gian Micalessin. La Russa ha ricordato quando "sono andato a prendere Fausto e Almerigo al ritorno da uno dei primi reportage con la mia vecchia 500 in stazione a Milano. Poco dopo li hanno ricoverati tutti e due per qualche malattia". Era il 1983, il primo reportage in Afghanistan e avevamo beccato l'epatite mangiando la misera sbobba dei mujaheddin, che combattevano contro le truppe sovietiche.
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29 dicembre 2010 | | reportage
Gli occhi della guerra a Trieste
Dopo aver portato la mostra su 25 anni di reportage di guerra in tutta Italia, finalmente il 29 dicembre è stata inaugurata a Trieste, presso la sala espositiva della Parrocchia di Santa Maria Maggiore, via del Collegio 6. Gli occhi della guerra sono dedicati ad Almerigo Grilz e a tutti i giornalisti caduti sul fronte dell'informazione. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 10 al 20 gennaio. L'evento è stato organizzato dal Circolo universitario Hobbit con la sponsorizzazione della Regione.
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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento |
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra
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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento |
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo
I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti.
“Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale.
I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria.
Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa.
In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo.
“In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani.
Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.
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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento |
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.
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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento |
Italia
Professione Reporter di Guerra
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20 giugno 2017 | WDR | intervento |
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.
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