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23 novembre 2024 - Prima - Libano - Il Giornale
Razzi su Unifil, feriti 4 soldati italiani
«Non pensiamo sia un attacco mirato, ma i combattimenti nell’area sono intensi ed Hezbollah lancia razzi contro le forze israeliane vicine alla base» spiegano diverse fonti del Giornale sul campo.
Quattro caschi blu italiani sono rimasti lievemente feriti dall’esplosione di due razzi Grad di 120 millimetri piombati sulla base di Shama, comando del settore Ovest dello schieramento Onu nel Libano meridionale. Il ministro della difesa, Guido Crosetto, ha detto chiaramente che vuole parlare «con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi Unifil come scudo.
Ancora più intollerabile è la presenza di terroristi che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu».
Il primo razzo lanciato dalla brigata Aziz di Hezbollah ha colpito uno dei bunker dove si riparavano i militari italiani. Il Grad da 122 millimetri ha sfondato un hescobastion, cilindro di sabbia di protezione, che è riuscito ad attutire il colpo. Le mini schegge all’interno, provocate dall’esplosione, hanno ferito lievemente quattro Dimonios, i militari della brigata Sassari. Se la protezione non avesse retto e il razzo fosse penetrato nel bunker sarebbe stata una strage. I caschi blu italiani feriti sono stati subito soccorsi e hanno già parlato con i familiari garantendo che stanno bene. All’esterno l’esplosione ha bruciacchiato un mezzo bianco italiano della missione Unifil. Il secondo razzo Grad ha centrato un’area logistica della polizia militare internazionale su base tanzaniana danneggiandola e provocando un incendio spento velocemente dai caschi blu. Per fortuna non c’era nessuno al momento dell’impatto. Tutto il personale di Shama, fin dal mattino presto, era a livello di allarme 3: giubbotto antiproiettile, elmetto e chiusi nei bunker, che ospitano da 30 a 120 persone.
«I razzi sono stati probabilmente lanciati da Hezbollah o gruppi affiliati» recita il comunicato dell’Unifil. Le forze israeliane non hanno munizionamento del genere. Fonti dell’Onu spiegano al Giornale «che i combattimenti negli ultimi giorni sono molto più intensi con colpi di artiglieria pesante da entrambi i lati». L’esercito dello stato ebraico sta avanzando su tutta la linea del fronte e ad Ovest, dove ci sono gli italiani, si combatte duramente a Naqoura, quartier generale della missione Onu, ma anche attorno a Shama. «Gli israeliani sono da un paio di giorni nel villaggio e attorno alla base - spiega una fonte da Beirut -. Prima colpivano Hezbollah che avevano tunnel vicino alle postazioni Onu. Adesso sono i gialli (colore della bandiera del Partito di Dio nda) a lanciare salve di razzi, che spesso sono imprecisi». Unifil sottolinea che è «il terzo attacco contro la base Unifil a Shama in una settimana». Tiro, la grande città costiera, roccaforte di Hezbollah, è l’obiettivo dell’avanzata israeliana lungo la strada costiera strategica per movimenti e rifornimenti del nemico. Le squadre mobili del partito armato filo iraniano si piazzano nei sobborghi meridionali, vicini al mare e di fronte alla collina dove si trova la base italiana per lanciare anche un cinquantina di razzi alla volta. L’obiettivo è contrastare l’avanzata israeliana da Shama verso Tiro.
«Deliberati o meno registriamo attacchi quotidiani da ambo le parti - spiega la fonte Onu - Però abbiamo notato che negli ultimi giorni Hezbollah sta “sbagliando” diverse volte il lancio dei suoi razzi».
Il generale italiano Diodato Abagnara è al comando del Comitato tecnico militare che punta a rafforzare l’esercito libanese «l’unica realtà militare spiega la fonte da Beirut in grado di smantellare le infrastrutture di Hezbollah nel Sud del Libano una volta che taceranno le armi».
[continua]

radio

05 settembre 2006 | Radio 24 | reportage
Libano
Sbarco dei soldati italiani
Aggiornamenti da Tiro con Fausto Biloslavo che segue lo sbarco delle truppe italiane in Libano per garantire la tregua fra i miliziani sciiti di Hezbollah ed Israele. Ma anche i tragici ricordi delle disastrose missioni Onu precedenti nel paese dei cedri ed in Ruanda.

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