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Articolo
04 gennaio 2025 - Prima - Siria - Il Giornale |
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La missione della Ue in Siria al Jolani snobba la ministra |
L’Unione europea «apre» al nuovo governo di origine jihadista a Damasco con la visita di due ministri degli Esteri di peso, la tedesca Annalena Baerbock ed il francese Jean-Noël Barrot (nella foto). Il talebuono, per ora, Ahmad al-Sharaa (vero nome di colui che fino qualche tempo fa era noto come Abu Mohammed al-Jolani), in giacca e cravatta, li ha accolti con tanto di tappeto rosso nell’ex palazzo presidenziale di Assad. Non ha battuto ciglio davanti alla responsabile della diplomazia tedesca, senza velo, ma ha stretto la mano solo al francese. E avvicinato il palmo della mano al petto come segno di saluto islamico alla donna, che ha fatto finta di niente con disinvoltura. Le nuove autorità siriane hanno chiesto la revoca delle sanzioni, che non avrebbero più senso, essendo state imposte al regime di Assad, ma gli europei vogliono assicurazioni ad ampio spettro. «L’Europa fornirà sostegno, ma non finanzierà nuove strutture islamiche», ha messo le mani avanti Baerbock. Il riferimento è ai timori di «islamizzazione» nel campo giudiziario e dell’istruzione. E ha insistito sulla necessità di «instaurare un dialogo politico che coinvolga tutti i gruppi etnici e religiosi, tutti i cittadini, vale a dire in particolare anche le donne di questo Paese». Nel governo di transizione c’è una sola donna, che sembra nominata apposta come facciata. Il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot ha chiesto la distruzione degli arsenali di armi chimiche accumulati da decenni. «Una Siria sovrana e sicura non lascia spazio alla proliferazione e alla dispersione delle armi di distruzione di massa e delle armi chimiche del regime criminale di Bashar al-Assad» ha sottolineato Barrot. Il rappresentante della Francia ha pure invitato i conquistatori di Damasco a trovare una «soluzione politica con i nostri alleati curdi». I rappresentanti Ue hanno discusso del ritorno dei profughi. Le porte sono aperte, ma in cambio il governo di Al-Sharaa chiede la fine delle sanzioni, che hanno piegato il paese. Solo in Germania vivono 975.000 siriani, gran parte accolti con l’ondata del 2015. Prima dell’incontro con il leader ex jihadista o presunto tale, i due ministri europei hanno visitato la prigione di Sednaya alle porte della capitale siriana utilizzato come mattatoio dal regime di Assad. L’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, ha «benedetto» la visita, confermando che è a nome dell’Unione. Francia e Germania non avevano mai riaperto le ambasciate a Damasco dopo l’inizio del conflitto, a differenza dell’Italia. Il giorno prima dell’arrivo della Ue, il nuovo ministro degli Esteri, Asaad al Shaibani, ha scelto come prima visita storica l’Arabia Saudita. Si è recato a Riad con il nuovo responsabile della Difesa, Murhaf Abu Qasra e il capo dell'intelligence, Anas Jatab. I sauditi hanno fatto riammettere Assad nella Lega araba, ma, come il Qatar, avevano ampiamente finanziato e armato i ribelli siriani. Non a caso Qatar Airways ha annunciato che dal 7 gennaio riprenderanno i collegamenti aerei con Damasco. Il vero «padrino» internazionale, però, è il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha organizzato, dietro le quinte, la caduta del regime siriano. L’esercito di Ankara, il secondo della Nato, rimetterà in piedi le forze armate, che si sono sciolte come neve la sole. Il ministero della Difesa turco ha confermato che «è stato avviato un dialogo con gli organi statali siriani e le rappresentanze militari al fine di stabilire un piano di collaborazione che permetta di far fronte alle necessità immediate». Nella sacca di Idlib, da dove sono partiti i ribelli arrivati a Damasco, c’erano già grandi basi dove sventola la bandiera rossa con la stella e la mezzaluna.
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[continua] |
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23 gennaio 2014 | Televisione Svizzera Italiana | reportage
I cristiani combattono
I cristiani in Siria vivono fra due fuochi e iniziano a difendersi, armi in pugno.
Queste sono le giovani reclute del Sutoro, una milizia cristiana nel nord del paese travolto dalla guerra civile. Le immagini sono state girate dagli stessi miliziani.
I cristiani siriaci combattono al fianco dei curdi contro gli estremisti islamici di Al Qaida.
Il nome Sutoro deriva da un’antica preghiera in aramaico, la lingua di Gesù Cristo.
Dall’Europa non partono per la Siria solo volontari della guerra santa islamica.
Ma pure giovani cristiani per proteggere le loro comunità minacciate di estinzione.
Come raccontano i rappresentanti della diaspora cristiana nel vecchio continente.
Da Locarno è partito per la Siria Johann Cosar, un ex sergente dell’esercito elvetico.
Ufficialmente per documentare le sofferenze dei cristiani, ma in realtà ha dato una mano ad addestrare la milizia del Sutoro.
Dei volontari cristiani in Siria, giunti dall'Europa, parla il rappresentante del Centro culturale mesopotamico di Locarno
Sait il padre di Johan Cosar, il giovane di Locarno partito per la Siria, è un cittadino svizzero ed esponente di spicco del Partito che ha fondato la milizia cristiana.
I servizi segreti di Damasco lo hanno arrestato lo scorso agosto.
La famiglia non parla con la stampa ma a Berna il Dipartimento federale degli Esteri è informato del caso.
Il governo siriano sostiene che Sait Cosar sia morto per infarto.
Duecentomila cristiani sono già fuggiti dalla guerra civile.
I loro rappresentanti, assieme ai curdi, avevano chiesto all’Onu di partecipare a Ginevra 2, senza ottenere risposta.
Nel futuro della Siria, per i cristiani, è in gioco la sopravvivenza.
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10 settembre 2013 | Tg5 | reportage
L'inferno di Jobar alle porte di Damasco
Alle porte della capitale siriana il nostro inviato racconta il sobborgo ridotto a un cumulo di macerie, nella zona dove sono state usate le armi chimiche.
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08 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia
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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento |
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.
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02 luglio 2015 | Radio24 | intervento |
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.
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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento |
Siria
La guerra continua
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