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11 gennaio 2025 - Il fatto - Siria - Il Giornale
Dal Libano alla Siria , le mosse di Tajani al “fronte”
Italia protagonista sui dossier caldi delle crisi internazionali. Non solo il “miracolo” Sala, la giornalista liberata in appena tre settimane dalle galere iraniane. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ed il suo vice, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sono in prima linea dall’Ucraina al Medio Oriente. Peace with strength, pace difesa dalla forza, è la linea che ha in testa il nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, sintetizzata dalla premier Meloni. Alle porte del terzo annodi guerra l’obiettivo è «congelare» il conflitto, ma non certo darla vinta ai russi. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non è venuto a Roma solo per l’incontro saltato con Biden a causa del disastroso incendio di Los Angeles, ma per ribadire «fiducia e gratitudine» al governo italiano.
Kiev sa bene che Meloni rappresenta l’esecutivo più stabile fra i grandi della Ue ed è un’alleata di riferimento di Trump in Europa. Proprio nelle ore della visita è stato confermato che Zelensky incontrerà il nuovo presidente americano dopo la cerimonia di insediamento del 20 gennaio.
Sul fronte mediorientale, Tajani, è volato in Siria, primo ministro degli Esteri del G7 ad incontrare il nuovo leader del paese, Ahmad al Shaara, dopo la nomina del presidente libanese, Joseph Aoun (foto), fortemente sostenuta dall’Italia. Nelle due ore di colloquio con il talebuono di Damasco, o presunto tale, Tajani ha avuto «l'impressione di una persona pragmatica, che vuole avere un rapporto con l'Italia molto forte». Il nostro paese «intende giocare un ruolo da protagonista - sostiene il vicepremier credo che si debba dare un'apertura di credito al nuovo governo collaborando nell’interesse della stabilità». I nodi da scogliere sono tanti compresi gli arsenali di armi chimiche, non ancora bombardati dagli israeliani, ed i volontari della guerra santa, che dopo la caduta di Assad circolano liberamente per il paese. L’Italia fa da scudo alla minoranza cristiana, che assieme ad altre fasce della popolazione vede incrinarsi la speranza delle prime settimane dal crollo del regime.
Fonti del Giornale denunciano «insicurezza e rapimenti lampo per ottenere riscatti». Al Joulani parla bene, ma fuori Damasco i barbuti razzolano male: nel quartiere cristiano Souleimanie di Aleppo «sono andati in giro armati sui loro fuoristrada gridando alii le donne che dovevano coprirsi con il velo». Il nuovo capo di stato maggiore è un barbuto doc, come il ministro della Giustizia, che qualche anno fa presenziava alla lapidazione delle adultere nel “Califfato” di Idblib. Quello della Difesa si era fatto immortalare mentre fracassava una statuetta della Madonna.
Le elezioni sono di fatto rinviate «magari fra 4 anni» ha fatto sapere al Joulani. Tajani dopo Damasco ha incontrato il neo eletto presidente del Libano, il generale cristiano Joseph Aoun, dopo due annidi stallo dettato da Hezbollah. «È un mio amico e dell’Italia» ha sottolineato Tajani spiegando che si tratta di «una tappa fondamentale e importante per il Libano e il Medio Oriente». Aoun è appoggiato, oltre che dal nostro paese, da Usa, Francia, Egitto e Qatar. Il presidente è il comandante in capo dell’esercito libanese, che si sta dispiegando nel sud del Libano da dove si devono ritirare gli israeliani. E lo stesso dovrebbe fare Hezbollah, a 30 chilometri dal confine, oltre il fiume Litani. Nel rafforzare l’esercito libanese giochiamo un ruolo cruciale con il generale Diodato Abagnara, che comanda il Comitato tecnico militare. I membri del Comitato sono Canada, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti. L’obiettivo è la pacificazione, spiega Tajani da Beirut, «in questa zona, nel Mediterraneo per arrivare fino al Mar Rosso», dove ieri americani e inglesi hanno bombardato lo Yemen.
[continua]

video
14 febbraio 2019 | Porta a Porta | reportage
Parla il miliziano italiano che ha combattuto nell'Isis


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08 settembre 2013 | Tg5 | reportage
La battaglia di Maalula perla cristiana
Fausto Biloslavo, appena arrivato in Siria si trova al centro degli scontri tra governanti e ribelli. Il video terribile ed il racconto della battaglia

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23 gennaio 2014 | Televisione Svizzera Italiana | reportage
I cristiani combattono
I cristiani in Siria vivono fra due fuochi e iniziano a difendersi, armi in pugno. 

Queste sono le giovani reclute del Sutoro, una milizia cristiana nel nord del paese travolto dalla guerra civile. Le immagini sono state girate dagli stessi miliziani.

I cristiani siriaci combattono al fianco dei curdi contro gli estremisti islamici di Al Qaida.

Il nome Sutoro deriva da un’antica preghiera in aramaico, la lingua di Gesù Cristo.

Dall’Europa non partono per la Siria solo volontari della guerra santa islamica.

Ma pure giovani cristiani per proteggere le loro comunità minacciate di estinzione. 
Come raccontano i rappresentanti della diaspora cristiana nel vecchio continente.

Da Locarno è partito per la Siria Johann Cosar, un ex sergente dell’esercito elvetico. 
Ufficialmente per documentare le sofferenze dei cristiani, ma in realtà ha dato una mano ad addestrare la milizia del Sutoro.
Dei volontari cristiani in Siria, giunti dall'Europa, parla il rappresentante del Centro culturale mesopotamico di Locarno

Sait il padre di Johan Cosar, il giovane di Locarno partito per la Siria, è un cittadino svizzero ed esponente di spicco del Partito che ha fondato la milizia cristiana. 

I servizi segreti di Damasco lo hanno arrestato lo scorso agosto.

La famiglia non parla con la stampa ma a Berna il Dipartimento federale degli Esteri è informato del caso.

Il governo siriano sostiene che Sait Cosar sia morto per infarto. 

Duecentomila cristiani sono già fuggiti dalla guerra civile. 
I loro rappresentanti, assieme ai curdi, avevano chiesto all’Onu di partecipare a Ginevra 2, senza ottenere risposta.
Nel futuro della Siria, per i cristiani, è in gioco la sopravvivenza.

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radio

02 luglio 2015 | Radio24 | intervento
Siria
La famiglia jihadista
"Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli”. E’ uno dei messaggi intercettati sulla strage di Charlie Hebdo scritto da Maria Giulia Sergio arruolata in Siria nel Califfato. Da ieri, la prima Lady Jihad italiana, è ricercata per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale. La procura di Milano ha richiesto dieci mandati di cattura per sgominare una cellula “familiare” dello Stato islamico sotto indagine da ottobre, come ha scritto ieri il Giornale, quando Maria Giulia è arrivata in Siria. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha spiegato, che si tratta della “prima indagine sullo Stato Islamico in Italia, tra le prime in Europa”.

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23 gennaio 2014 | Radio Città Futura | intervento
Siria
La guerra continua


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02 dicembre 2015 | Radio uno Tra poco in edicola | intervento
Siria
Tensione fra Turchia e Russia
In collegamento con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. In studio conduce Stefano Mensurati.

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