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08 maggio 2025 - Interni - Italia - Il Giornale
L’ultima crociata delle femministe: Vietare le visite a scuola degli alpini
di Fausto Biloslavo
Le bordate contro la storica adunata degli alpini a Biella arrivano da uno sparuto manipolo di femministe. Da venerdì a domenica la città verrà pacificamente invasa da 300mila penne nere. Il titolo della 96ima adunata, la prima nel capoluogo piemontese, non lascia dubbi: «Alpini portatori di speranza». Però c'è sempre qualcuno che vede fascisti immaginari. Una lettera aperta di alcuni genitori rilanciata dal collettivo femminista «Le parole fucsia», ha montato ad hoc un caso. A Rimini nel 2022 altre femministe della stessa pasta ci avevano provato accusando gli alpini di abusi sessuali. Tutto finito in una bolla di sapone.
«La sinistra monta la polemica grazie alla visibilità nazionale dell'adunata - spiega al Giornale il portavoce del sindaco, Luca Castagnetti - Un giornaletto locale che serve per incartare il pesce e tira duemila copie è andato dietro». La reazione sui social contro le femministe è stata durissima. Secondo il collettivo fucsia nelle scuole biellesi falangi
di alpini narrano «alcune vicende della storia del nostro paese, proponendo canti bellici, mitizzando gesta e azioni, contribuendo a rafforzare il clima sovranista e nazionalista che pare essere l'unico possibile nel nostro Paese». Le penne nere da cinquant'anni vanno nelle scuole senza mai inneggiare alla guerra, che conoscono bene e hanno provato sulla loro pelle per generazioni. Ufficialmente l'Associazione nazionale alpini non replica, ma Massimo Cortesi, il direttore della rivista l'Alpino, ammette che «sono le solite polemiche del piffero messe in piedi da quattro gatti».
Il manipolo che cerca fascisti su Marte addirittura mette in dubbio che gli Alpini hanno fatto «tante cose buone». In questi giorni è stato commemorato il terribile terremoto del Friuli-Venezia Giulia, dove le penne nere erano in prima fila per soccorrere la popolazione. I Verdi, altri utili idioti, hanno addirittura contestato l'illuminazione con il Tricolore delle montagne «Mucrone», «Tovo» e «Camino». Ancora peggio l'accusa dell'inno, «Di qui non passa», ispirato dalla canzone del Piave, che esalterebbe l'«invasione nazifascista dell'Unione Sovietica». Gli unici

invasori dell'Ucraina dal 2022 sono i russi. «La nostra penna è il nostro vessillo dal caldo della Libia al freddo in Russia, l'abbiamo portata sempre per giustizia in nome di un'Italia a volte ingiusta».
Domenica arriveranno a Biella il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il presidente del Senato, Ignazio La Russa. «L'organizzazione sta procedendo molto bene - sottolinea Castagnetti - Siamo entusiasti e aspettavamo l'adunata da anni».
I detrattori spero che partecipino a questa grande festa di popolo. E anche se non lo faranno gli alpini, se ce ne fosse bisogno, dall'Ortigara alle missioni all'estero, continueranno a sacrificarsi per difendere la Patria e salvare anche chi li denigra.
[continua]

video
29 dicembre 2010 | | reportage
Gli occhi della guerra a Trieste
Dopo aver portato la mostra su 25 anni di reportage di guerra in tutta Italia, finalmente il 29 dicembre è stata inaugurata a Trieste, presso la sala espositiva della Parrocchia di Santa Maria Maggiore, via del Collegio 6. Gli occhi della guerra sono dedicati ad Almerigo Grilz e a tutti i giornalisti caduti sul fronte dell'informazione. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 10 al 20 gennaio. L'evento è stato organizzato dal Circolo universitario Hobbit con la sponsorizzazione della Regione.

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14 marzo 2015 | Tgr Friuli-Venezia Giulia | reportage
Buongiorno regione
THE WAR AS I SAW IT - L'evento organizzato dal Club Atlantico giovanile del Friuli-Venezia Giulia e da Sconfinare si svolgerà nell’arco dell’intera giornata del 10 marzo 2015 e si articolerà in due fasi distinte: MATTINA (3 ore circa) ore 9.30 Conferenza sul tema del giornalismo di guerra Il panel affronterà il tema del giornalismo di guerra, raccontato e analizzato da chi l’ha vissuto in prima persona. Per questo motivo sono stati invitati come relatori professionisti del settore con ampia esperienza in conflitti e situazioni di crisi, come Gianandrea Gaiani (Direttore responsabile di Analisi Difesa, collaboratore di diverse testate nazionali), Fausto Biloslavo (inviato per Il Giornale in numerosi conflitti, in particolare in Medio Oriente), Elisabetta Burba (firma di Panorama), Gabriella Simoni (inviata Mediaset in numerosi teatri di conflitto, specialmente in Medio Oriente), Giampaolo Cadalanu (giornalista affermato, si occupa di politica estera per La Repubblica). Le relazioni saranno moderate dal professor Georg Meyr, coordinatore del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche dell’Università di Trieste. POMERIGGIO (3 ore circa) ore 14.30 Due workshop sul tema del giornalismo di guerra: 1. “Il reporter sul campo vs l’analista da casa: strumenti utili e accorgimenti pratici” - G. Gaiani, G. Cadalanu, E. Burba, F. Biloslavo 2. “Il freelance, l'inviato e l'addetto stampa in aree di crisi: tre figure a confronto” G. Simoni, G. Cuscunà, cap. B. Liotti

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29 dicembre 2011 | SkyTG24 | reportage
Almerigo ricordato 25 anni dopo
Con un bel gesto, che sana tante pelose dimenticanze, il presidente del nostro Ordine,Enzo Iacopino, ricorda davanti al premier Mario Monti, Almerigo Grilz primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 19 maggio 1987 in Mozambico.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.

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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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