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21 maggio 2025 - Sito - Italia - ilgiornale.it |
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La Nato chiederà di più per la Difesa. Scudo anti missile, armamenti e riserva per le Forze armate |
Fausto Biloslavo La notizia non è che l’Italia rispetterà il 2% del Prodotto interno lordo per le spese della Difesa, ma l’ulteriore impennata che verrà annunciata dal segretario generale dell’Alleanza atlantica al summit di fine giugno a L’Aja. Il ministro Guido Crosetto rispondendo ad alcune interrogazioni alla Camera ha spiegato che “la Nato in Europa si sta riorganizzando e al prossimo vertice dell'Aja sarà formalizzato un nuovo livello di contribuzione, ci aspettiamo un valore tra il 3,5 e il 5%”. Gli Stati Uniti sposteranno la loro attenzione politico-miltare sull’Indo- Pacifico, per la sfida con la Cina. Gli 80 anni di sicurezza garantita dagli americani, con tanto di ombrello nucleare e spese diventerà un ricordo. “Di conseguenza i piani della Nato per la sicurezza europea resteranno sguarniti e noi dovremo compensare facendoci carico di ripianare le capacità che mancheranno nei prossimi anni” ha spiegato Crosetto in aula. Ovviamente la decisione finale non spetta al ministro della Difesa, ma al Parlamento e a fine giugno si esprimerà il governo. Crosetto, rispondendo ad un’altra interrogazione, sulle commesse per Israele ha ribadito che viene rispettata "con rigore la normativa nazionale e internazionale in materia di esportazione degli armamenti. Le caratteristiche dell'intervento israeliano su Gaza, in relazione al criminale attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, e l'estendersi dell'operazione militare nel sud del Libano hanno indotto il Governo italiano a sospendere la concessione di nuove autorizzazioni”. E per le importazioni è sospesa la parte di un programma che prevedeva componentistica israeliana. Il ministro ha pure puntualizzato, sulla guerra a Gaza, che si ritiene “amico di Israele come della Palestina e distinguo Israele dalle scelte del Governo attuale, che come ho avuto modo di ribadire, non condivido”. Ai cronisti nel Transatlantico della Camera ha auspicato che le trattative fra ucraini e russi “siano possibili e trovo un’ottima idea il tentativo di portarle su un terreno come il Vaticano”. In mattinata il Capo di stato maggiore, generale Luciano Portolano, durante l’audizione alla Commissione Difesa della Camera ha ammesso che per la guerra in Ucraina, “Mosca, malgrado le estese perdite sul campo di battaglia, sta ricostituendo le capacità militari perdute e crescendo militarmente, quantomeno nella sua dimensione convenzionale, ad un ritmo più rapido di quanto fosse previsto”. E per di più sul turbolento scenario africano i russi “e altri competitor stanno adottando, con rinnovato impeto, strategie di sovversione, disinformazione e persuasione con l’obiettivo di erodere l’influenza occidentale e guadagnare maggiore leva politica”. Minacce ibride e non rendono l’immediato futuro allarmante e Portolano sottolinea con i deputati della Commissione, che bisogna “ripianare e mantenere un adeguato stock di munizionamento con un focus particolare sulle “battle decisive munition””, che hanno un ruolo decisivo in caso di guerra. Il generale, rispondendo ad una domanda, ha confermato che uno degli obiettivi dell’Italia è dotarsi di uno scudo di difesa missilistico come Iron Dome, che ha salvato Israele. "E' una delle priorità del ministro Crosetto" nella pianificazione generale interforze. "Oggi esistono dei sistemi di difesa aerea ma non abbiamo una copertura totale” ha sottolineato il Capo di stato maggiore della Difesa. Durante l’audizione ha spiegato che per la difesa aerea e missilistica è stato “avviato l’approvvigionamento di ulteriori (missili) Aster 15, Aster 30, Aster 30 B1 NT e partecipiamo a programmi di sviluppo capacitivo di sistemi di nuova generazione”. L'Aster 30 B1 NT è in grado di intercettare missili ipersonici ed equipaggerà i nuovi sistemi di difesa terra-aria Samp-t, che entreranno in servizio entro il 2026. Il generale ha anche elencato, per ogni dominio, i nuovi armamenti come “l’acquisizione dei più moderni lanciarazzi Himars e dell’obice semovente ruotato per le brigate medie”. La componente corazzata, che attende da anni nuovi carri, ha la priorità. Per il dominio aereo arriveranno altri 24 Eurofighter e ulteriori 25 F-35, che però risultano in parte già superati dai futuri caccia di sesta generazione. Per questo “proseguirà il Global combat air programme con Regno Unito e Giappone”. Per la Marina militare un settore prioritario è quello “delle capacità subacquee, che includono sistemi avanzati di pilotaggio remoto e mezzi per operazioni sia difensive che offensive, allo scopo di garantire la sicurezza delle infrastrutture critiche, delle reti energetiche e delle linee di approvvigionamento del paese”. Nonostante i venti di guerra che ci circondano le forze armate resteranno a 160mila unità, come previsto dalla legge del 2022, ma si cercherà di mobilitare “la riserva al fine di disporre di un adeguato bacino di personale aggiuntivo (…), che consenta al pari di quanto avviene nei paesi alleati - ha dichiarato Portolano - di disporre di personale addestrato e prontamente impiegabile”. Il vero nodo, come sempre, è la coperta troppo corta con i soldi che arrivano in ritardo, che incidono sull’efficienza dei mezzi e sulle esercitazioni riflettendosi negativamente sulle forze armate. “Ritengo che il potenziamento e la prontezza operativa - conclude Portolano - l’adozione di nuove capacità e tecnologie e la sinergia tra le politiche nazionali e le strategie europee di Difesa, siano decisivi per affrontare le minacce, che ci attendono, sia convenzionali che ibride”. |
[continua] |
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04 luglio 2012 | Telefriuli | reportage
Conosciamoci
Giornalismo di guerra e altro.
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03 febbraio 2012 | UnoMattina | reportage
Il naufragio di nave Concordia e l'allarme del tracciato satellitare
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18 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
L'Islam nelle carceri
Sono circa 10mila i detenuti musulmani nelle carceri italiane. Soprattutto marocchini, tunisini algerini, ma non manca qualche afghano o iracheno. Nella stragrande maggioranza delinquenti comuni che si aggrappano alla fede per sopravvivere dietro le sbarre.
Ma il pericolo del radicalismo islamico è sempre in agguato.
Circa 80 detenuti musulmani con reati di terrorismo sono stati concentrati in quattro carceri: Macomer, Asti, Benevento e Rossano.
Queste immagini esclusive mostrano la preghiera verso la Mecca nella sezione di Alta sicurezza 2 del carcere sardo di Macomer. Dove sono isolati personaggi come il convertito francese Raphael Gendron arrestato a Bari nel 2008 e Adel Ben Mabrouk uno dei tre tunisini catturati in Afghanistan, internati a Guantanamo e mandati in Italia dalla Casa Bianca.
“Ci insultano per provocare lo scontro dandoci dei fascisti, razzisti, servi degli americani. Una volta hanno esultato urlando Allah o Akbar, quando dei soldati italiani sono morti in un attentato in Afghanistan” denunciano gli agenti della polizia penitenziaria.
Nel carcere penale di Padova sono un centinaio i detenuti comuni musulmani che seguono le regole islamiche guidati dall’Imam fai da te Enhaji Abderrahman
Fra i detenuti comuni non mancano storie drammatiche di guerra come quella di un giovane iracheno raccontata dall’educatrice del carcere Cinzia Sattin, che ha l’incubo di saltare in aria come la sua famiglia a causa di un attacco suicida.
L’amministrazione penitenziaria mette a disposizione degli spazi per la preghiera e fornisce il vitto halal, secondo le regole musulmane.
La fede nell’Islam serve a sopportare la detenzione. Molti condannano il terrorismo, ma c’è anche dell’altro....
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20 giugno 2017 | WDR | intervento |
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.
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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento |
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra
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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento |
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.
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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento |
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea.
Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.
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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento |
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo
I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti.
“Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale.
I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria.
Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa.
In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo.
“In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani.
Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.
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