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16 settembre 2025 - Il fatto - Italia - Il Giornale
Indifesi in caso di conflitto: mancano armi e munizioni (e servono 50mila militari)
Difesa dello spazio aereo da missili balistici e droni come un groviera. Scorte di munizioni per un conflitto insufficienti, come gli altri alleati europei. I militari sono troppo pochi: servirebbero 9mila in più per la Marina e 45mila per l'esercito. Per non parlare del misero 16% degli italiani disposti a combattere per la Patria secondo un'indagine del Censis.
Non siamo pronti per una guerra e ancora meno al prezzo del sangue di un conflitto. In maggio il capo di Stato maggiore della Difesa, Luciano Portolano, aveva spiegato
ai parlamentari che prima di tutto bisogna «ripianare e mantenere un adeguato stock di munizionamento con un focus particolare sulle battle decisive munition», che hanno un ruolo decisivo in caso di attacco esterno. Anche per le forniture belliche all'Ucraina non abbiamo sufficienti scorte di munizioni. I dati sono top secret, ma gli alleati sono messi come noi: l'aeronautica francese, la più forte nella Ue, con circa 200 aerei da combattimento, ha missili a lungo raggio che basterebbero per un giorno di conflitto con russi o cinesi. Quelli a medio e corto raggio durerebbero tre giorni.
Un'altra situazione critica è «che non abbiamo una struttura complessiva per la difesa dello spazio aereo nazionale dai droni. Il numero di vettori contro i missili balistici è inadeguato, per non parlare della difesa a lungo raggio. In pratica il munizionamento è insufficiente per attacchi dal cielo prolungati», spiega al Giornale, il direttore di Analisi Difesa, Gianandrea Gaiani. Portolano, nell'audizione del 21 maggio, ha confermato che uno degli obiettivi dell'Italia è dotarsi di uno scudo di difesa missilistico come Israele. «È una delle priorità del ministro Crosetto», nella pianificazione generale interforze. «Oggi esistono dei sistemi di difesa aerea, ma non abbiamo una copertura totale», confermava il Capo di stato maggiore della Difesa. Le nuove acquisizioni prevedono missili Aster 15, Aster 30, Aster 30 B1 NT. Quest'ultimo è in grado di intercettare missili ipersonici con le batterie di difesa terra-aria Samp-t, che entreranno in servizio entro il 2026.
Un altro nodo da sciogliere riguarda l'esercito. Il 29 gennaio, il generale Carmine Masiello, sempre davanti ai parlamentari, ha ribadito che è necessaria «l'acquisizione dei più moderni lanciarazzi Himars e dell'obice semovente ruotato per le brigate medie». La componente
carri armati, che attende da anni nuovi mezzi, è una priorità. Il vero problema, però, è che ci vorrebbero più uomini. L'esercito italiano per fronteggiare uno scenario di guerra come quello ucraino avrebbe bisogno, secondo Masiello che si basa sulle richieste Nato, di un «incremento delle dotazioni organiche tra 40mila e 45mila unità». Pure gli ufficiali scarseggiano, ma si cercherà di attivare «la riserva al fine di disporre di un adeguato bacino di personale aggiuntivo», ha dichiarato Portolano.
Il calo nei reclutamenti, anche per il timore di andare in guerra, è un dato di fatto e la Marina militare soffre da tempo la carenza di personale. L'ammiraglio in congedo Binelli Mantelli, ex capo di Stato maggiore della Difesa, ha rivelato che «al ritorno dalle missioni il 10-15% dei marinai non vanno in licenza e devono reimbarcarsi. Manca il personale». Il vero ostacolo è la coperta
troppo corta delle risorse finanziarie. Il capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, generale Antonio Conserva, pochi giorni fa, l'11 settembre, ha ribadito che per l'Italia è «indispensabile un significativo rafforzamento delle nostre capacità di difesa antimissile e antidrone». E dobbiamo modernizzare «la rete radar italiana» oltre a «potenziare le capacità satellitari». L'Aeronautica ha bisogno anche di «missili aria-aria di ultima generazione, per garantire la superiorità e l'intercettazione di minacce aeree». E scarseggiano pure «missili antinave», oltre al «munizionamento di precisione per il supporto aereo» alle forze terrestri.
[continua]

video
18 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
L'Islam nelle carceri
Sono circa 10mila i detenuti musulmani nelle carceri italiane. Soprattutto marocchini, tunisini algerini, ma non manca qualche afghano o iracheno. Nella stragrande maggioranza delinquenti comuni che si aggrappano alla fede per sopravvivere dietro le sbarre. Ma il pericolo del radicalismo islamico è sempre in agguato. Circa 80 detenuti musulmani con reati di terrorismo sono stati concentrati in quattro carceri: Macomer, Asti, Benevento e Rossano. Queste immagini esclusive mostrano la preghiera verso la Mecca nella sezione di Alta sicurezza 2 del carcere sardo di Macomer. Dove sono isolati personaggi come il convertito francese Raphael Gendron arrestato a Bari nel 2008 e Adel Ben Mabrouk uno dei tre tunisini catturati in Afghanistan, internati a Guantanamo e mandati in Italia dalla Casa Bianca. “Ci insultano per provocare lo scontro dandoci dei fascisti, razzisti, servi degli americani. Una volta hanno esultato urlando Allah o Akbar, quando dei soldati italiani sono morti in un attentato in Afghanistan” denunciano gli agenti della polizia penitenziaria. Nel carcere penale di Padova sono un centinaio i detenuti comuni musulmani che seguono le regole islamiche guidati dall’Imam fai da te Enhaji Abderrahman Fra i detenuti comuni non mancano storie drammatiche di guerra come quella di un giovane iracheno raccontata dall’educatrice del carcere Cinzia Sattin, che ha l’incubo di saltare in aria come la sua famiglia a causa di un attacco suicida. L’amministrazione penitenziaria mette a disposizione degli spazi per la preghiera e fornisce il vitto halal, secondo le regole musulmane. La fede nell’Islam serve a sopportare la detenzione. Molti condannano il terrorismo, ma c’è anche dell’altro....

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16 marzo 2012 | Terra! | reportage
Feriti d'Italia
Fausto Biloslavo racconta le storie di alcuni soldati italiani feriti nel corso delle guerre in Afghanistan e Iraq. Realizzato per il programma "Terra" (Canale 5).

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05 febbraio 2015 | Porta a Porta | reportage
IN RICORDO DELLE FOIBE E L'ESODO LA PUNTATA DI PORTA A PORTA


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radio

03 giugno 2019 | Radio Scarp | intervento
Italia
Professione Reporter di Guerra


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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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