LIBRO E MOSTRA Gli occhi
della guerra
Gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage in prima linea. Per questo gli occhi della guerra diventano il titolo di un libro fotografico. Un libro per raccontare, con immagini e sguardi fugaci, 25 anni di servizi dai fronti più caldi del mondo.
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REPORTAGE
Sotto le bombe
in Libano
con Hezbollah
NABATIEH - La strada a doppia corsia per Nabatieh, nel Sud del Libano, è deserta. Più ci avviciniamo alla città, roccaforte di Hezbollah, aumenta il presagio di morte e distruzione. Già in periferia il fumo grigio scaturito dai bombardamenti israeliani si alza da un edificio colpito al lato della strada. Ci passiamo in mezzo con un brivido che corre lungo la schiena. Sembra che non ci sia anima viva.
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27 giugno 2007 | Tg2 | varie

Esercitazione per giornalisti embedded



Sahariana immacolata, capello scapigiato, fumo di bombe all'orrizonte. E' questa l'immagine dell'inviato di guerra che la tv ha portato nelle case degli italiani. Invece il giornalista embedded è tutt'altro. Basti pensare che per diventare inviati di guerra occorre una rigorosa disciplina. Proprio per questo a Udine è stato organizzato un corso per addestrare i nuovi cronisti a evitare le gaffe raccontate dai militari. La giornalista veterana di missioni di guerra in tacchi a spillo che si fa prendere da una crisi isterica su un mezzo militare durante un conflitto a fuoco oppure il cameramen che nel carro armato apre la bottiglia dell'acqua mettendo ko la sua sofisticata macchina per le riprese. Ecco è proprio per evitare i classici esempi della letteratura fantozziana che riguarda gli inviati di guerra raccontata a mezza voce dai soldati italiani che è nato il corso sul "Comportamento e sicurezza dei media in operazioni" organizzato nel corso dell'esercitazione "Cormor 2006" dalla Brigata Pozzuolo del Friuli: si sono messi fianco a fianco, per la prima volta in Italia, una trentina di appartenenti alla riserva selezionata, giornalisti di guerra, tra i quali un veterano come Fausto Biloslavo,inviato di guerra de Il Giornale, e aspiranti tali. "Quello degli inviati di guerra e dei militari - sottolinea il capitano Ettore Sarli, responsabile pubblica informazione della Brigata, - sono due mondi che devono lavorare un po' meglio assieme per conoscersi e riuscire a contemperare le reciproche esigenze". Perché l'imperativo è sempre quello di garantire la sicurezza dell'operazione in corso ed evitare che la presenza del giornalista al seguito possa rivelarsi controproducente. Perché i giornalisti embedded devono innanzitutto vincere la sfida della fatica, quella di muoversi sempre, anche con temperature che superano i 60 gradi, con giubbotto antiproiettile ed elmetto del peso di 12 chili complessivi. E quella della paura. "Se un giornalista vuole realmente essere embedded - sottolinea Biloslavo - deve sapersi muovere e comportare esattamente come un militare, uscendo in qualunque tipo di operazione".