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																				| Inchiesta 31 luglio 2010  - Il Fatto - Italia - Il Giornale
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																				| Un altro finiano mette i parenti in una casa lasciata in eredità |  
																				| Trieste Sulla buca  delle lettere  vecchio stile, ancora in legno,  c’è scritto «Menia  Vivarelli  » in caratteri svolazzanti. Roberto Menia è sottosegretario   all’Ambiente, finiano duro e puro, cresciuto durante  gli anni  Ottanta nel vecchio Msi.  A Roma chiede sempre  «libertà» all’interno  del Pdl, ma a Trieste epura chiunque  osi criticare il suo potere  feudale. Francesca Vivarelli è la moglie  del sottosegretario,  ogni tanto nel mirino per il posto di lavoro cucito su misura grazie   alle amministrazioni di centrodestra.
 Su quella cassetta della  posta  vecchio stile, di uno spaziosa abitazione in via Rossetti,  a  Trieste, c’era scritto Grilz, quando Menia portava i pantaloni corti e  cominciava a fare politica.  Il sottosegretario  ha ereditato  l’appartamento  e tutto il suo contenuto,  ma in tempi di  strombazzata  questione morale vale la pena raccontare questa e altre   storie.
 «Ricordo che la mamma di Almerigo, fino a quando era  lucida, voleva destinare l’appartamento  al partito in memoria del  figlio.  Se il Msi o dopo An avesse  voluto venderlo poteva farlo,  magari per pagare  il mutuo della sede di Trieste.  Nessuno pensava a  una finalità privata legata personalmente  a singoli rappresentanti  politici  » dichiara al Giornale  Francesco Serpi, vicesegretario   provinciale a Trieste prima della nascita di Alleanza  nazionale.
 Almerigo Grilz era il segretario  del Fronte della gioventù  locale  negli anni Settanta, braccio destro nazionale di Gianfranco Fini e  pupillo di Giorgio Almirante. Fini, quando veniva a Trieste era ospite a  casa di Almerigo. Erano  in molti a pensare che Jure,  come era  soprannominato  il leader del Msi, avrebbe preferito Grilz come  delfino, piuttosto che Fini. Invece Almerigo,  stancatosi della  politica,  si era innamorato del giornalismo di guerra. Il 19 maggio  1987 Almerigo moriva  in Mozambico, colpito da un proiettile alla nuca,  mentre filmava uno scontro a fuoco  fra ribelli e governativi. Ogni  anno viene ricordato da tutti i pezzi grossi di An.
 Dopo la  scomparsa di Grilz, la madre Laura Fragiacomo  ha continuato a vivere  nell’appartamento di via Rossetti  lasciando tutto com’era. La stanza  del figlio religiosamente  intatta con l’amato e vasto archivio di  storia politica  e giornalismo organizzato da Almerigo con certosina  precisione. Anche sulla buca delle lettere era rimasto il cognome   Grilz.
 «So che la madre avrebbe voluto trasformare l’appartamento   in un punto di riferimento  della memoria di Almerigo.  Si parlava  addirittura  di trasferire il sacrario dalla sede del partito,  con i  cimeli dei caduti durante la seconda  guerra mondiale, in via  Rossetti» ricorda Fulvio Depolo,  numero due della destra  a Trieste  alla morte di Almerigo.  Oggi Depolo è segretario confederale del  sindacato  Ugl.
 «Per qualche anno, fino a quando la signora non ha  avuto  problemi di salute, ci aveva espresso,  quando andavamo a   trovarla, l’intenzione di lasciare l’appartamento nella  disponibilità  del partito» osserva Serpi. Anche ad altri della vecchia guardia era  stato detto lo stesso. Adriano Segatori,   capogruppo comunale  del Msi a Monfalcone, vicino  a Trieste, si  ricorda «che nell’ambiente si parlava di istituire nell’appartamento una  specie di museo, grazie all’archivio politico locale e giornalistico di  mezzo mondo  di Almerigo».
 Dal 1988 la vedova Grilz viene   ricoverata più volte in ospedale e casa di riposo. Menia e un suo  fedelissimo si occupano  di lei. L’anziana signora  a lungo andare  perde lucidità e l’onorevole diventa il suo tutore.
 Non solo: il 4  gennaio 1994, su un anonimo pezzo di carta,  con grafia incerta,  l’ottantacinquenne  signora scrive: «A una mia scomparsa (morte)   (...) lascio a Roberto Menia  il mio appartamento di via Rossetti (...)».
 Nel 1998 la madre di Almerigo muore e  l’onorevole Menia,  che si è  sempre proclamato  suo erede politico e spirituale,  lo diventa anche  materiale.  Nell’atto notarile, che si basa sul testamento olografo di 7  righe della signora Fragiacomo,  si parla di un valore dei beni  ereditati di 150 milioni di lire di allora.
 Beato lui, anche se in molti nell’ambiente di destra si aspettavano il bel gesto. Bastava attrezzare con dei computer le stanze di Almerigo e far nascere un ricordo virtuale  di Grilz riversando tutto il suo  archivio storico, politico e giornalistico sul web. Vendere l’immobile e  donare il  ricavato al partito o ancora meglio  alla Fondazione  creata a nome di Grilz, che è rimasta congelata,conferendole l’immenso archivio. L’appartamento di 7 vani è stato invece spogliato dal prezioso   archivio di Almerigo. La libreria conteneva i ritagli di tutti gli  eventi politici locali dal ’70 al 1983 accuratamente ritagliati e  catalogati per anno.  Senza dimenticare la documentazione  fotografica  e filmata, probabilmente unica nel suo genere,  della attività   politica della destra negli anni Settanta. Parte di questo patrimonio è  stato utilizzato dal partito, ma altrettanto è andato disperso, come i diari dei reportage di guerra. Menia  e sua  moglie dopo aver ristrutturato  l’appartamento ospitano saltuariamente  dei parenti. Sul campanello esterno c’è solo il cognome della consorte.  In questa settimana estiva  nessuno risponde  e una bolletta intestata  al sottosegretario è infilata nella porta.
 La morale di Menia non viene intaccata neppure dall’interrogazione dell’Italia dei valori al presidente della Regione  sulla moglie del sottosegretario.   Francesca Vivarelli, dopo altri impieghi cuciti su misura, è stata  assunta dalla Fincantieri. Da un po’ è distaccata,  grazie a una  convenzione del 6 aprile 2009,  all’amministrazione  regionale per  iniziative speciali e per scrivere  gli interventi del presidente  Renzo Tondo.  La Fincantieri  continua ad accollarsi i costi  della  signora Menia, computer  e cellulare aziendale compresi.
 www.faustobiloslavo.eu
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																				| [continua] |  |  
 
																			
																				| video 
 
																						
																							
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																																																																															|  |  | 10 giugno 2008 | Emittente privata TCA | reportage Gli occhi della guerra.... a Bolzano /2
 Negli anni 80 lo portava in giro per Milano sulla sua 500, scrive Panorama. Adesso, da ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha voluto visitare a Bolzano la mostra fotografica Gli occhi della guerra, dedicata alla sua memoria. Almerigo Grilz, triestino, ex dirigente missino, fu il primo giornalista italiano ucciso dopo la Seconda guerra mondiale, mentre filmava uno scontro fra ribelli e governativi in Mozambico nell’87. La mostra, organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti, espone anche i reportage di altri due giornalisti triestini: Gian Micalessin e Fausto Biloslavo.
 
 
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																											|  |  																											|  |  | 02 maggio 2008 | Controcorrente | reportage L'ultima notizia
 L'ultima notizia. La morte di Almergio Grilz ed i rischi del giornalismo di guerra
 
 
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																											|  |  																											|  |  | 11 novembre 2008 | Centenario della Federazione della stampa | reportage A Trieste una targa per Almerigo Grilz
 e tutti i caduti sul fronte dell'informazione
 Ci sono voluti 21 anni, epiche battaglie a colpi di articoli, proteste, un libro fotografico ed una mostra, ma alla fine anche la "casta" dei giornalisti triestini ricorda Almerigo Grilz. L'11 novembre, nella sala del Consiglio comunale del capoluogo giuliano, ha preso la parola il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Friuli-Venezia Giulia, Pietro Villotta. Con un appassionato discorso ha spiegato la scelta di affiggere all'ingresso del palazzo della stampa a Trieste una grande targa in cristallo con i nomi di tutti i giornalisti italiani caduti in guerra, per mano della mafia o del terrorismo dal 1945 a oggi. In rigoroso ordine alfabetico c'era anche quello di Almerigo Grilz, che per anni è stato volutamente dimenticato dai giornalisti triestini, che ricordavano solo i colleghi del capoluogo giuliano uccisi a Mostar e a Mogadiscio. La targa è stata scoperta in occasione della celebrazione del centenario della Federazione nazionale della stampa italiana. Il sindacato unico ha aderito all'iniziativa senza dimostrare grande entusiasmo e non menzionando mai, negli interventi ufficiali, il nome di Grilz, ma va bene lo stesso. Vale la pena dire: "Meglio tardi che mai". E da adesso speriamo veramente di aver voltato pagina sul "buco nero" che ha avvolto per anni Almerigo Grilz, l'inviato ignoto.
 
 
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																											|  |  |  | radio 
 
																						
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 | 14 ottobre 2008 | Radio24 | intervento |  
																							| Resto del mondo Gli occhi della guerra....a Roma
 25 anni di reportage dall'Africa al Medio Oriente, dai Balcani al Sud Est asiatico. Le guerre dal 1982 ad oggi fotografate da Almerigo Grilz, Gian Micalessin e Fausto Biloslavo. Una mostra dedicata ad Almerigo ucciso in Mozambico nel 1987, mentre filmava uno scontro a fuoco fra guerriglieri e governativi. Inaugurazione alle 17 di martedì 14 ottobre presso il museo di Roma in Trastevere, Piazza Sant'Egidio. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 9 novembre.
 
 
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 | 03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento |  
																							| Italia Gli occhi della guerra
 Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea.
Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.
 
 
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 | 21 ottobre 2008 | RadioUno Rai - Nudo e Crudo | intervento |  
																							| Resto del mondo Gli occhi della guerra
 Le guerre raccontate attraverso gli occhi di Fausto Biloslavo ed un mostra dedicata a che non c'è più. 25 anni di reportage dall'Africa al Medio Oriente, dai Balcani al Sud Est asiatico. Le guerre dal 1982 ad oggi fotografate da Almerigo Grilz, Gian Micalessin e Fausto Biloslavo. Una mostra dedicata ad Almerigo ucciso in Mozambico nel 1987, mentre filmava uno scontro a fuoco fra guerriglieri e governativi. La mostra, oraganizzata grazie all'associazione Modavi, rimarrà aperta al pubblico fino al 9 novembre presso il museo di Roma in Trastevere, Piazza Sant'Egidio. Non solo: a Radiouno si parla anche della tragedia dell'Afghanistan e della crisi in Iraq.
 
 
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