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Articolo
30 maggio 2018 - Attualità - Italia - Il Giornale |
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Selfie e post scomodi Cronista licenziata per (ingiusta) causa |
Fausto Biloslavo Innocui selfie, ma bollati come politicamente scorretti, post sulla pagina Facebook personale controcorrente rispetto ai talebani dell\'accoglienza e critiche al Papa che stringe la mano a Erdogan sono costati a Serenella Bettin la collaborazione con la Nuova Venezia. Il giornale del gruppo Gedi l\'ha messa alla porta senza neppure il preavviso previsto dal contratto sollevando le proteste dei sindaci veneziani, di Gorizia e associazioni locali. Davanti la redazione è apparso anche uno striscione con l\'hashtag #io sto con Serenella. «Non mi contestavano gli articoli, ma controllavano i post sulla mia pagina Facebook accusandomi di essere fascista o razzista solo perché criticavo gli immigrati che hanno messo a soqquadro Firenze o il Papa che stringe la mano a Erdogan» spiega Bettin, che è pure collaboratrice de il Giornale. E i post «incriminati» venivano mandati al direttore. Dopo l\'uccisione di un senegalese a Firenze, che non aveva a che fare con il colore della sua pelle e la reazione violenta degli immigrati Bettin scrive su Facebook: «Hanno rovesciato vasi, fiori, pestato le aiuole hanno urlato, hanno gridato, hanno sputato in faccia al sindaco, il tutto mentre lo Stato rimaneva fermo colpevole a guardare». Una vestale del politicamente corretto della Nuova Venezia si scatena: «Adesso basta eh, questa è la nostra corrispondente. Che vomita cose cariche di razzismo e ci sputtana tutti». Bettin continua a farsi in quattro come cronista, ma evidentemente dà fastidio che la pensi diversamente. «Sono arrivati a ordinarmi di mettere il mio profilo privato e di non scrivere più post personali non in linea. Non ho mai offeso nessuno, non ho commesso reati e non sono razzista» spiega Bettin che prima aveva lavorato 4 anni al Gazzettino. Una «colpa» diventano anche le critiche personali al tentativo di censurare la presentazione a Padova del fumetto sulle foibe dedicato a Norma Cossetto e distribuito da il Giornale. Per non parlare del selfie ad un\'innocua cena a casa di Mario Bortoluzzi della Compagnia dell\'anello, storico gruppo musicale di destra. Dopo sette mesi di collaborazione, la goccia che fa traboccare il vaso è il post del 12 maggio sui compensi da fame dei collaboratori. «Uno stipendio di 1.764 euro lordi al mese, per un totale di 159 articoli sono 11 euro lordi ad articolo. Per un totale di 5 articoli al giorno» sottolinea Bettin. Non cita mai la Nuova Venezia, ma il 16 maggio il capo Luigi Carrai pronuncia la «sentenza» (così riportata dalla giornalista): «Ti avevamo avvisata di non scrivere su Fb e di mettere il profilo privato. Per le tue posizioni non allineate, per le tue idee non puoi più scrivere per noi». Il condirettore Paola Cagnan smentisce che il motivo sia la denuncia sui compensi. Però conferma che «abbiamo ritenuto alcuni suoi post antitetici alla linea editoriale. La sua decisione di continuare a farlo è incompatibile con la policy aziendale». Il sindaco di Santa Maria di Sala, dove vive Serenella, ha scritto una lettera di protesta firmata da 22 amministratori e 2 parlamentari che ogni giorno avevano a che fare con lei: «Non si capisce perché una cronista del nostro territorio debba essere lasciata a casa dalla sera alla mattina. Sembra censura. È inaccettabile». |
[continua] |
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12 maggio 2020 | Tg5 | reportage
L'infermiera sopravvissuta al virus
L’infermiera ha contratto il virus da un paziente anziano nell’ospedale Maggiore di Trieste
A casa non riusciva più a respirare ed è stata trasportata d’urgenza in ospedale
Il figlio, soldato della Nato, era rimasto bloccato sul fronte baltico dall’emergenza virus con l’appartamento pieno di medicine l’incubo del contagio non l’abbandonerà mai
Due mesi dopo il contagio Svetlana è negativa al virus ma ancora debole e chiusa in casa
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29 dicembre 2011 | SkyTG24 | reportage
Almerigo ricordato 25 anni dopo
Con un bel gesto, che sana tante pelose dimenticanze, il presidente del nostro Ordine,Enzo Iacopino, ricorda davanti al premier Mario Monti, Almerigo Grilz primo giornalista italiano caduto su un campo di battaglia dopo la fine della seconda guerra mondiale, il 19 maggio 1987 in Mozambico.
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18 ottobre 2010 | La vita in diretta - Raiuno | reportage
L'Islam nelle carceri
Sono circa 10mila i detenuti musulmani nelle carceri italiane. Soprattutto marocchini, tunisini algerini, ma non manca qualche afghano o iracheno. Nella stragrande maggioranza delinquenti comuni che si aggrappano alla fede per sopravvivere dietro le sbarre.
Ma il pericolo del radicalismo islamico è sempre in agguato.
Circa 80 detenuti musulmani con reati di terrorismo sono stati concentrati in quattro carceri: Macomer, Asti, Benevento e Rossano.
Queste immagini esclusive mostrano la preghiera verso la Mecca nella sezione di Alta sicurezza 2 del carcere sardo di Macomer. Dove sono isolati personaggi come il convertito francese Raphael Gendron arrestato a Bari nel 2008 e Adel Ben Mabrouk uno dei tre tunisini catturati in Afghanistan, internati a Guantanamo e mandati in Italia dalla Casa Bianca.
“Ci insultano per provocare lo scontro dandoci dei fascisti, razzisti, servi degli americani. Una volta hanno esultato urlando Allah o Akbar, quando dei soldati italiani sono morti in un attentato in Afghanistan” denunciano gli agenti della polizia penitenziaria.
Nel carcere penale di Padova sono un centinaio i detenuti comuni musulmani che seguono le regole islamiche guidati dall’Imam fai da te Enhaji Abderrahman
Fra i detenuti comuni non mancano storie drammatiche di guerra come quella di un giovane iracheno raccontata dall’educatrice del carcere Cinzia Sattin, che ha l’incubo di saltare in aria come la sua famiglia a causa di un attacco suicida.
L’amministrazione penitenziaria mette a disposizione degli spazi per la preghiera e fornisce il vitto halal, secondo le regole musulmane.
La fede nell’Islam serve a sopportare la detenzione. Molti condannano il terrorismo, ma c’è anche dell’altro....
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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento |
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra
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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento |
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale
Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio
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