image
Articolo
24 agosto 2018 - Il fatto - Italia - Il Giornale
Un corridoio segreto ra Bosnia e Croazia
austo Biloslavo
Dal 9 luglio sono già stati intercettati 450 migranti che dalla Slovenia stavano entrando clandestinamente in Italia soprattutto nella zona di Trieste. E chissà quanti sono riusciti a passare. Vestiti, zaini e scarpe abbandonati lungo i sentieri poco battuti del Carso triestino dimostrano che la rotta balcanica non si è esaurita. I numeri non sono quelli del milione di migranti del 2015, ma in 4mila, che vorrebbero arrivare nella Ue premono al confine fra Bosnia e Croazia. Da oggi saranno ulteriormente rafforzati i controlli delle forze dell\'ordine lungo le frontiere aperte con la Slovenia nella provincia di Trieste e si invoca l\'intervento dell\'esercito sul Carso. Non esistono solo il caso di nave Diciotti e la Libia, ma pure il varco a Nord Est spesso dimenticato.
A riaccendere l\'attenzione sulla rotta terrestre è bastata l\'ultima meritoria opera di pulizia dell\'associazione ambientalista Sos Carso. I volontari hanno trovato lungo i sentieri meno battuti che arrivano dalla Slovenia una quantità industriale di indumenti, scarpe, zaini e pure qualche tenda. Tutto abbandonato dai migranti in arrivo lungo la rotta balcanica, che si cambiano dopo aver passato clandestinamente il confine per non farsi notare quando proseguono verso altre destinazioni. «Una cosa del genere non l\'avevamo mai vista. Un mese e mezzo fa circa siamo passati per gli stessi sentieri e non c\'era nulla. Nemmeno un vestito» ha dichiarato Cristian Bencich, fondatore di Sos Carso al quotidiano locale il Piccolo. La documentazione fotografica mostra distese di giubbotti, calzoni, scarpe, bottiglie d\'acqua in mezzo alla vegetazione. Fra i vestiti anche documenti di transito nei paesi dell\'ex Jugoslavia e banconote di piccolo taglio bosniache, serbe e croate. 
Da luglio sono stati intercettati 450 migranti, in gran parte pachistani ed afghani ed una cinquantina di minori. Otto passeur sono finiti in manette. Dopo l\'arrivo di rinforzi, un mese fa per aumentare i controlli, i migranti vengono accompagnati fino all\'imbocco dei sentieri carsici in Slovenia e poi proseguono a piedi, in gruppi di 10-20 persone, rispuntando nei dintorni di Trieste, dove qualcuno viene probabilmente a recuperarli per proseguire il viaggio. 
I 450 intercettati sono solo la punta di un iceberg. Medici senza frontiere denuncia che al confine nord occidentale fra Bosnia e Croazia, nell\'area di Bihac e Velika Kladusa, sono bloccati 4000 migranti in condizioni estremamente difficili. Zagabria ha mobilitato 6mila agenti di polizia per fermare la nuova rotta balcanica, ma molti riescono a passare arrivando in Italia. I migranti giungono in Bosnia dalla confinante Serbia oppure utilizzano il tragitto via Albania e Montenegro. Il grande «serbatoio» di partenza è la Grecia. Secondo l\'Organizzazione per le migrazioni dell\'Onu fin da aprile arrivavano in Bosnia dalle 80 alle 120 persone al giorno. In gran parte sono siriani, pachistani, afghani, iraniani ma pure algerini e tunisini. 
La «terra promessa» è la Germania, ma l\'Austria è decisa a chiudere le frontiere e schierare l\'esercito lungo la via più breve attraverso l\'ex Jugoslavia. Per questo i migranti arrivano in Friuli-Venezia Giulia. Il governatore leghista della regione, Massimiliano Fedriga, sottolinea che «il cambio di passo del governo nazionale è evidente. L\'ennesima conferma giunge dall\'ulteriore rafforzamento dei controlli lungo la fascia confinaria tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia». 

video
23 aprile 2012 | Premio Lago | reportage
Il premio Giorgio Lago: Arte, impresa, giornalismo, volontariato del Nord Est
Motivazione della Giuria: Giornalista di razza. Sempre sulla notizia, esposto in prima persona nei vari teatri di guerra del mondo. Penna sottile, attenta, con un grande amore per la verità raccontata a narrare le diverse vicende dell’uomo.

play
05 aprile 2020 | Tg5 | reportage
Virus, il fronte che resiste in Friuli-Venezia Giulia
Fausto Biloslavo TRIESTE - “Anche noi abbiamo paura. E’ un momento difficile per tutti, ma dobbiamo fare il nostro dovere con la maggiore dedizione possibile” spiega Demis Pizzolitto, veterano delle ambulanze del 118 nel capoluogo giuliano lanciate nella “guerra” contro il virus maledetto. La battaglia quotidiana inizia con la vestizione: tuta bianca, doppi guanti, visiera e mascherina per difendersi dal contagio. Il veterano è in coppia con Fabio Tripodi, una “recluta” arrivata da poco, ma subito spedita al fronte. Le due tute bianche si lanciano nella mischia armati di barella per i pazienti Covid. “Mi è rimasta impressa una signora anziana, positiva al virus, che abbiamo trasportato di notte - racconta l’infermiere Pizzolitto - In ambulanza mi ha raccontato del marito invalido rimasto a casa. E soffriva all’idea di averlo lasciato solo con la paura che nessuno si sarebbe occupato di lui”. Bardati come due marziani spariscono nell’ospedale Maggiore di Trieste, dove sono ricoverati un centinaio di positivi, per trasferire un infetto che ha bisogno di maggiori cure. Quando tornano caricano dietro la barella e si chiudono dentro l’ambulanza con il paziente semi incosciente. Si vede solo il volto scavato che spunta dalle lenzuola bianche. Poi via a sirene spiegate verso l’ospedale di Cattinara, dove la terapia intensiva è l’ultima trincea per fermare il virus. Il Friuli-Venezia Giulia è il fronte del Nord Est che resiste al virus grazie a restrizioni draconiane, anche se negli ultimi giorni la gente comincia ad uscire troppo di casa. Un decimo della popolazione rispetto alla Lombardia ha aiutato a evitare l’inferno di Bergamo e Brescia. Il 4 aprile i contagiati erano 1986, i decessi 145, le guarigioni 220 e 1103 persone si trovano in isolamento a casa. Anche in Friuli-Venezia Giulia, come in gran parte d’Italia, le protezioni individuali per chi combatte il virus non bastano mai. “Siamo messi molto male. Le stiamo centellinando. Più che con le mascherine abbiamo avuto grandi difficoltà con visiere, occhiali e tute” ammette Antonio Poggiana, direttore generale dell’Azienda sanitaria di Trieste e Gorizia. Negli ultimi giorni sono arrivate nuove forniture, ma l’emergenza riguarda anche le residenze per anziani, flagellate dal virus. “Sono “bombe” virali innescate - spiega Alberto Peratoner responsabile del 118 - Muoiono molti più anziani di quelli certificati, anche 4-5 al giorno, ma non vengono fatti i tamponi”. Nell’ospedale di Cattinara “la terapia intensiva è la prima linea di risposta contro il virus, il nemico invisibile che stiamo combattendo ogni giorno” spiega Umberto Lucangelo, direttore del dipartimento di emergenza. Borse sotto gli occhi vive in ospedale e da separato in casa con la moglie per evitare qualsiasi rischio. Nella trincea sanitaria l’emergenza si tocca con mano. Barbara si prepara con la tuta anti contagio che la copre dalla testa ai piedi. Un’altra infermiera chiude tutti i possibili spiragli delle cerniere con larghe strisce di cerotto, come nei film. Simile ad un “palombaro” le scrivono sulla schiena il nome e l’orario di ingresso con un pennarello nero. Poi Barbara procede in un’anticamera con una porta a vetri. E quando è completamente isolata allarga le braccia e si apre l’ingresso del campo di battaglia. Ventuno pazienti intubati lottano contro la morte grazie agli angeli in tuta bianca che non li mollano un secondo, giorno e notte. L’anziano con la chioma argento sembra solo addormentato se non fosse per l’infinità di cannule infilate nel corpo, sensori e macchinari che pulsano attorno. Una signora è coperta da un telo blu e come tutti i pazienti critici ripresa dalle telecamere a circuito chiuso. Mara, occhioni neri, visiera e mascherina spunta da dietro la vetrata protettiva con uno sguardo di speranza. All’interfono racconta l’emozione “del primo ragazzo che sono riuscito a svegliare. Quando mi ha visto ha alzato entrambi i pollici in segno di ok”. E se qualcuno non ce la fa Mara spiega “che siamo preparati ad accompagnare le persone verso la morte nella maniera più dignitosa. Io le tengo per mano per non lasciarle sole fino all’ultimo momento”. Erica Venier, la capo turno, vuole ringraziare “con tutto il cuore” i triestini che ogni giorno fanno arrivare dolci, frutta, generi di conforto ai combattenti della terapia intensiva. Graziano Di Gregorio, infermiere del turno mattutino, è un veterano: “Dopo 22 anni di esperienza non avrei mai pensato di trovarmi in una trincea del genere”. Il fiore all’occhiello della rianimazione di Cattinara è di non aver perso un solo paziente, ma Di Gregorio racconta: “Infermieri di altre terapie intensive hanno dovuto dare l’estrema unzione perchè i pazienti sono soli e non si può fare diversamente”. L’azienda sanitaria sta acquistando una trentina di tablet per cercare di mantenere un contatto con i familiari e permettere l’estremo saluto. Prima di venire intubati, l’ultima spiaggia, i contagiati che hanno difficoltà a respirare sono aiutati con maschere o caschi in un altro reparto. Il direttore, Marco Confalonieri, racconta: “Mio nonno era un ragazzo del ’99, che ha combattuto sul Piave durante il primo conflitto mondiale. Ho lanciato nella mischia 13 giovani appena assunti. Sono i ragazzi del ’99 di questa guerra”.

play
26 settembre 2012 | Uno Mattina | reportage
I lati oscuri (e assurdi) delle adozioni
Con mia moglie, prima di affrontare l’odissea dell’adozione, ci chiedevamo come mai gran parte delle coppie che sentono questa spinta d’amore andavano a cercare bambini all’estero e non in Italia. Dopo quattro anni di esperienza sulla nostra pelle siamo arrivati ad una prima, parziale e triste risposta. La burocratica e farraginosa gestione delle adozioni nazionali, grazie a leggi e cavilli da azzeccagarbugli, non aiutano le coppie che vogliono accogliere un bimbo abbandonato in casa propria, ma le ostacolano.

play
[altri video]
radio

15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio

play

06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

play

[altri collegamenti radio]




fotografie







[altre foto]