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17 novembre 2021 - Esteri - Taiwan - Panorama
Prossima conquista Taiwan
Il bestione grigio dei cieli con la stella rossa sulla carlinga penetra ad alta quota nella zona di identificazione aerea di Taiwan, che attiva le difese missilistiche e alza in volo i caccia intercettori. Il bombardiere cinese H-6, copiato dai russi, può sganciare ordigni nucleari. Il 9 novembre un dettagliato rapporto del ministero della Difesa di Taipei denuncia “554 intrusioni di aerei da combattimento cinesi dal settembre 2020 allo scorso agosto”. E lancia l’allarme sui piani di Pechino di “blocco totale” di Taiwan comprese “linee aeree, marittime e di comunicazione”. La prima mossa per la conquista dell’isola ribelle dal 1949, quando il generale Chiang Kai-shek, sconfitto da Mao si rifugiò a Taiwan, che Pechino considera parte integrante della madrepatria.
In ottobre un editoriale del Global Times, il giornale in lingua inglese rivolto al mondo controllato dal Partito comunista cinese, scriveva che “la guerra potrebbe scatenarsi in qualsiasi momento”. Le manovre nello stretto di mare che separa l’isola dalla Cina “non sono più limitate a dichiarare la sovranità, ma in preparazione della mobilitazione per attaccare Taiwan”. Le truppe sono pronte “a combattere per liberare” l’isola.
“Taiwan resisterebbe ad oltranza, ma vuol dire che la Cina dovrebbe distruggerla. Non può permetterselo di fronte alla comunità internazionale” spiega a Panorama l’ex generale Carlo Jean. L’analista che ha tracciato quattro scenari, dal blocco navale allo sbarco anfibio, è convinto che “la “strategia di resistenza ad istrice” taiwanese mira a guadagnare tempo per permettere agli Stati Uniti di intervenire, ma se così fosse sarebbe impossibile limitare l’escalation. Il conflitto coinvolgerebbe il mondo intero”.
Il rapporto annuale del ministero della Difesa della “Repubblica di Cina”, nome ufficiale di Taiwan che conta 24 milioni di abitanti, rivela la minaccia più “grave”. Le Forze armate di Pechino \\\"sono in grado di imporre blocchi ai principali snodi portuali e aeroportuali tagliando le linee di comunicazione aeree e marittime e interrompendo quelle di rifornimento militare”. Il generale Jean spiega che in contemporanea “potrebbero essere infiltrati sabotatori per eliminare i leader indipendentisti e destabilizzare l’isola”. Enrico Fardella, Direttore del Progetto ChinaMed.it che analizza il ruolo della Cina nel Mediterraneo pensa che non ci sarà un’invasione diretta. “Le isole di Matsu - un arcipelago a 9 km dalle coste del Fujien dove vivono 13500 taiwanesi - e  Quemoy - 6 km dalle coste cinesi e 140.000 abitanti  - spiega l’esperto - sono state i tasti che il governo di Pechino ha storicamente come primi bersagli durante le precedenti crisi anche perchè non rientravano nell\\\'ambito del trattato di difesa reciproca tra Stati uniti e Repubblica di Cina (ossia Taiwan) firmato nel 1954”.
La preparazione dell’escalation è affidata alla tattica “della zona grigia”, una continua pressione soprattutto con intrusioni aeree che attivano le difese di Taipei. Ai primi di ottobre, solo nel fine settimana della giornata nazionale della Repubblica popolare cinese, sono stati lanciati verso Taiwan ben 149 aerei da combattimento. I piani di blocco totale prevedono anche “la guerra informatica e una campagna di propaganda per isolare Taiwan e costringerla ad accettare le condizioni della Cina senza un conflitto aperto”. Il rapporto rivela che i cinesi “stanno rafforzando le brigate di assalto anfibie e aviotrasportate intensificando l’addestramento congiunto per lo sbarco”. Un piano che prevede una flotta “potenziata da navi portacontainer commerciali” per mobilitare un migliaio di unità nei piani d’invasione. La Marina cinese impiegherà le portaerei per prevenire l’intervento della VII flotta Usa. Per ora ne ha due e la più moderna, nome in codice Type 003, dovrebbe venire varata nei prossimi mesi. Nel deserto del Taklamakan i satelliti hanno scoperto la copia perfetta, a grandezza reale, di una portaerei americana e due cacciatorpedinieri, che saranno utilizzati come bersaglio per testare i missili cinesi. Non solo: entro il 2030 Pechino vuole quadruplicare il suo arsenale nucleare che adesso conta 350 testate rispetto alle 5500 americane.
\\\"Non possiamo girarci dall\\\'altra parte. La Cina sta inoltre portando avanti campagne di cyber attacchi, interferenze e propaganda in tutto il mondo occidentale, inclusa l’Italia” tuona Marco Dreosto, europarlamentare della Lega. Unico italiano nella delegazione di Strasburgo che ha visitato Taiwan, dal 3 al 5 novembre: “L’Occidente deve rimanere unito per la difesa di Taiwan. Se da una parte c\\\'è la democrazia e la libertà e dall\\\'altra il partito Comunista cinese, l\\\'Europa e l\\\'Italia sanno dove stare”.
La prima missione dell’Europarlamento nell’isola ribelle con incontri ai massimi livelli come la presidente Tsai Ing-wen ed il premier Su Tseng-chang ha scatenato le ire di Pechino. Ancora più accese il 9 novembre quando si è scoperto che una delegazione di membri del Congresso americano era atterrata a Taipei a bordo di un aereo militare C-40 Clipper. La Marina cinese ha lanciato immediatamente pattugliamenti nello stretto di Taiwan ed esercitazioni con lo scopo dichiarato di scoraggiare “le attività separatiste dell’isola” e bollando la visita dei membri del Congresso come “provocazione”.
Dreosto spiega a Panorama che l’Europa deve fare la sua parte: \\\"A livello parlamentare eserciteremo pressioni perché ci si possa avvicinare a un accordo commerciale Ue-Taiwan che, ricordiamolo, è leader mondiale nel settore dei microchip e semiconduttori”. La Ue, come gli Stati Uniti e gran parte della comunità intrenazionale riconosce Pechino e non Taipei. All’incontro con la presidente taiwanese, il capo delegazione del parlamento di Strasburgo, il francese Raphael Glucksmann, ha detto chiaramente: “Non siete soli: l\\\'Europa è con voi, al vostro fianco, in difesa della libertà e dello stato di diritto”.
In prima linea sul mare è schierata la VII flotta Usa, ma gli americani hanno inviato in gran segreto specialisti a Taipei e iniziato un programma di addestramento dei marine taiwanesi nella base a stelle e strisce sull’isola di Guam. La Cia vuole creare un nuovo “centro operativo” per coordinare le operazioni di spionaggio nei confronti della Cina. Il direttore, William Burns, considera il pianeta giallo “la minaccia strategica più importate che abbiamo di fronte nel ventunesimo secolo”.
Fardella non ha dubbi “che esista uno stato di fatto di guerra latente tra Cina e Stati Uniti - con Giappone, India e Australia al loro fianco. Che questa guerra da “fredda” possa diventare calda a breve è ormai purtroppo molto probabile”.
La flotta inglese è arrivata in soccorso e il conflitto segreto sottomarina emerge con uno strano incidente. Il 2 ottobre il sommergibile nucleare Connecticut ha ufficialmente “urtato una montagna subacquea” nel Mar cinese meridionale. L’unità che fa parte della classe “Lupo di mare” ha compiti di intelligence. Il Connecticut può condurre operazioni strategiche di ricognizione grazie ad un’aliquota dei Navy Seal, i Rambo della Marina e una serie di mezzi subacquei speciali compreso un drone sottomarino. “Il sommergibile deve essersi spinto troppo vicino a qualche obiettivo o alla costa cinese - sospetta l’ex ammiraglio Fabio Caffio - Probabilmente era una missione di intelligence finita male”.
In marzo l’ammiraglio americano John Aquilino, comandante della regione Indo-Pacifico ha dichiarato che l’invasione di Taiwan “è più vicina di quanto molti pensino\\\" e per Pechino prendere il controllo dell\\\'isola rimane la \\\"priorità numero 1”.
A metà novembre il plenum del partito Comunista cinese ha ulteriormente rafforzato il potere del nuovo Mao, il presidente Xi Jinping, che nel 2022 punta ad essere confermato per un altro lustro, come segretario generale, dopo dieci anni al potere.
“Il modello “un paese, due sistemi” che aveva permesso il mantenimento dello status quo e il progressivo riavvicinamento politico ed economico tra le due sponde con il beneplacito americano è tramontato ad Hong Kong” fa notare il direttore del progetto ChinaMed. I sondaggi evidenziano che la maggioranza dei taiwanesi non crede più alla riunificazione e una gran parte diffida della Cina comunista. “Come se ne esce? ci sono tre possibilità realistiche e tutte prevedono un riassetto generale - sostiene Fardella - La guerra. Una distensione 2.0 ossia una “grande intesa” tra Xi e il presidente americano Biden. Un cambio di leadership a Pechino”.
Fausto Biloslavo
[continua]