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04 aprile 2023 - Interni - Balcani - Il Giornale
Balcani, Italia al centro tra migranti e business
L’Italia torna protagonista nei Balcani occidentali, do- ve siamo considerati più che benvenuti, ma spesso abbiamo abdicato al ruolo che ci spetta per motivi storici, geopolitici ed economici. La posta in gioco è l’integrazione nell’Unione europea, il disinnesco delle mine in Kosovo e Bosnia, l’argine comune sulla rotta balcanica dei migranti e importanti sviluppi economici.
A Roma il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha riunito ieri le sue controparti di Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia. E il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha visto a Vinitaly il presidente serbo, Aleksandar Vucic, si è collegata in video con il vertice balcanico nella capitale. I paesi dell’ex Jugoslavia più la terra delle Aquile «hanno da sempre un’importanza strategica per la nostra nazione e l’obiettivo di questo Governo è portare più Italia in questa regione dal punto di vista politico, economico e culturale». Tajani ha sottolineato l’appoggio italiano per l’integrazione nell’Unione europea. Non a caso a Roma era presente anche il commissario all’allargamento, Oliver Varhelyi. Gli obiettivi dell’Italia sono molteplici: prima di tutto puntiamo a disinnescare i focolai che covano, neanche sotto le ceneri, in Kosovo e Bosnia Erzegovina. Minoranza serba e governo kosovaro sono sempre ai ferri corti e continuerà così fino a quando non ci sarà un accordo caldeggiato dall’Italia. In Bosnia, il leader dei serbi, Miloard Dodik, continua a mostrare pericolose pulsioni secessioniste. L’Italia, come ha ricordato Meloni, «è il primo contributore europeo alla sicurezza della regione con le missioni Kfor ed Eufor Althea (in Bosnia, nda) e intende proseguire in questa direzione con la massima determinazione». In Kosovo con quasi mille uomini abbiamo il comando al generale Michele Ristuccia. I russi soffiano sul fuoco come sa bene la nostra intelligence che ha una rete storica nella regione. L’Italia ha tutto l’interesse ad allentare l’abbraccio ai serbi di Mosca e pure quello di Pechino che vende armi a Belgrado. Il grimaldello è economico: siamo il terzo partner commerciale con i serbi dopo Germania e Cina. E il volume di scambi aumenteranno il prossimo anno quando partirà la produzione dell’auto elettrica di Stellantis a Kragujevac. I «business forum», rilanciati ieri a Roma, sono la formula per rafforzare i legami economici con tutti i paesi dell’ex Jugoslavia.
Per l’emergenza migranti non bastano le fototrappole sul Carso a fermare gli ingressi illegali dalla rotta balcanica. L’asse con i paesi di passaggio è cruciale per tamponare l’ondata che lo scorso anno ha portato più gente in Europa (145.600) degli sbarchi nel nostro paese. Tajani evidenzia che nei Balcani occidentali «tutti i paesi sono fortemente impegnati anche nel rinviare i clandestini nei Paesi di origine». Non solo: bisogna accentuare la collaborazione per la lotta senza quartiere contro i trafficanti di esseri umani ben radicati nell’ex Jugoslavia. E l’Italia preme per non liberalizzare troppo i visti dai paesi extra Ue della regione.

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31 luglio 2008 | SkyTG24 | reportage
L'arresto di Karadzic 2
Il 54% dei serbi è contrario all’estradizione di Radovan Karadzic dietro le sbarre del tribunale de L’Aja per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia. Lo rivela un sondaggio, che dimostra come gran parte del popolo serbo si senta vittima della comunità internazionale. Non sono tutti impazziti o ultrà del nazionalismo. La corte de L’Aja viene percepita da molti come uno strumento di accanimento contro i serbi. Assoluzioni di comandanti musulmani bosniaci e kosovari e guanto di velluto con i generali croati accusati di crimini di guerra, non fanno altro che irritare i serbi e convincerli della teoria del complotto.

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10 giugno 1991 | Televisione Svizzera italiana | reportage
Arkan: I prigionieri li ammazziamo subito
Reportage sulla base del signore della guerra balcanico, Arkan, alias Zeliko Raznatovic, durante l'assedio di Vukovar, in Croazia, nel 1991.

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31 luglio 2008 | Rai News 24 | reportage
L'arresto di Karadzic 1
Smoking nero con fiocchetto impeccabile e ciuffo ribelle è il ricordo indelebile di Radovan Karadzic, poco prima che Sarajevo precipitasse all’inferno. Era il 1991 ed il duce dei serbi di Bosnia partecipava ad un ricevimento all’Holiday Inn della capitale bosniaca. Nella grande hall c’erano anche il leader musulmano Aljia Izetbegovic e quello dei croati di Bosnia. Tutti in smoking, sorridenti, con un bicchiere di Martini in mano, ma non si rivolgevano mai la parola. Pochi mesi dopo scoppiò la spaventosa guerra etnica nel cuore dei Balcani.

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