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13 novembre 2023 - Album - Italia - Il Giornale
La vita da film dell’inviato Grilz
Ci vediamo domani all’alba a Kiryat Shmona» spiegano al telefono dall’ufficio stampa di Tzahal, l’esercito israeliano. Il giorno dopo mi presento all’appuntamento con Almerigo Grilz, “fratello” maggiore e compagno d’avventure, dove troviamo un ufficiale in divisa verde oliva e mitraglietta Uzi a tracolla. «E adesso?» gli chiediamo, ingenui, al primo reportage di guerra nel giugno del 1982. «Adesso andiamo fino a Beirut» risponde in perfetto italiano il riservista con la doppia cittadinanza che è tornato in Israele per l’operazione «pace in Galilea», l’invasione israeliana del Libano. Oltre 40 anni fa quella guerra, che ha molte similitudini con il conflitto di oggi, è stata il nostro battesimo del fuoco con Yasser Arafat ed i fedayn palestinesi circondati a Beirut per 70 giorni di aspri combattimenti e bombardamenti aerei. Da tre settimane racconto da Israele e dai territori palestinesi della Cisgiordania, sul punto di esplodere, il terribile conflitto scatenato da Hamas con l’attacco stragista del 7 ottobre, che ha provocato l’offensiva su Gaza. Almerigo « non c’è più dal 19 maggio 1987, quando il proiettile di un cecchino l’ha ucciso mentre filmava una battaglia fra i guerriglieri e le forze governative in Mozambico. L’emozione è stata grande leggendo il messaggino che a Trieste, la nostra città, Almerigo stava tornando a «vivere» con il primo ciak di un film che racconta la sua storia. «Ciao Fausto abbiamo girato una delle scene più importanti sul molo Audace della vostra ultima foto insieme tanti anni fa. Bellissima» scrive un assistente della produzione di One More, che con Rai Cinema e il sostegno della Film commission del Friuli-Venezia Giulia sta realizzando Albatross nel capoluogo giuliano. Non un titolo a caso, ma il nome dell’agenzia giornalistica che assieme ad Almerigo Grilz e Gian Micalessin abbiamo fondato nel 1983 per raccontare le guerre dimenticate prima del crollo del muro di Berlino.
L’ultima foto, davanti al golfo di Trieste, è stata scattata un mese e mezzo prima della scomparsa del nostro compagno d’avventure.
Gian ed io, pronti a conquistare il mondo con Almerigo in mezzo, che allarga le braccia sulle nostre spalle. Tutti e tre sorridenti per i reportage realizzati in Afghanistan, Birmania, Cambogia, Filippine, Iran, Angola, Libia, Etiopia che ci avevano aperto le porte dei grandi network tv come Cbs e Nbc. Gli americani chiedevano il «bang bang» e l’Albatross si infilava nelle trincee insanguinate birmane o sotto i bombardamenti dell’Armata rossa in Afghanistan. Il nome dell’agenzia, titolo del film, lo avevamo scelto perché chiunque faccia del male ad un Albatross cade in disgrazia, secondo una leggenda del mare.
Il primo giro di riprese durerà fino al 15 novembre e ha toccato anche Lubiana e altre località in Slovenia, per ricostruire i viaggi di Almerigo nelle capitali europee negli anni Settanta e Ottanta. Il regista, che ha scritto pure la sceneggiatura, è Giulio Base, formato alla scuola di Vittorio Gassman. Assieme alla Rai ha realizzato diverse produzioni e gli ultimi contributi per il cinema sono Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma (2021), Il maledetto (2022) e À la recherche (2023). Grilz è interpretato dal giovane Francesco Centorame, famoso per la serie giovanile Skam.
Giancarlo Giannini interpreterà ai giorni nostri Vito, personaggio di fantasia, che si scontra con Almerigo in piazza negli anni Settanta per poi diventare un affermato giornalista di sinistra. Proprio Vito alzerà il velo sul primo giornalista italiano caduto su un fronte di guerra, in tempo di pace, dopo la fine del Secondo conflitto mondiale. Un «inviato ignoto», come lo ha definito Toni Capuozzo in un servizio tv che ha squarciato il tabù. Almerigo è stato dimenticato per decenni dalla casta giornalistica e ancora oggi per tanti benpensanti e detrattori, che guardano sempre indietro, rimane l’uomo nero e un caduto sul fronte dell’informazione di serie B. Le sue stigmate, che lo hanno condannato a lungo all’oblio, sono le idee di destra e l’attivismo politico negli anni Settanta nelle fila del Fronte della gioventù prima di scegliere il giornalismo di guerra. Albatross parte proprio da quegli anni di dura contrapposizione e non nasconde nulla delle due vite di Almerigo accomunate dalla passione per la politica prima ed i reportage dopo. E da un coraggio senza pari, che lo ha portato a morire troppo giovane a soli 34 anni.
La produzione ha voluto visionare i filmati realizzati da Almerigo con una leggendaria cinepresa Super 8 sui fronti di battaglia degli anni Ottanta. Indimenticabile la ripresa della bomba sganciata da un Mig sovietico in Afghanistan che gli esplode davanti. Lo spostamento d’aria è talmente violento che sbatte con forza il microfono della cinepresa sull’obiettivo. Almerigo in ginocchio, imperterrito fra una tempesta di schegge, filma l’esplosione e il fungo di fumo nero che si alza verso il cielo con un boato pazzesco.
A Trieste si gira sul Molo Audace, la stazione centrale dei treni, il piazzale del castello di San Giusto e l’edicola di via di Tor Bandena, chiusa da tempo, ma simbolo degli anni ’70/’80 riaperta per l’occasione.
Le scene dei reportage dall’Afghanistan all’Africa saranno realizzate in Puglia fino all’ultima del 19 maggio 1987, che Almerigo ha filmato crollando sulla cinepresa quando il cecchino l’ha colpito mettendo fine alla sua vita che è stata una grande avventura. Se gli avessero detto che la sua storia sarebbe diventata un film avrebbe subito risposto con il motto coniato durante i reportage, prima di mangiare una brodaglia ammuffita fra i ruderi di Beirut o travestito da mujahed in Afghanistan: «Why not?».
[continua]

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10 giugno 2008 | TG3 regionale | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /1
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, non dimentica i vecchi amici scomparsi. Il 10 giugno ha visitato a Bolzano la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” dedicata ad Almerigo Grilz. La mostra è stata organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti. Gli ho illustrato le immagini forti raccolte in 25 anni di reportage assieme ad Almerigo e Gian Micalessin. La Russa ha ricordato quando "sono andato a prendere Fausto e Almerigo al ritorno da uno dei primi reportage con la mia vecchia 500 in stazione a Milano. Poco dopo li hanno ricoverati tutti e due per qualche malattia". Era il 1983, il primo reportage in Afghanistan e avevamo beccato l'epatite mangiando la misera sbobba dei mujaheddin, che combattevano contro le truppe sovietiche.

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16 febbraio 2007 | Otto e Mezzo | reportage
Foibe, conflitto sulla storia
Foibe, conflitto sulla storia

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26 agosto 2023 | Tgcom24 | reportage
Emergenza migranti
Idee chiare sulla crisi dagli sbarchi alla rotta balcanica.

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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti. “Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale. I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria. Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa. In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo. “In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani. Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.

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25 maggio 2010 | Spazio Radio - Radio 1 | intervento
Italia
L'Islam nelle carceri italiane
In Italia su oltre 23mila detenuti stranieri, 9840 risultano musulmani, secondo i dati ufficiali. Almeno seimila, però, non si sono dichiarati. Il rapporto di 364 pagine, “La radicalizzazione jihadista nelle istituzioni penitenziarie europee”, realizzato dall’esperto di Islam nella carceri, Sergio Bianchi, ne indica 13mila.
In Italia ci sono circa 80 islamici dietro le sbarre per reati connessi al terrorismo. Dal 2009 li hanno concentrati in quattro istituti di pena: ad Asti, Macomer, Benevento e Rossano. Nel carcere di Opera, invece, sono arrivati Adel Ben Mabrouk, Nasri Riadh e Moez Abdel Qader Fezzani, ex prigionieri di Guantanamo. Chi li controlla ogni giorno racconta che parlano in italiano. La guerra santa in Afghanistan l’hanno abbracciata dopo aver vissuto come extracomunicatori nel nostro paese. Non si possono incontrare fra loro e vivono in celle singole. Pregano regolarmente con molta devozione e hanno mantenuto i barboni islamici.

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20 giugno 2017 | WDR | intervento
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.

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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra

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03 gennaio 2011 | Radio Capodistria - Storie di bipedi | intervento
Italia
Gli occhi della guerra
Le orbite rossastre di un bambino soldato, lo sguardo terrorizzato di un prigioniero che attende il plotone di esecuzione, l’ultimo rigagnolo di vita nelle pupille di un ferito sono gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage di prima linea. Dopo l’esposizione in una dozzina di città la mostra fotografica “Gli occhi della guerra” è stata inaugurata a Trieste. Una collezione di immagini forti scattate in 25 anni di reportage da Fausto Biloslavo, Gian Micalessin e Almerigo Grilz, ucciso il 19 maggio 1987 in Mozambico, mentre filmava uno scontro a fuoco. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 gennaio, è organizzata dall’associazione Hobbit e finanziata dalla regione Friuli-Venezia Giulia. L’esposizione è dedicata a Grilz e a tutti i giornalisti caduti in prima linea. Il prossimo marzo verrà ospitata a Bruxelles presso il parlamento europeo.Della storia dell'Albatross press agency,della mostra e del libro fotografico Gli occhi della guerra ne parlo a Radio Capodistria con Andro Merkù.

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