image
Articolo
05 settembre 2024 - Attualità - Ucraina - Il Giornale
Il ragazzo di Chernobyl con un passato in Italia paga i no di Cina e Nato
Dmytro Kuleba è un diplomatico di lungo corso, figlio d’arte di un ambasciatore, che ama più le pochette vivaci nel taschino della giacca, che le cravatte. Le sue dimissioni, in realtà, erano nell’aria già da un po’. «Non era riuscito a tirare dalla parte dell’Ucraina il Sud del mondo e ad ottenere di più per l’ingresso nella Nato», spiega chi lo ha incontrato per motivi diplomatici. La Cina che ha risposto picche alla conferenza di pace indetta da Kiev è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Kuleba ha già un probabile posto in «esilio» come ambasciatore a Bruxelles per l’Unione europea e la Nato. Classe 1981 è nato ai tempi dell’Unione sovietica a Sumy, da dove sono partite le truppe ucraine penetrate nella regione russa di Kursk. Ivan Kuleba, il padre, ha servito come ambasciatore e vice ministro degli Esteri dell’Ucraina. Il figlio si è laureato a Kiev in diritto internazionale muovendo i primi passi diplomatici nel 2003. «Tecnico della politica estera, molto stimato, ottimo negoziatore, preparatissimo sui dossier», racconta chi l’ha conosciuto sul campo. E legato al nostro paese. Da ragazzino faceva parte dei bambini di Chernobyl, che dopo il disastro nucleare del 1986 venivano a passare l’estate in Italia per respirare aria buona. Kuleba è sempre rimasto legato alla famiglia di un maresciallo che lo ospitava in provincia di Avellino. L’ex ministro degli Esteri parla un po’ la nostra lingua ed in un’intervista ricordava il fantastico Roberto Baggio nella Coppa del Mondo del 1994 oltre alla pizza margherita «semplice, ma molto buona». Felicissimo, come da bambino, per l’invito al G7 degli Esteri a Capri, per la presidenza italiana, il 19 aprile, giorno del suo compleanno. Nel 2013 Kuleba sbatte la porta della Farnesina di Kiev in disaccordo con la politica del presidente filo russo Viktor Yanukovich. Un anno dopo partecipa alla rivolta di Maidan e inizia il pesante braccio di ferro con Mosca. Kuleba torna alla diplomazia come rappresentante dell’Ucraina al Consiglio d’Europa per una carriera folgorante. Dal marzo 2020 è il ministro degli Esteri più giovane della storia ucraina. Due anni dopo deve mettersi l’emetto davanti all’invasione russa. Il 24 marzo 2022 non esita a bollare il nuovo Zar, Vladimir Putin, come «criminale di guerra».
Kuleba è un volto ancora più noto nelle cancellerie rispetto a Zelensky per la sua onnipresenza in tutte le occasioni internazionali dove bisognava ottenere sostegno, anche militare, per l’Ucraina. Esperto di disinformazione ha scritto pure un libro su come «vincere in un mondo di fake news». Attivissimo sui social è per natura diplomatica un negoziatore, moderato, ma fermo sul non cedere di un passo davanti ai russi. Kuleba ha due figli con l’ex moglie Yevhenia, che fa parte del partito del presidente ucraino. Bestia nera diplomatica dei russi, la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha commentato le dimissioni dicendo «è autunno, cadono le foglie e i rami sono spogli». Parole che ricordano la poesia «Soldati» di Ungaretti scritta in trincea nel 1918.
Kuleba, in fondo, è stato un «soldato» della diplomazia per la libertà dell’Ucraina.
[continua]

video
02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

play
14 marzo 2014 | TG5 | reportage
Gli italiani di Crimea
Gli italiani di Crimea, emigrati nella penisola oltre duecento anni fa, furono deportati in Siberia e decimati da Stalin, che li considerava una spina nel fianco durante la seconda guerra mondiale. Poi sono tornati a Kerch, vicino all'ex confine con la Russia. Gli italiani di origine sono ancora 500.

play
07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.

play
[altri video]
radio

26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

play

27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


play

16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
Ucraina
Una nuova Crimea


play

[altri collegamenti radio]