image
Articolo
29 gennaio 2025 - Esteri - Mondo - Panorama
Nei paesi dove la polizia insegue com’è necessario
Fausto Biloslavo
Il buio della notte è illuminato dai fari della macchina della polizia britannica. Il giovane sul motorino sta scappando su una strada secondaria. L’auto degli agenti prima lo insegue e poi sperona il mezzo a due ruote. Il conducente vola rimbalzando sul cofano e atterra sull’asfalto scivolando per alcuni metri assieme al motorino. La scena, che ha portato al suo arresto, è stata girata dalla telecamera di bordo della polizia. Panorama pubblica sul sito una sequenza di video del genere, che dimostra come alcune forze dell’ordine europee, per non parlare degli agenti negli Stati Uniti, utilizzano metodi aggressivi per bloccare sospetti a bordo di veicoli su due ruote e chi non si ferma all’alt.
A Londra è in vigore una vera e propri tattica di speronamento, in Francia c’è una proposta di legge per adottare i sistemi inglesi, nei paesi del Nord Europa non si va per il sottile con chi fugge su un motorino e negli Usa vengono utilizzate manovre aggressive per buttare fuori strada le auto.
“In realtà molti paesi stanno peggio di noi: gli agenti francesi hanno il divieto di fare andare fuori strada il veicolo in fuga. In Grecia l’inseguimento scatta anche per violazioni del codice stradale, ma è proibito qualsiasi contatto. In Macedonia del Nord si può fermare un mezzo con la forza solo per reati gravi come terrorismo e omicidio. Utilizzano uno speciale dispositivo che si chiama Stinger (una specie di banda chiodata nda) per forare le gomme” spiega a Panorama, Massimo Denarier. Delegato del Sindacato autonomo di polizia (Sap) per la Valle d’Aosta è segretario generale aggiunto del Cesp (Consiglio europeo dei sindacati di polizia), che rappresenta più di 200mila agenti di 17 paesi.
I carabinieri sono nel mirino per il caso del 19enne egiziano, Ramy Elgaml, morto il 24 novembre dopo 8 chilometri di inseguimento dell’Arma, perchè non si era fermato all’alt.
“Le direttive hanno sempre indicato che bisogna inseguire chi fugge, ma con molta attenzione per evitare incidenti. Però manca un protocollo specifico” spiega Claudio Samorè, luogotenente in congedo con 35 anni di servizio alle spalle. Un miscuglio di antagonisti, anarchici, giovani immigrati e pro palestinesi scendono in piazza con striscioni che chiedono “Vendetta” per Ramy e non giustizia come invoca il padre.
Nella fuga su due ruote la polizia più determinata è quella inglese con l’ “inseguimento tattico e di contenimento Tpac”, che prevede veri e propri speronamenti. Nel 2023 sono stati compiuti 20mila crimini utilizzando veicoli a due ruote, ma dall’adozione della tattica aggressiva, fughe e reati sono diminuiti del 36%.
I video girati dalla polizia mostrano chi non si è fermato all’alt e viene toccato in curva finendo fuori strada. Oppure dei sospetti presi in pieno dalla macchina della polizia che arriva in senso contrario.
I delinquenti non usano solo motorini con il passeggero dietro armato di martello per violenze e scippi, ma pure biciclette elettriche lanciate a tutta velocità, soprattutto per il furto al volo dei telefonini. Nel 2022 sono stati rubati in Inghilterra 136.520 cellulari per un valore di 56 milioni di euro.
Il 24 dicembre scorso l’agente in servizio a Londra, Jordan Smith, salva una madre con il bambino in braccio dall’impatto con Sonny Stringer, specialista dello scippo dei telefonini, in fuga con una bici elettrica, che può raggiungere i 100 chilometri l’ora. Smith lo sperona al volante della macchina della polizia. Nella caduta il ladro si frattura il ginocchio e verrà condannato a due anni di carcere.
In Francia la cittadinanza è esasperata dai cosiddetti “rodei urbani”. In maggioranza giovani immigrati che prendono le strade per una pista di motocross. Nel settembre dello scorso anno un 19enne decide di impennare mentre una bambina attraversa sulle strisce a Vallauris nelle Alpi marittime. Kamilya, 7 anni, centrata in pieno, muore per le ferite. Nel 2021 sono state emesse una media di 4 condanne al giorno per i “rodei urbani”. Lo scorso anno la polizia ha effettuato 30mila interventi. I Repubblicani, di centro destra, hanno presentato una proposta di legge che all’articolo 4 chiede l’adozione del “contatto tattico” come gli inglesi. La polizia potrebbe fare più inseguimenti, ma il portavoce della polizia francese, Sonia Fibleuil, ammette sul sito d’informazione actu.fr, che “non è consigliabile”. Il motivo è semplice: "Per evitare danni al conducente, alla polizia, ma anche agli altri utenti della strada”.
Un paio di video di inseguimenti di sospetti su due ruote in Norvegia e Svezia sono diventati virali. In dicembre la polizia norvegese corre a sirene spiegate dietro a due persone vestite di nero su un motorino. A velocità elevata si infilano nelle stradine di un parco e poi superano un ponticello sperando che sia abbastanza stretto per fermare gli agenti, ma i poliziotti passano a filo. Poco dopo speronano il motorino e arrestano i due.
Un video girato con il telefonino da un passante mostra un veicolo bianco, giallo e blu della polizia svedese che sperona un motorino in una zona a traffico limitato facendolo volare di qualche metro. Il conducente finito a terra si rialza per continuare la fuga, ma il poliziotto sceso dall’auto gli salta addosso atterrandolo di nuovo.
“Va sempre salvaguardata la sicurezza di tutti, compresi gli appartenenti alle forze dell’ordine e soprattutto noi lavoriamo per i cittadini. - sottolinea Denarier -  In un inseguimento significa fare molta attenzione ai passanti o alla gente al volante che non c’entra nulla. Per tattiche come quella inglese o americana c’è anche un problema di costi e addestramento”.
I più duri sono i poliziotti negli Usa, che però si concentrano sugli automobilisti piuttosto che sugli speronamenti delle moto. La Pursuit Intervention Technique, nota come manovra PIT, è adottata dalle forze dell’ordine negli Stati Uniti per porre fine a un inseguimento. In pratica il veicolo della polizia si affianca a quello in fuga in maniera che le ruote anteriori siano allineate alle posteriori dell’inseguito. Poi l’agente sterza bruscamente colpendo  il “bersaglio” di lato per farlo roteare su se stesso. Il mezzo di solito finisce sul guardrail o fuori strada. A velocità elevate la manovra può provocare il ribaltamento del veicolo. Un’inchiesta del quotidiano San Francisco Chronicle rivela che negli ultimi sette anni sono morte 87 persone per lo speronamento del mezzo che non si era fermato all’alt. In diversi casi la velocità è risultata troppo elevata per eseguire in sicurezza la manovra e 37 vittime, compresi 7 bambini, erano passeggeri o pedoni.
La stragrande maggioranza delle manovre Pit non uccide nessuno e blocca l’auto in fuga con un testa coda controllato permettendo di catturare omicidi pericolosi come Carl Roy Webb Boards II, che aveva ucciso un agente di polizia durante un controllo del traffico.
“Dopo il caso Ramy non dimentichiamo che talvolta muore il poliziotto o il carabiniere. Un protocollo per gli inseguimenti non esiste, ma ci sono norme generali  - fa notare l’esponente del Sap - Una delle prime è salvaguardare l’incolumità degli inseguiti e pure degli inseguitori. L’aspetto fondamentale è che il cittadino capisca un concetto: chi indossa una divisa non è suo nemico”.  
[continua]

video
18 ottobre 2019 | Sna | reportage
100 anni degli agenti di assicurazione
Il palco del Centenario Sna ha accolto anche Fausto Biloslavo, oggi certamente il più famoso e tenace reporter di guerra. Attraverso fotografie e filmati tratti dai suoi reportage nelle zone dei conflitti, Biloslavo ha raccontato la sua vicenda professionale, vissuta fra pericoli e situazioni al limite del disumano, testimonianfo anche l’orrore patito dalle popolazioni colpite dalla guerra. Affrontando il tema del coraggio, ha parlato del suo, che nonostante la quotidiana esposizione della sua vita a rischi estremi gli permette di non rinunciare a testimoniare la guerra e le sue tragiche e crudeli conseguenze. Ma il coraggio è anche di chi la guerra la subisce, diventando strumento per l’affermazione violenta delle ragioni di parte, ma non vuole rinunciare alla vita, alla speranza. E lottare per sopravvivere richiede grande coraggio. Sebbene possa sembrare un parallelo azzardato, lo stesso Biloslavo, spiega che il coraggio è sostenuto dalla passione, elemento necessario in ogni attività, in quella del reporter di guerra come in quella dell’agente di assicurazione. Il coraggio serve per cominciare da zero, ma anche per rialzarsi quando si è colpiti dalle difficoltà o per adattarsi ai cambiamenti, è il messaggio di Biloslavo alla platea del Centenario.

play
16 giugno 2016 | Tgcom24 | reportage
Gli occhi della guerra, l’arte imperitura del reportage
Presentazione Gli occhi della guerra e del documentario "Profughi dimenticati" dal nord dell'iraq

play
12 ottobre 2017 | Tele Capodistria | reportage
Gli occhi della guerra
"Gli occhi della guerra" sarà questo il tema della prossima puntata di Shaker, in onda venerdì 13 ottobre alle ore 20. Nostro ospite FAUSTO BILOSLAVO, giornalista di guerra che, in oltre 35 anni, ha vissuto e raccontato in prima persona la situazione su tutti i fronti più caldi: Libano, Afghanistan, Iran, Iraq, ex Jugoslavia... e ultimamente Ucraina, Libia, Siria... Cosa vuol dire fare il reporter di guerra? Com'è cambiato questo "mestiere"? Perchè è ancora così importante? Come mai tanti giovani vogliono farlo? Quali consigli dargli? Tante le domande cui cercheremo di dare risposta. If you LIKE it, please SHARE it!!!

play
[altri video]
radio

22 ottobre 2009 | Radio24 | intervento
Mondo
Libertà di stampa
In Italia la libertà di stampa è sempre più in pericolo per colpa del solito Cavalierenero,mentregli Stati Uniti fanno unbalzo in avanti graziealnuovomessiademocraticoBarack Obama. Lo stabilisce l’annuale rapportodiReporterssansfrontières, i giornalisticonil nasino all’insùche considerano l’Italia alla stregua di Bielorussia e Zimbabwe. Politicamentecorretti, hannoelevatogliStati Uniti dal 40˚ posto al 20˚, solo perché non c’è più George W. Bush. E declassato l’Italia al 49˚. Obama ha incassato un Nobel per la pace preventivoeconquistatol’aureola della libertà di stampa.Nonche negli Usa mancasse, ma è curioso che il 15 maggio proprio i Reporter senza frontiere (Rsf) lanciavano strali contro il nuovo inquilino della Casa Bianca. «L’organizzazione è delusa dalladecisionedelpresidente(Obama) diporreilvetosullapubblicazione delle 44 fotografie che ritraggono l’esercitoamericanomentreabusae torturai prigionieriafghanieiracheni », si legge inuncomunicato di Rsf. Jean-Francois Julliard, segretario generalediRsf,ammettechenelbalzoinavantidegliUsahacontato «l’effetto Obama». Peccato che la Casa Biancastiasparandocannonateverbalicontrola tvFoxNewsreadicriticare il presidente. «Non è più un organo di informazione», «li tratteremocome un partito d’opposizione» hanno tuonato i portavoce. La Fox è da tempo esclusa dalle interviste ad Obama, limitata nell’accesso alle fonti governative e ai suoi giornalisti vengononegate ledomandedurantegliincontriconlastampaallaCasa Bianca. L’editore dell’agguerrita tv è RupertMurdoch.Rsfnonsimobilita moltoper lasuaFoxnegli Usa,main Italialodifende,considerandolominacciato da Silvio Berlusconi. Sui 175 Paesi nella classifica sulla libertà di stampa siamo scivolati dal 35˚postodel 2007,quandoc’eraRomanoProdi, al44˚delloscorsoanno e al 49˚ odierno.Unabocciatura che nonsi capisce benecomesalti fuori. Nella classifica l’Italia si è beccata 12,4 voti negativi. I voti si basano su un questionario, che è stato consegnato a diverse decine di giornalisti, professoriuniversitari,attivistideidirittiumanieavvocatidelnostroPaese. Nonostante le richieste del Giornale la lista dei «giurati» è segreta. Peroraanchele12,4bacchettatesulla libertà di stampa non sono state ufficializzate. Sfogliando il facsimile delquestionarioèovviocheinItaliai giornalistinonvengonoammazzati, torturatiosbattutiincarcerebuttandovia la chiave.Comeaccadein Eritrea, inTurkmenistaneinIran,gliultimi tre Paesi della classifica di Rsf. Nonèmaicapitatocheleforzearmateoilgoverno abbianochiusoconla forza giornali o televisioni, come si chiede nel questionario. SecondoRsf«lepressionidelCavaliere sui media, le crescenti ingerenze », ma pure «le violenze di mafia controi giornalisticherivelano le attività di quest’ultima eundisegno di legge che ridurrebbe drasticamente lapossibilitàperimediadipubblicareleintercettazionitelefoniche, spiegano perché l’Italia perda posizioni per il secondo anno consecutivo». Julliard, capoccia dell’organizzazione, avevagiàannunciatoildeclassamento in occasione della manifestazione sulla libertà di stampa del 3 ottobre scorso a Roma. Al fianco di SabinaGuzzanti,lacomicaantiCav, minacciò:«Troppepressionisuimedia, SilvioBerlusconirischiadi finire nella lista dei predatori della libertà di stampa» come la mafia. «L’Italia nonguadagneràcertoposizioni»,avvertì. Il preveggente francese ha però sbagliato qualche calcolo. Il nostro Paeseèstato retrocessoancheper le querele miliardarie di Berlusconi a Repubblica e altri giornali. ScorrendolaclassificadiRsfsiscoprechesiamo stati battuti pure dal Sud Africa, piazzato al 33˚ posto. Peccato che il discutibile presidente sudafricano, JacobZuma,abbia querelato perun milione di dollari il vignettista JonathanShapiro. Nonsolo:unprogrammasulla satira è stato censuratodue volte in tv,maZuma,si sa, èpiù simpatico del Cav. www.faustobiloslavo.eu

play

20 ottobre 2009 | Radio Uno | intervento
Mondo
Rassegna stampa - Ultime da Babele
Cmmento ai giornali fra il mito del posto fisso ed i problemi del Medio Oriente.

play

17 dicembre 2018 | Tracce Radio Rai FVG | intervento
Mondo
Guerra guerra guerra
35 anni di reportage in prima linea

play

14 gennaio 2019 | Peter Pan Radio Rai FVG | intervento
Mondo
I bambini e la guerra
In 35 anni di reportage i drammi dei bambini, le vittime innocenti dei conflitti

play

06 luglio 2015 | Radio Capodistria | intervento
Mondo
Non solo Califfato
Una panoramica della situazione internazionale e il ricordo di Franco Paticchio, grande Direttore ed Editore dimenticato

play

[altri collegamenti radio]