
|
Analisi
06 febbraio 2025 - Esteri - Mondo - Fortune |
|
La terza guerra mondiale a pezzi che mette alla prova l’Occidente |
Il 24 febbraio di tre anni fa il tonfo sordo delle prime cannonate russe nel Donbass non lo dimenticherò mai. Oggi il conflitto nel cuore dell’Europa potrebbe venire congelato con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. E una robusta forza di caschi non solo europei sul campo, che separino i contendenti creando un’ampia zona cuscinetto. Una soluzione simile al 38imo parallelo, non di “pace giusta”, ma che vedrebbe guadagnarci in prospettiva l’Ucraina, come la Corea del Sud rispetto alla dittatura di Ciccio bomba al Nord. Il nuovo Zar, Vladimir Putin, sventolerebbe una “vittoria” di Pirro su una montagna di morti e feriti. Il 20% del territorio ucraino se gli va bene, dopo avere perso, con le buone o le cattive, il 50% dei territori occupati nel primo mese di invasione. Kiev avrebbe la strada spianata verso l’Unione europea favorita dal volano economico della ricostruzione. E un domani tutto può tornare in discussione se firmi una tregua e non una pace definitiva. La terza guerra mondiale a pezzi, evocata anni fa da Papa Francesco, però, non evaporerà con un cessate il fuoco dopo tre anni di guerra in Ucraina. Nel Vicino Oriente si arriverà, prima o dopo, a fermare il terribile conflitto a Gaza, ma si sta delineando un nuovo ordine regionale, che avrà ancora bisogno di cruenti scossoni per assestarsi facendo tacere le armi. La repentina caduta della dinastia Assad in Siria è un colpo durissimo per Hezbollah in Libano, già indebolito dall’attacco israeliano e l’Iran degli ayatollah, che ha visto spezzarsi la via giugulare del corridoio strategico da Teheran al Mediterraneo. L’incognita dell’illuminazione sulla via di Damasco del nuovo conquistatore Ahmed al-Sharaa/al Joulani, che si presenta come talebuono, pesa sul futuro del paese. Il rischio è che non regga alla prova dei fatti e dei jihadisti duri e puri con il risultato di avere scoperchiato un vaso di Pandora, che l’Occidente pagherà per decenni. L’obiettivo finale del “nuovo ordine” in Medio Oriente è il regime iraniano, che non può cadere a colpi di bombe, ma solo dall’interno (con un aiutone esterno), come è successo allo Shah nel 1979. I Pasdaran lo sanno bene e puntano a far rivedere all’anziano leader supremo, Alì Khamenei, la politica nucleare arrivando alla bomba. L’ultimo tassello della terza guerra mondiale a pezzi è lontanissimo da noi, in Estremo Oriente, ma vicino per gli inevitabili riflessi economici e geopolitici. La vera sfida della presidenza Trump sarà il braccio di ferro con la Cina, non solo a livello di dazi commerciali. Xi Jinping, il nuovo Mao, vuole passare alla storia riprendendosi Taiwan. Da buon mandarino comunista giocherà con abilità su tempi e modi. Non sarà un conflitto classico, solo convenzionale oppure ibrido, ma uno scontro a tutto campo mai visto prima, che forse esploderà nei prossimi anni. Alla fine, però, deciderà se l’asse geopolitico mondiale, già in crisi, graviterà ancora, oppure no, ad Occidente, nel mondo libero. Fausto Biloslavo |
[continua] |
|
video
|
|
18 ottobre 2019 | Sna | reportage
100 anni degli agenti di assicurazione
Il palco del Centenario Sna ha accolto anche Fausto Biloslavo, oggi certamente il più famoso e tenace reporter di guerra. Attraverso fotografie e filmati tratti dai suoi reportage nelle zone dei conflitti, Biloslavo ha raccontato la sua vicenda professionale, vissuta fra pericoli e situazioni al limite del disumano, testimonianfo anche l’orrore patito dalle popolazioni colpite dalla guerra. Affrontando il tema del coraggio, ha parlato del suo, che nonostante la quotidiana esposizione della sua vita a rischi estremi gli permette di non rinunciare a testimoniare la guerra e le sue tragiche e crudeli conseguenze. Ma il coraggio è anche di chi la guerra la subisce, diventando strumento per l’affermazione violenta delle ragioni di parte, ma non vuole rinunciare alla vita, alla speranza. E lottare per sopravvivere richiede grande coraggio.
Sebbene possa sembrare un parallelo azzardato, lo stesso Biloslavo, spiega che il coraggio è sostenuto dalla passione, elemento necessario in ogni attività, in quella del reporter di guerra come in quella dell’agente di assicurazione.
Il coraggio serve per cominciare da zero, ma anche per rialzarsi quando si è colpiti dalle difficoltà o per adattarsi ai cambiamenti, è il messaggio di Biloslavo alla platea del Centenario.
|
|
|
|
16 giugno 2016 | Tgcom24 | reportage
Gli occhi della guerra, l’arte imperitura del reportage
Presentazione Gli occhi della guerra e del documentario "Profughi dimenticati" dal nord dell'iraq
|
|
|
|
12 ottobre 2017 | Tele Capodistria | reportage
Gli occhi della guerra
"Gli occhi della guerra" sarà questo il tema della prossima puntata di Shaker, in onda venerdì 13 ottobre alle ore 20.
Nostro ospite FAUSTO BILOSLAVO, giornalista di guerra che, in oltre 35 anni, ha vissuto e raccontato in prima persona la situazione su tutti i fronti più caldi: Libano, Afghanistan, Iran, Iraq, ex Jugoslavia... e ultimamente Ucraina, Libia, Siria...
Cosa vuol dire fare il reporter di guerra? Com'è cambiato questo "mestiere"? Perchè è ancora così importante? Come mai tanti giovani vogliono farlo? Quali consigli dargli?
Tante le domande cui cercheremo di dare risposta.
If you LIKE it, please SHARE it!!!
|
|
|
|
radio

|
06 luglio 2015 | Radio Capodistria | intervento |
Mondo
Non solo Califfato
Una panoramica della situazione internazionale e il ricordo di Franco Paticchio, grande Direttore ed Editore dimenticato
|

|
20 ottobre 2009 | Radio Uno | intervento |
Mondo
Rassegna stampa - Ultime da Babele
Cmmento ai giornali fra il mito del posto fisso ed i problemi del Medio Oriente.
|

|
22 ottobre 2009 | Radio24 | intervento |
Mondo
Libertà di stampa
In Italia la libertà di stampa è
sempre più in pericolo per colpa del
solito Cavalierenero,mentregli Stati
Uniti fanno unbalzo in avanti graziealnuovomessiademocraticoBarack
Obama. Lo stabilisce l’annuale
rapportodiReporterssansfrontières,
i giornalisticonil nasino all’insùche
considerano l’Italia alla stregua di
Bielorussia e Zimbabwe. Politicamentecorretti,
hannoelevatogliStati
Uniti dal 40˚ posto al 20˚, solo perché
non c’è più George W. Bush. E
declassato l’Italia al 49˚. Obama ha
incassato un Nobel per la pace preventivoeconquistatol’aureola
della
libertà di stampa.Nonche negli Usa
mancasse, ma è curioso che il 15
maggio proprio i Reporter senza
frontiere (Rsf) lanciavano strali contro
il nuovo inquilino della Casa
Bianca. «L’organizzazione è delusa
dalladecisionedelpresidente(Obama)
diporreilvetosullapubblicazione
delle 44 fotografie che ritraggono
l’esercitoamericanomentreabusae
torturai prigionieriafghanieiracheni
», si legge inuncomunicato di Rsf.
Jean-Francois Julliard, segretario
generalediRsf,ammettechenelbalzoinavantidegliUsahacontato
«l’effetto
Obama». Peccato che la Casa
Biancastiasparandocannonateverbalicontrola
tvFoxNewsreadicriticare
il presidente. «Non è più un organo
di informazione», «li tratteremocome
un partito d’opposizione»
hanno tuonato i portavoce. La Fox è
da tempo esclusa dalle interviste ad
Obama, limitata nell’accesso alle
fonti governative e ai suoi giornalisti
vengononegate ledomandedurantegliincontriconlastampaallaCasa
Bianca. L’editore dell’agguerrita tv è
RupertMurdoch.Rsfnonsimobilita
moltoper lasuaFoxnegli Usa,main
Italialodifende,considerandolominacciato
da Silvio Berlusconi.
Sui 175 Paesi nella classifica sulla
libertà di stampa siamo scivolati dal
35˚postodel 2007,quandoc’eraRomanoProdi,
al44˚delloscorsoanno
e al 49˚ odierno.Unabocciatura che
nonsi capisce benecomesalti fuori.
Nella classifica l’Italia si è beccata
12,4 voti negativi. I voti si basano su
un questionario, che è stato consegnato
a diverse decine di giornalisti,
professoriuniversitari,attivistideidirittiumanieavvocatidelnostroPaese.
Nonostante le richieste del Giornale
la lista dei «giurati» è segreta.
Peroraanchele12,4bacchettatesulla
libertà di stampa non sono state
ufficializzate. Sfogliando il facsimile
delquestionarioèovviocheinItaliai
giornalistinonvengonoammazzati,
torturatiosbattutiincarcerebuttandovia
la chiave.Comeaccadein Eritrea,
inTurkmenistaneinIran,gliultimi
tre Paesi della classifica di Rsf.
Nonèmaicapitatocheleforzearmateoilgoverno
abbianochiusoconla
forza giornali o televisioni, come si
chiede nel questionario.
SecondoRsf«lepressionidelCavaliere
sui media, le crescenti ingerenze
», ma pure «le violenze di mafia
controi giornalisticherivelano le attività
di quest’ultima eundisegno di
legge che ridurrebbe drasticamente
lapossibilitàperimediadipubblicareleintercettazionitelefoniche,
spiegano
perché l’Italia perda posizioni
per il secondo anno consecutivo».
Julliard, capoccia dell’organizzazione,
avevagiàannunciatoildeclassamento
in occasione della manifestazione
sulla libertà di stampa del 3
ottobre scorso a Roma. Al fianco di
SabinaGuzzanti,lacomicaantiCav,
minacciò:«Troppepressionisuimedia,
SilvioBerlusconirischiadi finire
nella lista dei predatori della libertà
di stampa» come la mafia. «L’Italia
nonguadagneràcertoposizioni»,avvertì.
Il preveggente francese ha però
sbagliato qualche calcolo. Il nostro
Paeseèstato retrocessoancheper le
querele miliardarie di Berlusconi a
Repubblica e altri giornali. ScorrendolaclassificadiRsfsiscoprechesiamo
stati battuti pure dal Sud Africa,
piazzato al 33˚ posto. Peccato che il
discutibile presidente sudafricano,
JacobZuma,abbia querelato perun
milione di dollari il vignettista JonathanShapiro.
Nonsolo:unprogrammasulla
satira è stato censuratodue
volte in tv,maZuma,si sa, èpiù simpatico
del Cav.
www.faustobiloslavo.eu
|

|
25 agosto 2010 | Radio 24 | intervento |
Mondo
Professione: Reporter di guerra
"NESSUN LUOGO E' LONTANO" è il nuovo programma di approfondimento di esteri di Radio 24. Giampaolo Musumeci parla della professione reporter. Come si racconta la guerra? Esiste un modo giusto? Come si fa il giornalista di guerra e come è cambiato il mestiere? Le testimonianze di chi lo ha fatto per anni e chi lo fa tuttora.
|

|
17 dicembre 2018 | Tracce Radio Rai FVG | intervento |
Mondo
Guerra guerra guerra
35 anni di reportage in prima linea
|
|
|
|
|