LIBRO E MOSTRA Gli occhi della guerra
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Gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage in prima linea. Per questo gli occhi della guerra diventano il titolo di un libro fotografico. Un libro per raccontare, con immagini e sguardi fugaci, 25 anni di servizi dai fronti più caldi del mondo.
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REPORTAGE Guerra con Hezbollah I cristiani: "Pregare e combattere"
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Fassouta (Israele del Nord) Fisico possente, uniforme verde da riservista, bandiera israeliana e americana sulla spalla ed equipaggiamento militare da prima linea. G. è un cristiano, che non vuole fare sapere il suo nome a Hezbollah e si copre il volto con il mefisto per lo stesso motivo. Orgoglioso della sue fede ci aspetta a Fassouta dove fa parte della squadra di pronto intervento. |
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Prigioniero in Afghanistan
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autore: Fausto Biloslavo
editore: Sugarco Edizioni
anno: 1989
pagine: 189
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Entrato clandestino in Afghanistan, Fausto Biloslavo trascorre quattro mesi dall'agosto al novembre '87, a fianco dei partigiani islamici, testimone oculare di una fase dello spietato conflitto contro i russi che ha causato quasi un milione di morti dall'invasione del Natale del '79.
In un paesaggio la cui bellezza è violata dalle mille tracce impresse sul terreno da questa guerra spietata, Biloslavo incontra alcuni dei mitici capi della resistenza afghana, condivide con la popolazione civile pericoli e stenti, partecipa a scontri armati tra governativi e mujaheddin, finchè mentre sta per tornare in Pakistan, viene catturato. Comincia così la sua detenzione, durata ben sei mesi e mezzo, dapprima nel carcere speciale della polizia segreta, Sedarat, poi, dopo un processo-farsa e la condanna a sette anni di carcere (perché reo di giornalismo, per usare le parole dell'autore), nel penitenziario di Pol-i-Charki, il tetro casermone dove i detenuti venivano seppelliti vivi nel cortile, dove avvenivano esecuzioni di massa, maltrattamenti e torture di ogni genere.
In questi luoghi Biloslavo viene a contatto con la realtà più tragica e sconosciuta, del conflitto. Nelle tetre e silenziose celle sfilano esseri umani che, nonostante le torture e le ingiustizie subite, mantengono una loro dignità, ma anche provocatori di professione, spie e informatori di mezza tacca, mationette della polizia segreta che recitano una parte infame di questo truce teatro dei pupi dove si vuole svuotare gli uomini di ogni volontà.
Dopo 202 giorni, grazie al personale intervento del presidente Francesco Cossiga, Fausto Biloslavo viene finalmente rimesso in libertà. Porta con sè alcuni appunti, scritti sulla carta delle sigarette, appunti che gli serviranno per scrivere questo racconto della sua drammatica esperienza, una denuncia che riporti a tutti il grido del popolo afghano echeggiante fra le mura di quelle catacombe moderne.
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