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Reportage
26 agosto 2008 - Esteri - Afghanistan - il Giornale
Kabul alla Nato: basta missioni aeree sul paese
Fausto Biloslavo
HERAT – Il governo afghano sbatte i pugni sul tavolo e chiede a gran voce di rinegoziare la presenza delle truppe straniere. Nel mirino del presidente Hamid Karzai ci sono gli interventi aerei. Venerdì scorso un’operazione americana, assieme ai commando afghani, ha maciullato un intero villaggio. I morti civili sarebbero oltre 90, compresi numerosi bambini ed i feriti 106. Nonostante l’incertezza sul numero reale delle vittime l’esecutivo di Kabul ha emesso ieri una nota che non lascia dubbi. Il governo del presidente afghano Hamid Karzai “chiede ai ministri della Difesa e degli Esteri di aprire dei negoziati con le forze internazionali” si legge nel comunicato. In Afghanistan sono presenti 70mila uomini, fra soldati della missione Isaf, a guida Nato e truppe americane che fanno parte della lotta globale al terrorismo, Enduring freedom. Il consiglio dei ministri afghano ha stabilito che la discussione con gli alleati occidentali deve svilupparsi attorno a tre punti fondamentali. Il primo punta “a rinegoziare i termini della presenza della comunità internazionale sulla base di un accordo reciproco”. Questo argomento potrebbe riguardare la dislocazione delle basi dei contingenti stranieri, ma coinvolgere pure altri temi delicati. Come i rapporti con le organizzazioni non governative e l’utilizzo dei fondi per lo sviluppo, la ricostruzione e gli aiuti umanitari gestiti dalla comunità internazionale in Afghanistan. Il secondo punto all’ordine del giorno dell’esecutivo di Kabul è “stabilire i limiti e le responsabilità delle forze internazionali conformemente alle leggi afghane e internazionali”. Un modo per avvicinarsi al nocciolo della questione, che riguarda l’impennata di perdite civili nelle operazioni contro i talebani, soprattutto per mano americana. Il terzo e più importante punto di rinegoziazione è la linea del Piave di Karzai. “Porre fine alle incursioni contro obiettivi civili, alle perquisizioni e alla detenzione illegale di cittadini afghani” si legge nel comunicato dell’esecutivo.
Il problema è che le regole d’ingaggio attuali prevedono di chiamare l’appoggio aereo e bombardare, anche un’abitazione civile, se dalla casa sparano sulle truppe internazionali. Ogni reparto impegnato in operazioni a terra ha degli specialisti che chiamano via radio le cosiddette Cas (Close air support), l’appoggio aereo ravvicinato. I caccia della Nato sono in volo 24 ore al giorno ed intervengono nel giro di mezz’ora. Il comandante sul terreno, o a livello superiore lungo la catena di comando, fa una stima dei rischi di possibili “danni collaterali”, ovvero perdite civili. Poi decide se vale la pena bombardare oppure no. Gli americani hanno il dito sul grilletto, ma nessuna operazione militare in Afghanistan sarebbe possibile senza l’appoggio aereo.
La strage di Shindand nasce da un’azione mirata per eliminare mullah Sadeq, un importante comandante talebano. Nella stessa zona, la famigerata valle di Zerko si è conclusa da poco l’operazione Amar Thander, durata un mese. La valle, roccaforte dei fondamentalisti in armi, si estende fino all’ostica provincia di Farah, quella più a sud sotto comando italiano nell’Afghanistan occidentale. Karzai protesta per le perquisizioni e le detenzioni illegali degli afghani. Però i corpi speciali dei marines durante l’operazione Amar Thander avevano l’ordine di catturare o uccidere i capoccia talebani inseriti in una speciale lista nera. Altrimenti i prigionieri vengono consegnati all’Nds, i servizi segreti afghani. L’Nds li tortura, ma il vero problema è che molti comandanti talebani riescono a comprarsi la libertà corrompendo gli ufficiali dei servizi.
www.faustobiloslavo.com

video
28 agosto 2008 | Studio Aperto | reportage
Afghanistan: italiani in guerra
Studio aperto, Tg1 e Tg2 hanno lanciato il nostro servizio esclusivo di Panorama sui soldati in guerra in Afghanistan. Le immagini che vedete non sono state girate da me o da Maki Galimberti che mi accompagnava come fotografo, come dicono nel servizio, bensì dagli stessi soldati italiani durate la battaglia di Bala Murghab.
Di seguito pubblico il testo che ho ricevuto dai coraggiosi cineoperatori con l'elmetto: "Nei giorni dell’assedio di Bala Murghab il 5,6,7 e 8 agosto, con i fucilieri della Brigata Friuli erano presenti anche quattro militari Toni T. , Francesco S. , Giuseppe N. , Giuseppe C. , tutti provenienti dal 28° Reggimento “Pavia” di istanza Pesaro. È stato proprio il C.le Mag.Sc. Francesco S. a girare le immagini che vedete con una telecamera di fortuna, in condizioni difficili e con grande rischio personale.Infatti tra i compiti assolti dal 28° Reggimento di Pesaro c’è proprio la raccolta di informazioni e documentazioni video sulle operazioni di prima linea".

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radio

04 agosto 2008 | Radio 24 | reportage
Afghanistan
Taccuino di guerra - In volo sugli elicotteri dei marines
Afghanistan, un'estate in trincea. In prima linea con i marines

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12 agosto 2008 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Taccuino di guerra - Il prigioniero talebano
Afghanistan,un'estate in trincea. In prima linea con i marines

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14 agosto 2008 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Taccuino di guerra - "Sono il sergente Joseph Buonpastore..."
Afghanistan,un'estate in trincea. In prima linea con i marines

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23 agosto 2008 | Radio24 | intervento
Afghanistan
Strage di civili
Afghanistan, un'estate in trincea.

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22 agosto 2008 | Radio24 | intervento
Afghanistan
Raid americano polverizza un villaggio nella provincia di Herat
Afghanistan, un'estate in trincea.

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