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Inchiesta
31 gennaio 2009 - Cronaca - Darfur - Io Donna
Quando i bambini fanno buu!
Chi se lo ricorda più il Darfur? Ce lo chiediamo
alla vigilia del festival di Sanremo, condotto da
quello stesso Paolo Bonolis che nell’edizione del
2005 portò la tragedia nelle case degli italiani con
una serata strappalacrime. Obiettivo: raccogliere un milione
di euro da destinare alla costruzione di strutture per l’infanzia;
testimonial dell’operazione un altro protagonista del
prossimo Sanremo, Giuseppe Povia, che approfittando dell’evento,
lanciò se stesso e il suo brano Quando i bambini
fanno ooh - diventato un tormentone di enorme successo.
Povia si era impegnato a devolvere «tutti gli incassi» della
canzone ai bambini del Darfur, ma nel settembre 2005 Io
donna raccontò come, a distanza di molti mesi, da Sanremo
erano arrivati complessivamente solo 250 mila euro e che
dalla casa discografica del cantante era partito - dopo ripetute
sollecitazioni di chi aveva già avviato i lavori di un ospedale
pediatrico - un bonifico di 35 mila euro, «quale anticipo
in attesa del rendiconto Siae» che sarebbe arrivato nel
2006. Allora prendemmo un impegno con i nostri lettori:
«Vedremo se, quando arriverà il rendiconto Siae, i bambini del Darfur faranno davvero ooh, oppure
confermeranno il loro buu!».
Nel frattempo, tre anni dopo e mentre
Povia scalda i titoli dei giornali in
vista di questo Sanremo, nella disgraziata
regione del Sudan occidentale la
catastrofe umanitaria resta immane.
Gruppi di ribelli e governativi, con le
loro sanguinarie milizie, continuano
ad azzannarsi a intermittenza fra un
bombardamento aereo ed un cessate
il fuoco. La guerra è costata 400 mila
morti e oltre due milioni di rifugiati
vivono in 165 campi profughi; altri
300 mila sono accampati oltreconfine,
nel Ciad. Nel 2008, secondo la Bbc,
venivano uccisi ogni mese un centinaio
di civili. Da un paio d’anni il
Darfur dovrebbe venir salvato dalla
più mastodontica missione di pace
delle Nazioni Unite, assieme alle
truppe dell’Unione africana. Sulla carta 26mila uomini, ma sul
terreno fino ad oggi sono la metà. Pochi mezzi, cronica carenza
di elicotteri, la politica ostile del governo sudanese hanno
minato la missione fin dall’inizio. Un impietoso rapporto Onu
denuncia che i soldati di pace sono incapaci di controllare l’embargo
delle armi, difendere se stessi e proteggere i civili.
L’Italia farà la sua parte. Quest’anno l’aeronautica militare
fornirà alle truppe di pace velivoli da trasporto per un costo di
5,4 milioni di euro. Il generale Vincenzo Camporini, capo di
Stato maggiore della Difesa, ha spiegato che la missione «serve a
proteggere la popolazione dalla pulizia etnica». Spedizioni manovrate
dallo stesso presidente sudanese, Omar al Bashir, accusato
di genocidio dalla Corte penale internazionale. Bashir, secondo
il procuratore capo Luis Moreno-Ocampo, «non aveva
bisogno di proiettili. Ha usato altre armi: stupri, fame e paura».
E Sanremo? Be’, Sanremo la sua parte umanitaria non l’ha fatta.
Non è andato oltre quei 250 mila euro di cui sopra, ben lontani
dal milione promesso. Impegno fallito dunque, anche se Bonolis
tirchio non è stato, perché versò 50 mila euro dal suo cachet.
Nei documenti contabili di Avamposto 55 (il progetto prendeva
il numero dal 55esimo Festival...), sotto la voce “Povia” siamo
sempre fermi ai 35 mila euro di tre anni fa. Eppure per Povia gli
affari e la carriera sono andati alla grande. Quando i bambini
fanno ooh è stato il disco più venduto del 2005 (130 mila copie
del singolo e 70 mila dell’album Evviva i pazzi...). La canzone è
rimasta al primo posto in classifica per 19 settimane di fila. Per
non parlare dei record di download digitali e come brano più
scaricato dai telefonini. Secondo fonte certa i proventi maturati
nel 2005 ammontarono a 450 mila euro. Un brano così amato
dai bambini che la Kinder l’usò per una campagna pubblicitaria
degli ovetti-sorpresa. Il tutto grazie a quella memorabile serata
di bontà all’Ariston.
Ricordate? L’esordiente Povia era stato escluso dalla gara perché
aveva già partecipato al festival di Recanati, ma Bonolis lo
resuscitò per fare da colonna sonora alla raccolta fondi. Niente
sms dal pubblico, il milione per un centro ospedaliero, una
struttura sanitaria satellite e una scuola elementare era un’iniziativa
tutta interna a Sanremo: «Un’autotassazione da parte
degli ospiti, di me stesso, della Rai, dei Monopoli, degli sponsor
e delle case discografiche» disse Bonolis a Barbara Contini,
allora inviata speciale del governo italiano in Darfur. Per toccare
il cuore veniva proiettata sul palco la drammatica immagine
di un bimbo denutrito, nudo e crollato nella polvere con
alle spalle un avvoltoio in attesa dello straziante banchetto. Calato
il sipario, se la Contini non avesse chiesto aiuto alla Cooperazione
e a privati in giro per l’Italia, soprattutto se non
avesse incalzato la casa discografica del cantante che, ribadiamo,
si era pubblicamente impegnato a onorare l’impegno benefico,
neanche il solo ospedale (costato circa 400 mila euro) si
sarebbe potuto inaugurare entro l’anno, come promesso alla
comunità locale. Alla fine il taglio del nastro c’è stato: «Portavamo
avanti l’ospedale con quattromila euro al mese, una cosa
vergognosa» ricorda Giorgio Trombatore, a quel tempo capo
E voi che cosa ne pensate?
http://forum.leiweb.it
progetti della Cooperazione a Nyala, Sud Darfur. Nel 2006 il
produttore di Povia, Angelo Carrara, aveva spiegato a Kataweb
musica che in attesa dei dati definitivi della Siae «alla fine potremmo
arrivare a devolvere 60mila euro. Forse qualcosa in
più». Invece, nonostante i copiosi proventi, il braccino non s’è
allungato. «Se Povia non fosse andato su quel palco a Sanremo
nel 2005 poteva finire nel dimenticatoio» ci dice Carrara, storico
titolare della Target, da 40 anni nel mondo della musica.
«L’iniziativa Darfur è stata determinante per lanciarlo» aggiunge.
«Nel 2006, l’anno dopo il botto della serata benefica, ha
vinto il Festival anche perché i bambini avevano votato per lui.
Quando andava a cantare in giro, prima del concerto faceva
sempre una visita ai bimbi negli ospedali».
E i 450 mila euro di proventi complessivi? Carrara non conferma
e non smentisce, ma spiega che metà incassi sono andati
a Povia, in quanto autore e compositore. «Da parte nostra»
dice «quell’anticipo di 35 mila euro era la cifra giusta, però
penso che Povia avrebbe dovuto arrivare ad almeno 70 mila».
Visto il tono, non sorprende scoprire che tra i due c’è stata
rottura. «L’ho mollato in dicembre» conferma Carrara: «Si è
messo a fare l’impegnato, il De André, ma non ne ha lo spessore.
Troppe cose di cattivo gusto, ci rimettevano la mia immagine
e la mia attività». Oltre all’odiosa vicenda Darfur, Carrara
non ha digerito la bagarre mediatica sulla canzone Luca era
gay, che Povia si appresta a cantare a Sanremo: «È ispirata
alla vera storia di un mio amico, che fino a 37 anni era gay. Poi
ha conosciuto una ragazza ed ora ha anche due bimbi» racconta
e conclude amareggiato: «Le sue dichiarazioni sull’omosessualità
come malattia le ho lette sui giornali, da sei mesi non ci
parliamo più». Ma questo è un altro festival.
Quanto Povia ha dato al Darfur e quanto il Darfur ha
dato a Povia? Interpellato via mail da Io donna, il cantante si
è limitato a rispondere che «Avamposto 55 è stata un’importante
iniziativa promossa da Sanremo 2005 che ha permesso,
grazie anche al mio aiuto, la costruzione di una scuola-ospedale
tuttora attiva». Nessuna risposta invece sui 450 mila
euro fruttati nel 2005, né alla domanda sul perché non ha
ritenuto di andare oltre quei 35 mila euro anticipati da Carrara.
Povia ha deluso molti tra coloro che fanno volontariato
senza palcoscenici. Come Massimiliano Fanni Canelles, direttore
del mensile Social news, presidente di Auxilia onlus
e medico impegnato nella tutela dei diritti dei minori: «Dopo
quell’evento per il Darfur l’abbiamo voluto conoscere e
i nostri associati presenti in quasi tutt’Italia hanno deciso
di votare, tramite sms, la canzone con cui ha poi vinto il
festival 2006» racconta. «È stato talmente riconoscente da
non farsi più sentire evitando ogni contatto. Siamo rimasti
disgustati» spiega il medico di Trieste.
E conclude: «Sarebbe il caso di smascherare, una volta per
tutte, chi sfrutta, per un tornaconto personale, l’immagine
del volontariato». I bimbi del Darfur l’hanno già fatto. Con
un assordante buu!

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05 febbraio 2009 | Striscia la Notizia | reportage
Quando i bambini fanno buu!
2005: sul palco dell’Ariston Giuseppe Povia lancia la sua canzone con una promessa: “Darò tutto al Darfur”. 2009: mentre spinge il nuovo brano con la polemica sui gay Io donna gli ha fatto i conti in tasca.No, non tornano.Il sommario dell'esclusiva per l'inserto femminile del Corriere della sera, che ho firmato con Marzio Mian, parla chiaro. A tal punto che l'ha ripresa Striscia la notizia. Leggi l'articolo e guarda il video.

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