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27 giugno 2009 - Esteri - Iran - Il Foglio
Chi sta con Ahmadinejad e chi con la piazza al G8 di Trieste
Trieste. I ministri degli Esteri del G8 “deplorano
le violenze” in Iran e l’Italia è pronta
a rilasciare una cinquantina di visti agli
oppositori o i feriti nelle manifestazioni di
protesta, che vogliono lasciare il paese. Il
comunicato congiunto, firmato a denti stretti
anche dalla Russia, “deplora le violenze
post elettorali, che hanno causato la morte
di civili iraniani”. In conferenza stampa i
rappresentanti degli otto Grandi vanno giù
ancora più duri. Il ministro degli Esteri inglese,
David Miliband ha dichiarato: “Le
violenze e le uccisioni degli ultimi giorni sono
inaccettabili. Il popolo iraniano ha diritto
di scegliere liberamente il proprio leader”.
Il tedesco Frank-Walter Steinmeier,
con spiccato accento teutonico, ha detto
“che è veramente insopportabile quello che
abbiamo visto. La repressione brutale contro
chi manifestava per un loro sacrosanto
diritto”. Impassibile il ministro degli Esteri
mano tesa dalla comunità internazionale
non saranno mantenuti a tempo indeterminato”.
Frattini ha dichiarato che “alcune
decine di persone hanno chiesto visti” per
lasciare l’Iran temendo ritorsioni. In consolato
sarebbero arrivati anche i feriti degli
scontri. “I visti richiesti sono una cinquantina
negli ultimi giorni. Abbiamo offerto assistenza
a chi ne aveva bisogno, ma nessuno
si trova al momento all’interno del consolato
o dell’ambasciata”, ha spiegato al Foglio
Maurizio Massari, portavoce della Farnesina.
I visti temporanei, che tecnicamente si
chiamano Vtl, saranno concessi agli oppositori
che temono ritorsioni oppure ai feriti
durante gli scontri di piazza.
Ieri è arrivato a Trieste anche Richard
Holbrooke l’inviato speciale americano per
l’Afpak, come viene chiamato in gergo il
dossier su Afghanistan e Pakistan. Chi fa
muro alla linea della non ingerenza nelle
russo, Sergei Lavrov, che fino all’ultimo ha
tentato di limare il documento ufficiale del
G8. “Esprimiamo tutti grande preoccupazione
per l’uso della forza, ma non se ne
parla di interferire in questioni interne che
riguardano le autorità iraniane”, ha spiegato
il rappresentante di Mosca.
A una domanda di Sky Tg24 sulla legittimità
del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad,
il ministro degli Esteri italiano,
Franco Frattini, ha ammesso che al momento
non si può dire chi abbia veramente
vinto le elezioni di due settimane fa. “Non
abbiamo gli strumenti per verificare se sono
state compiute irregolarità – ha spiegato
il presidente del G8 di Trieste – Vi sono
però elementi di fatto che attirano la nostra
attenzione: in alcuni distretti il numero di
voti espresso è superiore al numero di votanti”.
Invece sul nucleare rimane aperta la
speranza di un negoziato ma “il dialogo e la
Personaggi che sono al tempo stesso ritratti
psicologici e modelli di uno status
sociale tipici di un Sudafrica dall’identità
sfuggente, dove le uniche certezze
sono la spregiudicatezza negli affari e il
mai sopito odio razziale. E’ un quadro che
il quarantenne bianco in crisi esistenziale
Adam Napier, lasciato il lavoro e ogni bene
materiale, tenta di rimuovere andando
a vivere in un’isolata casetta di campagna
per dedicarsi all’improbabile ambizione
giovanile: scrivere poesie. Il senso di “calma
incolore” del suo rifugio, il tempo che
sembra inchiodato a un’eterna domenica
pomeriggio, l’apparente assenza dei fatti
che si svolgono nelle lontane città lo
sprofondamento in una depressione accidiosa.
Ma anche quel luogo non è esente
dal disagio generale del paese. Basta fare
un giro nel villaggio per accorgersi dell’acredine
degli abitanti e della pietosa situazione
in cui verte la limitrofa township.
Basta registrare l’opinione della gente sulla
nuova strada in costruzione, che porta
sviluppo ma anche prostituzione e criminalità,
in bilico tra aspettative di progresso
e nostalgie bucoliche.
Mentre l’ispirazione poetica di Adam
tace e il senso di fallimento sembra a un
punto di non ritorno, appare come un fantasma
Kenneth Canning, un vecchio compagno
di scuola, ex commerciante mezzo
alcolista che ha ereditato dal padre una
riserva di caccia nei dintorni. Il sogno del
feudatario antica maniera, un appezzamento
di terra selvaggia ai piedi di una
gola verdeggiante. Il luogo diventa la meta
preferita dei weekend di Adam, ma anche
il contesto meno prevedibile che svela
tutte le nefandezze del Sudafrica da cui
l’aveva tentato di fuggire. La riserva è oggetto
di una speculazione guidata dal trafficante
internazionale, che grazie alla
complicità dei nuovi politici neri intende
trasformarla in un lussuoso campo da
golf. Senza rendersene conto, Adam Napier
si trova immerso in un thriller dall’esito
quasi fatale. Diventa il corriere inconsapevole
dei soldi consegnati al sindaco
per ottenere i permessi di costruzione
e viene irretito dalla trappola erotica
di Bimba, la giovane moglie di Canning,
ex prostituta nera d’alto bordo. “Quando
è a letto con lei, il clamore della coscienza
si raccoglie in un calor bianco in cui
passato e futuro convergono”. Il realismo
di Damon Galgut, uno dei più interessanti
scrittori sudafricani contemporanei, è
ancorato alle dure verità del suo paese.
Ma coglie anche l’ambiguità del male nella
seduzione femminile e nella sete di potere
delle classi emergenti. Un vortice da
cui Adam scamperà all’ultimo tuffo.
LIBRI
Damon Galgut
L’IMPOSTORE
248 pp., Guanda, euro 16
questioni interne iraniane sono i ministri
degli Esteri afghano e pachistano, ospiti d’onore
della Conferenza a margine del G8.
“L’Iran è un fattore di stabilizzazione nella
regione. Non vogliamo interferire” spiega al
Foglio Rangin Dafdar Spanta facendo due
passi in piazza Unità d’Italia, nel centro di
Trieste. Durante gli anni d’esilio in Germania
era più movimentista, quando militava
fra le fila dei Verdi tedeschi. Baffetto grigio,
originario di Herat non si stanca di sottolineare
il buon lavoro dei soldati italiani, che
hanno il comando proprio nella sua città
natale. Al suo fianco il ministro degli Esteri
pachistano, Makhdoom Mahmood Qureshi,
ribadisce che le violenze in Iran sono
“una questione interna”. I pessimi rapporti
con l’Afghanistan “fanno parte del passato”
e dalla conferenza di Trieste salteranno fuori
accordi più incisivi nella lotta comune
contro il terrorismo e il traffico di droga.

video
26 giugno 2009 | SkyTG24 | reportage
Il G8 a Trieste e la crisi iraniana
Cosa succederà in Iran? Gli oppositori verranno messi a tacere dalla repressione, ma la crisi lascerà il segno.

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