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Intervista
29 giugno 2009 - Il Fatto - Iran - Il Giornale
"Il dialogo sul nucleare non si deve fermare"
«Nuovinegoziati sul nucleare
sono possibili. Noi siamo
pronti,mai governi occidentali
vogliono vedere come si stabilizzerà
la situazione in Iran».
Javier Solana, il rappresentante
della politica Estera dell’Unione
europea. Solana, è
l’uomo chiave dell’Europa nelle
trattative per ora congelate
sul nucleare iraniano, dei cinquemembridel
Consiglio di sicurezzadell’Onu
piùlaGermania.
ACorfù siriunirannooggi i
ministri degli Esteri dell’Ue,
che parleranno della crisi iraniana.
Sul tavolo ci sarà anche
la spinosa questione delle richieste
di visti da parte degli
oppositorichevoglionolasciare
il Paese. In questa intervista
al Giornale Solana, parla a tutto
campo: dal delicato dossier
iraniano all’incubo nucleare
della Corea del Nord, passando
per le trattative con i talebani
afghani.
Nonpensa che l’Europa avrebbe
dovuto fare di più relativamente
alla crisi in Iran?
«Penso che l’Europa abbia
fattomoltocondannandoquello
che andava condannato
(l’uso della forza contro i manifestantichecontestanol’elezione
di Mahmoud Ahmadinejad,
nda). Abbiamo cercato di dare
ilnostrosupporto,manonpossiamo
fare molto di più. Ora
dobbiamo monitorare come si
svilupperà la situazione».
El’idea di «aprire» leambasciateeuropeeagli
iranianichetemono
la repressione?
«Gli ambasciatori, che abbiamo
consultato e le sedi diplomatiche
a Teheran stanno operando
in maniera trasparente,
ma non possiamo organizzare
una cosa del genere in pochi
giorni a livello comunitario. Se
ci sono dei casi di richiesta di
vistipertimoredella repressione
la decisione politica spetta
ai singoli Stati».
Il G8 di Trieste ha dichiarato
che la mano tesa nei confronti
dell’Iran sul dossier nucleare,
non sarà per sempre. C’è una
data finale per le trattative?
«Neppure prima del G8 abbiamomaidettocheil
negoziato
andrà avanti senza limiti di
tempo. La trattativa serve a fermare
l’arricchimento dell’uranio
prima che si arrivi alla possibilità
di fabbricare un’arma
atomica. E l’obiettivo è ottenere
un risultato per non giungereaquestopunto.
Adapriledovevamo
fare il punto della situazione,
ma gli iraniani hannodetto
di volerrimandare tutto
a dopo le elezioni. In questo
momento è molto difficile dire
qualesarà il futurodel negoziato,
mapensochebisognaancora
usare gli strumenti politici e
della diplomazia, anche nelle
circostanzedifficili,comequelle
vissute oggi dall’Iran».
Passiamo a un’altra crisi nucleare:
la Corea del nord. Quale
sarà la reazione dellacomunità
internazionale se il regime
di Pyongyang lancerà un
altro missile a lunga gittata,
come si teme?
«I nord-coreani hanno interrotto
i negoziati e il Consiglio
di sicurezza ha approvato all’unanimità
una risoluzione
che dobbiamo far rispettare
con tenacia. La risoluzione obbliga
i paesi membri delle Nazioni
Unite a fermare e controllare
qualsiasi cargo sospettato
di trasportare materiale utilizzato
per progetti missilistici o
nucleari. Bisognerà vedere finoachepuntoPyongyangvuole
arrivare prima di rendersi
conto in quale posizione senza
senso si è cacciata. Stiamo parlando
di un paese che spende
unafortunaper losviluppo nucleare
bellico mentre la sua
gente muore di fame».
Infine l’Afghanistan: c’è bisogno
di più truppe?
«Non penso. Piuttosto abbiamo
bisogno di addestrare più
soldati e poliziotti afghani.
L’Italia ha fatto molto bene a
prendere la decisione di incrementare
il suo coinvolgimento
in questo campo. Lo stesso
stanno facendo la Francia e la
Spagna. L’arrivo di più carabinieri
o guardie civil o gendarmi
servirà ad aumentare e migliorare
le capacità della polizia
locale.
È favorevole al dialogo con i
talebani?
«Sì, ma bisogna essere molto
chiari su che cosa questo significa.
Lagalassiatalebanaècompostada
diversi realtà, si va dagli
affiliati diAlQaidaaagiovani
frustrati perché non trovano
lavoro e patiscono la fame. Per
questo penso che parte dei cosiddettitalebani
siarecuperabile.
Con questa gente è possibile
aprire un dialogo, che non
deve venir intrapreso dalla comunità
internazionale,madalle
autorità afghane. Credo che
siano molti (gli insorti) non legati
ad Al Qaida, e pronti ad accettare
di venir integrati nella
società afghana regolata della
Costituzione, ai quali si possonooffrire
garanzie di incolumità
».

video
26 giugno 2009 | SkyTG24 | reportage
Il G8 a Trieste e la crisi iraniana
Cosa succederà in Iran? Gli oppositori verranno messi a tacere dalla repressione, ma la crisi lascerà il segno.

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