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Articolo
15 luglio 2009 - Il Fatto - Afghanistan - Il Giornale
Le sue ultime parole: "La guerra? Sporco lavoro ma qualcuno deve farla"
«La guerra è uno sporco lavoro,
ma qualcuno dovrà pur farla»
ha scritto Alessandro Di Lisio su
Facebook prima di morire in Afghanistan.
Non mancherà chi utilizzerà
questa frase per la solita
propaganda spicciola contro le
missioni militari sui fronti più caldi.
Invecesonoleparolevereecrudediunsoldato,
il caporalmaggiore
Di Lisio, che non si è mai tirato
indietro.Unparà tutto d’un pezzo,
nato a Campobasso. Un ragazzo
che ha sacrificato la sua vita per
quello in cui credeva. «Mentre altri
alla sua età si fanno prendere da
milledistrazioni,Alessandrohaaffrontato
una missione in cui sapeva
che rischiava la vita. Era un ragazzo
convinto, che faceva onore
ai suoi 25 anni», racconta il colonnello
Vittorio Stella. Comandante
dell’8˚ reggimentoguastatoriparacadutistidiLegnago,
l’unitàdelparà
caduto in terra afghana.
DiLisio siera fatto tatuaresul braccio
sinistro un cane dalla faccia
simpatica con il basco da paracadutista.
Amava la gloriosa divisioneFolgore,
chedaElAlameina Farah
si è coperta di gloria. E aveva
un allevamento di cani. «Non era
solo un mio commilitone, ma un
compagnopertutta la vita» ricorda
il caporalmaggiore scelto Nicola
Iasci. A Nassirya, nell’inferno iracheno,
erano stati fianco a fianco.
«Ha scelto lui ilmiobulldog cheho
chiamato Tyson – racconta l’amico
–. Voleva rimanere per sempre
nell’esercito e non si tirava mai indietro
».Idueguastatorisisonolanciati
assieme con il paracadute
«quando la tensione si taglia con il
coltello. E se Alessandro non era a
bordo si arrabbiava».
Sembra che pure il padre fosse un
paracadutista, ma ora è distrutto
dal dolore. «Non posso crederci,
non è vero, forse è uno scherzo?»
avrebbe detto quando ha ricevuto
la terribile notizia. Suo figlio era
unragazzonealtoerobusto,capelli
neri e corti tagliati all’americana.
«Stava con Mariangela da due anni
e mezzo», raccontano i commilitoni.
Su Facebook ha scritto «troppo
di destra», come orientamento politico.
La 22ª compagnia guastatori,
di cui faceva parte, si chiama
“Angeli neri”, ma Alessandro non
era un invasato e tantomeno un
estremista o un fanatico. Piuttosto
un ragazzo schietto e coraggioso.
«Non è andato in Afghanistan per
motivi meramente economici. La
sua era una scelta di vita. Per noi
era un esempio nei momenti belli
e anche in quelli brutti», ricorda
l’amicoIasci.Iduegiocavanoacalcettoassiemeedelcommilitonericorda
un particolare: «Il timbro di
voce:prima ancora di vederlo arrivare
lo sentivi».
A casa ha lasciato la famiglia che
vive a Peschiatura di Oratino, in
provincia di Campobasso. Il padre
Nunzio, lamadreAddoloratae
le sorelle Maria e Valentina, che
piangono il giovane parà caduto
in Afghanistan. Secondo il sindacodelpiccolocentro,
OrlandoIannotti,
«Alessandro era un ragazzo
solare, comunicativo e affidabile».
Sullarete il guastatoredella Folgoreè
giàun«eroe». «Portare lapacea
volte comporta rinunce importanti
e Alessandro ha rinunciato alla
propriavita...cosadire...onoreall'
uomo, onore al soldato, ciao Alessandro
anche se non ti conosco!!!!
», scrive un navigatore. Altri
pensano all’angoscia dei parenti:
«Quando ho sentito la notizia alla
tvdellamortediunmilitarehoavuto
i brividi... mio marito caro Ale è
un tuo collega, capisco cosa vuol
dire», scrive Mariangela.
IlcaporalmaggioreDiLisioerastato
in missione in Irak nel 2005 e
questa volta è partito con una cinquantina
di militari del genio guastatori.
In Afghanistan era arrivato
ad aprile. Per i suoi 38 amici su Facebook
aveva scritto: «Mancano
soltanto tre mesi di guerra... solo
tre mesi».
www.faustobiloslavo.com

video
28 agosto 2008 | Studio Aperto | reportage
Afghanistan: italiani in guerra
Studio aperto, Tg1 e Tg2 hanno lanciato il nostro servizio esclusivo di Panorama sui soldati in guerra in Afghanistan. Le immagini che vedete non sono state girate da me o da Maki Galimberti che mi accompagnava come fotografo, come dicono nel servizio, bensì dagli stessi soldati italiani durate la battaglia di Bala Murghab.
Di seguito pubblico il testo che ho ricevuto dai coraggiosi cineoperatori con l'elmetto: "Nei giorni dell’assedio di Bala Murghab il 5,6,7 e 8 agosto, con i fucilieri della Brigata Friuli erano presenti anche quattro militari Toni T. , Francesco S. , Giuseppe N. , Giuseppe C. , tutti provenienti dal 28° Reggimento “Pavia” di istanza Pesaro. È stato proprio il C.le Mag.Sc. Francesco S. a girare le immagini che vedete con una telecamera di fortuna, in condizioni difficili e con grande rischio personale.Infatti tra i compiti assolti dal 28° Reggimento di Pesaro c’è proprio la raccolta di informazioni e documentazioni video sulle operazioni di prima linea".

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15 novembre 2001 | La vita in diretta - RaiUno | reportage
In Afghanistan si ritorna a vivere
In Afghanistan si ritorna a vivere

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12 aprile 2010 | Porta a porta | reportage
Duello senza peli sulla lingua con Strada
Gioco sporco e tinto di giallo sulla sorte dei tre volontari italiani di Emergency in manette con l’accusa di essere coinvolti in un complotto talebano per uccidere il governatore della provincia afghana di Helmand. Opsiti di punta: il ministro degli Esteri Franco Frattini , Piero Fassino del Pd e Gino Strada, fondatore di Emergency

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[altri video]
radio

12 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ "Noi voteremo per Karzai"
“Noi voteremo per Karzai” assicura Nazir Ahmad, un capo villaggio amico degli italiani, riferendosi alle presidenziali del 20 agosto e al favorito Hamid Karzai capo dello stato in carica. Il tenente Francesco Vastante della 4° compagnia Falchi è seduto per terra a bere il tè con Nazir nella valle di Kohe Zor. Una vallata tranquilla dove l’Italia ha finanziato 15 pozzi per l’acqua. In cambio gli afghani non vogliono saperne dei talebani. “Almeno in questa valle stiamo vincendo la sfida” sottolinea il tenente Vastante. L’area è quella di Shindad dove sono previsti una cinquantina di seggi per il voto presidenziale e provinciale, che apriranno quasi tutti. Anche nella famigerata valle di Zirko, santuario degli insorti e dei signori della droga, secondo le promesse dei capi clan locali. Gli italiani hanno donato ingenti quantità di bulbi di zafferano per convincere i contadini della valle a convertire le piantagioni di oppio. Per le elezioni le autorità afghane stanno reclutando anche personale femminile necessario alle perquisizione delle donne in burqa che verranno a votare. Talvolta, sotto i burqa, si sono nascosti dei terroristi suicidi. Il 3 luglio un kamikaze si è fatto saltare in aria, con un pulmino, al passaggio di un blindato della compagnia Falchi. I parà a bordo del mezzo, che si è capovolto, sono rimasti miracolosamente illesi. Non dimenticheranno mai l’attentatore vestito di bianco, la vampata giallognola dell’esplosione ed il fumo nero che li ha avvolti. Fausto Biloslavo da Shouz, Afghanistan occidentale per Radio 24 Il Sole 24 ore

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07 novembre 2009 | SBS Radio Italian Language Programme | intervento
Afghanistan
Cosa fare dopo la caotica elezione di Karzai?
Un dibattito a più voci con toni talvolta vivaci sui crimini di guerra in Afghanistan e la giustizia internazionale.

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13 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ La "tregua" di Bala Murghab
La vallata di Bala Murghab, nella provincia di Badghis, è il fronte nord dei soldati italiani schierati nell’Afghanistan occidentale. Da fine maggio i parà della Folgore hanno sostenuto 15 scontri costati una dozzina di feriti. I talebani uccisi sono diverse decine. Le storie di guerra dei parà del 183° reggimento Nembo si sprecano: ad Eduardo Donnantuono un proiettile di kalashnikov ha centrato l’elmetto. Quando è uscito dal blindato il suo volto era una maschera di sangue, ma la pallottola gli ha fatto solo un graffio sulla testa. Pochi millimetri più in là e sarebbe morto. Ad Alessandro Iosca, un parà romano di 23 anni, un proiettile ha bucato il braccio. Si è rimesso in sesto è tornato in prima linea a Bala Murghab con la sua unità. Dopo due mesi e mezzo di aspri combattimenti gli anziani dei villaggi hanno convinto il governo afghano ed i talebani a concordare la “nafaq.”. Una specie di tregua in vista delle elezioni. L’esercito afghano si è ritirato ed i talebani hanno smesso di attaccare gli italiani. Il comandante dei parà di Bala Murghab, colonnello Marco Tuzzolino, però, preferisce parlare di “pausa operativa”. Sul voto per le presidenziali e provinciali del 20 agosto, Nimatullah, capo villaggio vicino agli insorti, con il barbone nero come la pece, assicura che dei 33 seggi previsti almeno 27 apriranno regolarmente. Quasi tutti nelle zone controllate dai talebani. Fausto Biloslavo Afghanistan occidentale per Radio 24 Il Sole 24 ore

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10 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani/ Base Tobruk
Visori notturni e musica a palla nei blindati Lince del convoglio diretto a base Tobruk, nella famigerata provincia di Farah. Il fortino più avanzato sul fronte sud dello schieramento italiano nell’Afghanistan occidentale. Il pericolo, anche di notte, sono le trappole esplosive piazzate lungo le poche strade asfaltate. Un piatto di pressione che attiva l’ordigno al passaggio del blindato o un radiocomando, anche un semplice telefonino, e salti in aria. I ragazzi della 6° compagnia Grifi confidano in San Michele, protettore dei paracadutisti e negli inibitori di segnale montati sui blindati. A dieci giorni dalle cruciali elezioni presidenziali del 20 agosto l’avamposto Tobruk è in prima linea per garantire la sicurezza del voto in una delle aree più pericolose dell’Afghansitan. Bala Baluk e Shewan, a pochi chilometri di distanza sono roccaforti dei talebani e dei combattenti stranieri della guerra santa internazionale. I seggi elettorali in quest’area dovrebbero essere un a trentina, ma non è ancora chiaro quanti saranno effettivamente aperti il giorno delle elezioni. “Verranno sicuramente ridotti per motivi di sicurezza – conferma il capitano Gianluca Simonelli comandante di base Tobruk – ma ci stiamo organizzando con l’esercito afghano e la polizia per garantire il diritto di voto anche nelle zone più calde. I talebani non la faranno da padroni”. Fausto Biloslavo da base Tobruk, Afghanistan occidentale

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18 agosto 2009 | Radio24 | reportage
Afghanistan
Al fronte con gli italiani / Scontro a Farah
Questa mattina dalle 9.48, ora afghana, i Leoni del primo reggimento bersaglieri sono stati attaccati ad una decina di chilometri a nord di Farah, con armi controcarro e fucili mitragliatori. I fanti piumati erano partiti dalla base El Alamein nel capoluogol della turbolenta provincia sotto controllo del nostro contingente nell’Afghanistan occidentale. I cingolati d’attacco Dardo, armati di cannoncino da 25 millimetri, hanno risposto al fuoco. Sono stati impegnati anche i mortai da 60 millimetri in una battaglia che è durata fino alle 11.50. Fra gli italianii non si registrano feriti o seri danni ai mezzi. La richiesta di intervento era giunta dal governatore di Farah che aveva segnalato la presenza dei talebani pronti ad ostacolare le elezioni presidenziali del 20 agosto. La battaglia per il voto in Afghanistan è appena iniziata.

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