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Articolo
19 aprile 2010 - Il Fatto - Afghanistan - Il Giornale
Così la Farneisina ha vinto la sua battaglia
«Agli afghani abbiamo
concesso il beneficio del dubbio,
non ci siamo comportati
da potenza coloniale ordinando
di rilasciare subito i
nostri connazionali. Questo
è stato l'approccio vincente»
spiega una fonte diplomatica.

La svolta, nel caso Emergency,
non deriva solo da tatto e prudenza.
Per indorare la
pillola della liberazione dei
tre di Emergency, l’Italia ha
rassicurato Kabul sui nostri
impegni, come i 1000 soldati
che arriveranno in estate,ma
non solo. Partirà questa settimana
«una missione della Cooperazione italiana per rafforzare
il nostro intervento all’ospedale civile di Herat
»,come ha
annunciato ieri Frattini
a Palazzo Chigi parlando
del rientro in patria dei tre di
Emergency. Guarda caso,
Rangin Dadfar Spanta, Consigliere
della sicurezza nazionale
del presidente afghano,
Hamid Karzai,è di Herat. Proprio
lui punta i piedi contro
gli occidentali accusandoli di
fare quello che vogliono in Afghanistan.
Forse è un retaggio
della sua militanza nei
Verdi tedeschi, quando era
in esilio in Germania durante
l'invasione sovietica del suo
Paese. Assieme ad Amurallah
Saleh, il capo dell’Nds, i
servizi afghani, era restio a
mollare gli italiani.

Saleh ha subito le pressioni
del vicepresidente afghano,
Mohammed Fahim, ex signore della guerra nato,
come Saleh,
nella valle tajika del Pansjsher.
Anche la nostra intelligence
ha lavorato ai fianchi il
capo dei servizi afghani.
Nel Consiglio di sicurezza a
Kabul, dal quale dipendeva
la soluzione della vicenda,
siede anche il ministro degli
Interni, Mohammad Hanif
Atmar, amico dell'Italia, che
attraverso i carabinieri addestra
i poliziotti afghani antiterrorismo.

Un osso un po'
più duro è Abdul Rahim Wardak,
ministro della Difesa, fedelissimo
degli americani.
I nostri alleati d’oltreoceano
e gli inglesi l'avevano giurata
ad Emergency, che da
sempre spara cannonate verbali contro la guerra della Nato
in Afghanistan. L'inviato
speciale della Farnesina,
Massimo Attilio Iannucci, prima di incontrare Karzai ha visto
proprio i rappresentanti
inglesi e americani a Kabul.

«Difficile che l’ospedale riapra,
a breve, con Emergency.
Potrebbe passare alla Croce
rossa internazionale o a Medici
senza frontiere» spiega
una fonte de Il Giornale. Organizzazioni
umanitarie che
fanno del bene sottovoce,
senza cercare guai. Doveva
succedere lo stesso dopo la
tragica gestione del sequestro
del giornalista di Repubblica,
Daniele Mastrogiacomo,
ma poi i ragazzi ribelli di
Gino Strada sono tornati.

Tamponati tutti i fronti non
restava che convincere Karzai.
Fin dai tempi del caso Mastrogiacomo,
il governo Prodi,
aveva promesso di costruire
una strada, in cambio del
fatto che il presidente afghano
aveva salvato la pelle al
giornalista liberando cinque
talebani. Karzai ci teneva
molto, perché collegava Kabul a Bamyan,
l'enclave Hazara,
che vota per lui. Il progetto
costa 70 milioni di euro, ma
dalla parte di Bamyan la strada non procede.
Non è escluso che adesso verranno mantenute
le promesse da marinaio
dell’allora ministro degli
Esteri, Massimo D'Alema.

L’inviato speciale Iannucci,
l’ambasciatore a Kabul,
Claudio Glaentzer, e l’esperto
legale della Farnesina, Rosario Aitala,
hanno fatto un lavoro
di cesello diplomatico
sulla tempistica della crisi. In
una settimana sono riusciti a
liberare gli italiani. A tre giorni
dall’arresto il presidente
del Consiglio, Silvio Berlusconi,
scriveva la lettera a Karzai,
con tutte le richieste e le garanzie
del caso. Frattini faceva lo stesso con il ministro degli Esteri afghano Zalmay Rassoul.
Fra giovedì e venerdì gli
italiani sono arrivati dall’inferno di Helmand a Kabul.
Aitala,
che è un magistrato,
spaccava il capello in quattro
sul fronte legale, dato che
l'Italia ha speso una fortuna
per ricostruire il sistema giudiziario
afghano. «Dopo 7
giorni l'accusa non era formalizzata
e non essendoci elementi
sufficienti per formularla
è stata chiesta la liberazione
» ha dichiarato Frattini.

Il ministro ha assicurato a
Karzai che nel caso ci sia ancora
qualcosa di poco chiaro
«sarà la magistratura italiana
a procedere».

L’abilità diplomatica italiana
ha saltato tutti gli ostacoli
giungendo ad un lieto fine,
con un solo punto di domanda.
Sentiremo mai l'intercettazione,
di cui il governo italiano
è al corrente, che chiamerebbe
pesantemente in
causa uno dei liberati, il chirurgo
Marco Garatti? O nella
torbida aria afghana resterà
sempre il dubbio su comesiano
arrivate quelle armi nell’ospedale
di Emergency?

www.faustobiloslavo.eu
[continua]

video
12 aprile 2010 | Porta a porta | reportage
Duello senza peli sulla lingua con Strada
Gioco sporco e tinto di giallo sulla sorte dei tre volontari italiani di Emergency in manette con l’accusa di essere coinvolti in un complotto talebano per uccidere il governatore della provincia afghana di Helmand. Opsiti di punta: il ministro degli Esteri Franco Frattini , Piero Fassino del Pd e Gino Strada, fondatore di Emergency

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16 aprile 2010 | SkyTG24 | reportage
Luci e ombre su Emergency in prima linea
Per la prima volta collegamento in diretta dal mio studio a Trieste. Gli altri ospiti sono: Luca Caracciolo di Limes, il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica e l'ex generale Mauro Del Vecchio. In collegamento Maso Notarianni, direttore di Peacereporter

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13 aprile 2010 | RaiNews24 | reportage
Rassegna stampa del mattino
Emergency in manette in Afghanistan

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[altri video]
radio

19 aprile 2010 | SBS Australia | intervento
Afghanistan
Liberati i tre operatori di Emergency
Svolta nella ultime ore dopo una settimana di passione.

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12 aprile 2010 | Radio 24 | intervento
Afghanistan
Giallo sulla confessione di Emergency
Gioco sporco e tinto di giallo sula sorte dei tre volontari italiani di Emergency in manette con l’accusa di essere coinvolti in un complotto talebano per uccidere il governatore della provincia afghana di Helmand.

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16 aprile 2010 | SBS Australia | intervento
Afghanistan
I tre di Emergency trasefriti nella capitale afghana
Trasferiti a Kabul i tre medici di Emergency. Sembrava che la soluzione fosse ancora lontana.

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13 aprile 2010 | Radio Città Futura | intervento
Afghanistan
La sorte dei tre italiani di Emergency in manette
Gli uomini dei servizi afghani puntano il dito contro il chirurgo Marco Garatti e Matteo D’Aira, il capo infermiere, mentre il giovane Matteo Pagani non sarebbe coinvolto e potrebbe venir ben presto scagionato.

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12 aprile 2010 | Rai Radio3 | intervento
Afghanistan
Smentito il Times
Il portavoce del governatore di Helmand, contattato telefonicamente da Il Giornale, ha smentito i virgoletatti del Times. “Non ho mai accusato gli italiani di Emergency di essere in combutta con al Qaida – ha ribadito – Ho solo detto sabato (come riportato da Il Giornale) che Marco (il chirurgo dell’ong fermato nda) stava collaborando e rispondendo alle domande”. IN STUDIO CECILIA STRADA PRESIDENTE DI EMERGENCY.

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